il Giornale, 24 agosto 2024
I talebani vietano la voce delle donne
A tre anni dal ritorno al potere dei talebani le donne afghane devono rassegnarsi a perdere non solo i diritti, ma anche la voce. In base ad una legge promulgata dall’emirato la voce femminile va considerata «intima» e non deve quindi venir usata per cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico. Il provvedimento rientra nelle nuove normative varate per «combattere il vizio e promuovere la virtù» sottoscritte da Mawlawi Hibatullah Akhundzada, Guida Suprema dell’Emirato islamico dell’Afghanistan.
Le normative sono raccolte in un documento di 114 pagine e 35 articoli che regola vari aspetti della vita quotidiana come i trasporti pubblici, la musica e le celebrazioni pubbliche. L’articolo 13 definisce con solerzia tutta talebana le regole a cui il sesso femminile deve attenersi in pubblico e in privato. Ma la vera novità – anche rispetto alla rigida segregazione femminile imposta durante il primo emirato del Mullah Omar (1996 – 2001) – riguarda l’utilizzo della voce femminile. L’ulteriore irrigidimento è presto spiegato. Nel ventennio in cui i talebani sono stati tenuti lontani dal potere le donne hanno imparato a recitare, cantare, parlare in pubblico e persino a confrontarsi in Parlamento. Quella rivoluzione culturale ha seriamente compromesso la tradizione che – ben prima dei talebani- vedeva le donne mute, emarginate e segregate. Per imporre un ritorno al passato i talebani devono inevitabilmente togliere al sesso femminile ogni capacità espressiva e comunicativa. Da questo punto di vista la forzata sordina alla voce o al canto femminile diventa più importante ed urgente delle regole che impongono di coprire il corpo e nascondere il volto.
L’asserita «intimità» della voce femminile è lo strumento per impedire a qualsiasi donna di assumere posizioni pubbliche o esibirsi nel campo dell’arte o dell’educazione. La nuova norma rende di fatto impossibile un ritorno delle donne alla politica, all’arte o all’insegnamento. La restituzione delle donne allo «status» di silenziosi e invisibili fantasmi è completato
dal divieto d’indossare vestiti sottili, stretti o corti e di posare lo sguardo su uomini che non siano mariti o parenti stretti. A tutte le donne è inoltre imposto di coprirsi davanti a maschi e femmine non musulmani per non venir «corrotte». Ma il ritorno alle rigide regole del primo emirato è definito anche dall’articolo 17 che vietando la pubblicazione di immagini di esseri viventi segna la fine di qualsiasi attività informativa. L’articolo 19 vieta invece la riproduzione di musica, il trasporto di viaggiatrici sole e – come già l’articolo 13 – la mescolanza di uomini e donne non imparentati tra loro. A vigilare sulle norme è chiamato il «Ministero per la promozione della virtù e l’eliminazione del vizio» reinsediato dai talebani nel settembre 2021 subito dopo il ritorno al potere. Secondo il sito del ministero la promozione della virtù include la preghiera e il rigoroso allineamento ai precetti islamici. «Inshallah vi assicuriamo – dichiara il portavoce del ministero – che la legge islamica sarà di grande aiuto nella promozione della virtù e nell’eliminazione del vizio».