Corriere della Sera, 24 agosto 2024
Recuperata l’ultima vittima dal veliero naufragato
Porticello (Palermo) - Esplode sul molo di Porticello un applauso liberatorio quando a mezzogiorno i sommozzatori dei vigili del fuoco fanno il loro ultimo viaggio e tirano su il sacco verde con il corpo di Hannah. La ragazza di 18 anni che non si riusciva a individuare all’interno del relitto di quel lussuoso yacht rovesciato su una fiancata a 50 metri di profondità.
Trovata, finalmente. Portata via in ambulanza, direzione Palermo. Verso una cella frigorifero del cimitero dei Rotoli dove viene affiancata alla salma del padre, Mike Lynch, il facoltoso imprenditore che aveva organizzato una favolosa crociera insieme con la moglie Angela Bacares, 57 anni, due meno di lui. Sopravvissuta al naufragio di lunedì, salva per miracolo come altri 14, fra passeggeri ed equipaggio. Adesso, straziata e commossa dalla solidarietà, è pronta a ringraziare autorità, sub, pescatori, semplici cittadini che portano regali ai superstiti ospitati nel vicino hotel Domina.
Sul molo sovrastato dalla Madonna dell’Uva, si applaude e si prega mentre si smontano le tende, gli infermieri raccolgono barelle nelle ambulanze, ripartono i mezzi dei sommozzatori in un via vai di tecnici, militari, medici che per quattro giorni si sono ritrovati al chiosco di Francesco o al bar ristorante Panfilo. Un caffè, una granita, c’è chi si scambia i numeri. Sembra la fine di un set, come succedeva quando qui a due passi si girava la fiction di Agrodolce o come qualche settimana fa per le scene di un film su Francesca Morvillo e Giovanni Falcone con Simona Izzo e Ricky Tognazzi in regia.
Stavolta il film, lancinante per chi piange i suoi morti, non è finito. Anche se la nota ufficiale dichiarava chiuse le operazioni alle 13.30 di ieri. Il molo si svuota, ma sanno tutti che, entro due mesi, le banchine dei pescatori potrebbero di nuovo essere occupate da uno squadrone impegnato nel recupero di questo gigante affondato in rada, oltre la diga del porticciolo.
D’altronde, hanno lavorato qui alcuni sub già impegnati all’isola del Giglio nel recupero della Concordia. Si pensa a un replay, in dimensioni inferiori, ma con costi che si aggirerebbero intorno ai 15 milioni. La cifra presunta echeggia fra le compagnie altamente specializzate. Perché si tratta di avere navi appoggio, piattaforme galleggianti, potenti gru e almeno 40 uomini da impegnare per settimane.
Sono stati 40 anche gli specialisti sommozzatori, giunti da diverse regioni. Con turni continui. Un dispositivo di soccorso all’interno del quale hanno avuto un ruolo fondamentale gli undici speleo-sub e gli otto abilitati alle immersioni in alto fondale. La contabilità ufficiale indica un totale di 4.370 minuti di lavoro per 123 immersioni.
E questo per poter dare sepoltura alle vittime: Jonathan Bloomer, il presidente della Morgan Stanley international, e la moglie Anne Elizabeth, il legale Chris Morvillo e la moglie Nada, oltre Mike Lynch e la figlia Hannah, recuperati come il cuoco Recaldo Thomas, trovato per primo lunedì mattina. Ma la sepoltura avverrà dopo le autopsie, che partiranno questa mattina, alle quali si procederà con i primi obbligati avvisi di garanzia, mentre avanza il fronte di esperti dubbiosi sulle manovre dell’equipaggio.
Interrogativi che dividono i superstiti circondati all’Hotel Domina Zagarella da un cordone di agenti privati e da una squadra di poliziotti britannici. Un clima inquieto che porta tutti a evitare dichiarazioni. Fatta eccezione per quel «grazie» che la famiglia Lynch, quindi Angela Bacares, ha voluto fare arrivare a quanti sono stati vicini, ma attraverso un portavoce che ha parlato a Londra con la Bbc: «Siamo devastati, sotto choc, confortati e sostenuti dai nostri familiari e amici. Il pensiero è rivolto a tutte le persone colpite dalla tragedia. Chiediamo adesso che la nostra privacy sia rispettata in questo momento di incredibile dolore».
