Il Messaggero, 24 agosto 2024
Jannik dovrà imparare a convivere con il sospetto
Il ragazzo Jannik, con il suo ciuffo di capelli rossi e scompigliati che fanno simpatia, ha un suo mondo d’amore: ha una fidanzata nuova e vive una stagione da mano nella mano; ha una famiglia protettiva che non opprime; ha “amici da sempre”; ha un gruppo di professionisti che lavorano con lui e per lui: chi lo allena, chi lo consiglia, chi lo prepara, chi lo nutre, chi gli cura l’immagine, chi il conto in banca, chi la fatturazione più Iva (si paga a Montecarlo?), chi gli organizza i viaggi eccetera eccetera. Ha pure un esercito di “Carota Boys” che lo sostiene di tifo, ne imita le mosse, lo riempie di cuoricini e di like.Il campione Sinner, invece è solo in cima al suo mondo, che è il mondo del tennis. È il numero uno al momento e deve cavarsela da solo. Diceva qualcuno che la gente ti perdona tutto tranne che il successo; più nello spirito del tempo che viviamo è la riscrittura di un antico modo di dire: l’occasione, oggi, fa l’uomo (o la donna: qui la gender equality è una realtà verificata) hater.Jannik, quando era una giovane promessa che forse avrebbe rinverdito le glorie del bel tennis che fu, quelle di Pietrangeli (che un po’ mugugna se gli dicono che mostra qualche lato “rosicone") e di Panatta (che invece allegramente dice che s’è tolto un peso dallo stomaco: quello di venire sempre tirato in ballo come “il migliore che non c’è più"), non faceva notizia per l’indirizzo di casa: fosse nelle valli dell’Alto Adige, sul lungomare di Bordighera o in un grattacielo monegasco a prova di fisco, non interessava nessuno; la fidanzata? Boh, pure se aveva una buona dose di followers: ma questa nuova! Pensate che la tennista Kalinskaya (è lei: la ex di Kyrgios, il tennista talentuoso, il bad boy dal grande avvenire alle spalle, che magari ha il dente e il dito avvelenati e chissà che non ci sia anche questo sotto il livore dei suoi post) gli ha fatto prendere freddo perché andato in tribuna serale nell’acquerugiola di Wimbledon e poi lo ha pure portato in vacanza e non alle Olimpiadi.E ora questa faccenda del meno di miliardesimo di grammo di sostanza proibita, un doping da insetto se fosse doping, e invece è pura sbadataggine, che gli incauti hanno pagato con l’allontanamento dallo staff, ma che Jannik pagherà con una nuvola che lo seguirà per sempre: l’ombra del sospetto, il darsi di gomito sugli spalti (ma il pubblico sano ha capito), lo spingere sul tasto del device, il mainstream oltre le Alpi che allude già, sia uno scandalistico tabloid o perfino uno di quei citatissimi opinionisti anglosassoni, distaccati e sussiegosi, i fatti separati dalle opinioni ma non dalle allusioniEcco con cosa dovrà confrontarsi d’ora in poi Jannik: i colpi scintillanti di classe di Alcaraz, quelli pieni di fame e di voglia di Djokovic, gli esuli russi in Costa Azzurra come i granduchi dopo la Rivoluzione d’ottobre, le stelle nascenti e cadenti sull’erba, la terra o il cemento, saranno assai meno pericolosi e certamente meno subdoli di quelli che verrano da fuori le strisce bianche.È qui, dove è il mondo e non la bolla, che Sinner dovrà misurarsi, con se stesso e con gli altri. È un role model che, per definizione, è un unico e solitario. È qui che lo aspettano in quello sport che ha miliardi di praticanti: il tiro al bersaglio numero 1, che, per definizione, è soltanto uno. Sul campo vogliono batterlo, come è giusto; fuori vogliono abbatterlo. E il grimaldello è fatto, a turno, di tasse, di anca, di ragazza, di tonsille. Un miliardesimo di grammo, un granello di pulviscolo, diventa un ciclone tropicale. Un massaggio a mani nude e pomata filtrante («ma quando mai mi hanno massaggiato con i guanti?» ha detto un campione d’altri tempi, Andy Roddick) diventa il peccato originale.Attento, ragazzo Jannik: ora che sei il campione Sinner il rovescio della medaglia olimpica (che magari un giorno vincerai: Djokovic l’ha fatto, commosso, a 37 anni), il cui dritto è l’adulazione, è, leggiamo dal dizionario dei sinonimi e contrari, il biasimo, la diffamazione, il disprezzo, lo spregio. Tutti sentimenti che navigano sotto tastiera e sotto coperta di un account. Niente sarà più come prima, come si dice.