il Fatto Quotidiano, 22 agosto 2024
In un libro la tragedia di Sinéad O’Connor
Chiudi il libro e sai che il peggio deve ancora venire. La tragedia, nell’esistenza di Sinéad, non sarà la sua morte, bensì quella del terzogenito Shane. In pagine spaccacuore, la O’ Connor ne parla come di “una persona particolarissima, profondamente spirituale e dotata di straordinarie capacità extrasensoriali”. Il piccolo ha tre anni. Le chiede: “C’è stato un terremoto mentre ero nella tua pancia?”. La madre gli risponde di no, si era dimenticata della scossa presa a Malta, incinta di due settimane. Ancora, il bimbo Shane le domanda: “Hai mai incontrato Dio?”, e Sinéad spiega di aver avuto esperienze magiche. “Non è così che si incontra Dio”, sentenzia Shane: “Devi realizzare i tuoi sogni”.
Rememberings esce nel 2021, l’edizione italiana è stata pubblicata ora da Mondadori. Shane Lunny muore a 17 anni il 7 gennaio 2022: scappato dall’ospedale psichiatrico, aveva imparato sul computer come fare un cappio. Per impiccarsi. Sinéad – anzi, Shuhada’ Sadaqat dopo la conversione all’Islam – scrive su Twitter: “Ho deciso di seguire mio figlio. Non c’è motivo di vivere senza di lui”. Il 26 luglio 2023 trovano il cadavere della donna nella sua casa londinese, ma la mistica ribelle del rock non aveva tentato per la decima volta il suicidio. Cause naturali, stabilirà l’autopsia.
Seguendone i passi a ritroso in questa frammentata autobiografia, ti si pianta uno stiletto nell’anima sentendola sperare in un Paadiso coranico dove è sempre notte e magari c’è il fuoco: “mi dà forza quando non ne ho”. Spera di entrarci, in quel luogo di eterna beatitudine: “Fatico a credere che Dio possa essere crudele. Se invece meritassi altro, mi auguro che essere stata una cantante serva a ridimensionare i miei peccati, che sono terribili e innumerevoli”. Viene da chiedersi quali possano essere, in un percorso di autoflagellazione – più che espiazione – in cui il Male le arriva addosso che è ancora ragazzina, con un Dna che la condanna all’instabilità psichica per via di sua madre Marie che dopo la separazione dal marito dà libero sfogo ai suoi incontenibili accessi di violenza: costringendo Sinéad a sdraiarsi nuda con le gambe aperte per colpirla con la scopa sulle parti intime, ordinandole di ripetere: “Io non valgo niente”. Botte su botte. In uno di quegli incubi a occhi aperti alla ragazza appare Gesù. Così come Santa Bernadette aveva compiuto un piccolo miracolo dopo un viaggio a Lourdes, e così come la secondogenita di Sinéad, Roisin, sarebbe stata protetta da un angelo custode ben visibile, una bambina con le ali, i capelli rossi e la felpa bianca.
Se gli spiriti le sono sempre attorno, le “canzoni sono fantasmi”, non si sa da dove vengono, però sostengono Sinéad fin dal momento in cui, grazie a una suora, sente per la prima volta la voce di Dylan. Quella può essere la strada per non sentirsi sola al mondo: senza mai identificarsi in una popstar. Lei è una cantante di protesta. Una punk incazzata e provocatoria: fa piangere il barbiere greco che vorrebbe rifiutarsi di radere a zero quei “meravigliosi capelli”, implora l’uomo. Del successo non gliene frega niente: prova a togliersi di dosso il dolore, non ci riesce mai. Neppure dopo la morte di mamma Marie in un incidente stradale. Sinéad non c’entra, eppure se ne sente in qualche misura responsabile. Prende una foto appartenuta a Marie, c’è ritratto Wojtyla in visita in Irlanda: la O’Connor, ormai famosa, la strappa nel ’92 in diretta al Saturday Night Live. “Combatti il vero nemico”, grida, ce l’ha con l’ipocrisia della Chiesa che copre i pedofili. Nel libro si scoprirà che i motivi del gesto sono ancora più complessi. Da quel momento è ostracismo mediatico totale. Con un aneddoto formidabile: a Saratoga, Sinéad partecipa in incognito a una manifestazione contro se stessa, mentre i suoi dischi vengono schiacciati sull’asfalto. L’artista indossa una parrucca, una giornalista tv la intervista senza riconoscerla, finché la sera mandano in onda il servizio con la scritta: “È lei?”.Se la vivace narrazione di Ricordi resta a tratti manchevole, non è per cattiva volontà, ma a causa di un bug della memoria che, dopo un’isterectomia seguita da un esaurimento nervoso, le ha fatto dimenticare quasi tutto ciò che è avvenuto tra il 1992 e il 2015. Prima di quel black out c’è modo di piangere ancora Marie, come nel video di Nothing Compares 2 U: Prince la nota e la invita nella sua residenza in una spaventosa notte dove il genio di Minneapolis si rivela sadico, bullizzando un fratello e sfidando la collega a una battaglia di cuscini con dentro corpi contundenti, inducendola infine a una fuga disperata nel buio in cerca di aiuto. Su Peter Gabriel, invece, una sola sprezzante riga dopo la loro relazione: “Ero la sua passera da weekend”.
Al contrario, all’adorato padre John Sinéad dedica in coda a Ricordi una struggente lettera: gli dice di non crucciarsi se è “nata senza una rotella”. Discolpa i genitori per il suo stato mentale e augura a John il Paradiso, dove “ti aspetta un trono adorno di gemme, una per ogni capello bianco che ti ha fatto venire la tua bambina ribelle”.