Un cordone che resiste anche per chi si presenta nell’albergo di Santa Flavia con doni per i superstiti e bamboline per la piccola Sophia salvata quella notte dalla mamma. Tutto in portineria.
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di Paola De Carolis:
Diciotto anni e mille sogni nel cuore: Hannah Lynch aveva raggiunto i genitori a bordo del loro veliero per festeggiare, oltre alla fine dei guai legali del padre Mike, i voti ottenuti alla maturità. Come milioni di coetanei, aveva appreso il 15 agosto l’esito degli A Levels. L’ottima prestazione le aveva permesso di confermare il posto all’università di Oxford, dove era stata presa per studiare lettere. Avrebbe cominciato il corso di laurea a ottobre.
Impossibile immaginare il dolore della madre Angela e la sorella Esme, 21 anni, che con un comunicato parlano di «lutto indefinibile» e chiedono il rispetto della privacy, mentre gli amici raccontano commossi di una ragazza speciale, piena di entusiasmo, di gioia, di simpatia. «Quando penso a lei – ha sottolineato Gracie Lea, sua compagna di scuola – penso alla poesia, alla luce del sole, ai suoi bellissimi occhi. Era facile volerle bene: era sincera, determinata, ferocemente intelligente, generosa, gentile. La ricorderò sempre sorridente». Per Katya Lewis «è l’amica più speciale che si possa desiderare». Usa il presente: come è possibile, d’altronde, capacitarsi che da un momento all’altro non ci sia più, che se ne sia andata proprio quando la sua vita adulta stava cominciando?
La passione per la poesia, per la scrittura, per la lettura l’avevano resa una studentessa formidabile, come ha precisato il suo professore di letteratura, Jon Mitropoulos-Monk: «Era una delle studentesse più dotate del paese, aveva preso il 100% nel GCSE di inglese (l’esame che si sostiene a 16 anni). Aveva letto James Joyce, William Faulkner e Vladimir Nabokov. Divorava le opere di Angela Carter, di Joseph Conrad, di John Donne. In classe brillava di intelligenza, energia, passione. Mai arrogante, quando era entrata a Oxford era andata a ringraziare ogni insegnante che l’aveva aiutata. È stata una mia studentessa per quattro anni ma sarò io a ricordare ciò che lei ha insegnato a me: “gentilezza, compassione, determinazione’’».
Doti che le avevano permesso di distinguersi presso la Latymer Upper School – prestigioso liceo privato di Londra che conta Hugh Grant e Alan Rickman tra i suoi ex alunni – già a 14 anni, quando erano arrivati i primi premi. Ne aveva solo sei quando cominciarono i problemi legali del padre. La sorella Esme, che oggi studia fisica presso l’Imperial College di Londra, ne aveva nove. «Le ho prese in braccio e ho spiegato loro che era un po’ come se papà avesse venduto una pianta rigogliosa, che chi l’aveva comprata aveva smesso di innaffiarla, che la pianta era morta e avevano dato la colpa a papà»: Lynch aveva spiegato così la vicenda di Autonomy alle figlie, che erano rimaste a Londra con la madre quando lui era stato obbligato a recarsi a San Francisco e che solo ora si preparavano a vivere senza le ombre che erano calate sulla reputazione della famiglia.
Assieme ai genitori, Hannah si divideva tra la villa di Chelsea, a Londra, e la tenuta vicino a Aldeburgh, nel Suffolk. In casa sei cani, tutti con nomi tratti dal mondo dell’ingegneria, Faucet – cui Lynch pare era particolarmente affezionato e che aveva vissuto con lui i 13 mesi di arresti domiciliari – Switch, Tappet, Pinion, Valve, Cam.