Libero, 23 agosto 2024
Musk manda nello spazio un socio e tre poveracci
Una nuova tappa della personale conquista dello spazio del miliardario Elon Musk è dietro l’angolo. Fra pochi giorni, probabilmente fra il 26 e 27 agosto come prima data utile, salvo rinvii, la sua società spaziale privata SpaceX lancerà in orbita, dal Kennedy Space Center della Florida, la nuova missione denominata Polaris Dawn. La durata prevista è di cinque giorni, con rientro sulla Terra, teoricamente, il 31 agosto, mediante ammaraggio con paracadute nell’Oceano Atlantico o nel Golfo del Messico. È la prima missione di una capsula Crew Dragon in cui un equipaggio interamente privato di quattro persone, guidato dall’imprenditore 41enne Jared Isaacman, anziché ormeggiarsi alla stazione spaziale internazionale ISS, si spingerà a una quota molto superiore. Anzi, la navicella arriverà alla massima distanza dalla Terra mai raggiunta prima da voli spaziali con equipaggio umano, con l’eccezione degli astronauti del programma Apollo che fra il 1968 e il 1972 volarono verso la Luna.
ORBITA
La capsula è la Resilience di tipo Dragon 2, che Musk ha già lanciato due volte nello spazio, nel 2020 e 2021, per invio di astronauti sulla ISS. Per il nuovo volo è stata modificata, togliendo il boccaporto d’attracco, inutile dato che non si aggancerà alla stazione. La capsula pesa 12 tonnellate, è lunga 8 metri e larga 4 metri. La capacità normale è di 4 persone, ma può arrivare a 7 in caso d’emergenza. Anche se progettata soprattutto per fare la spola fra la Terra e la ISS, nell’imminente missione Polaris Dawn, nata da un contratto fra Isaacman e Musk, la navetta si porrà su un’orbita ellittica molto alta, con apogeo, cioè il punto più lontano dal pianeta, di 1400 km, altitudine molto superiore a quella della stazione ISS, che orbita a 400 km di quota. Al terzo giorno del volo l’apogeo scenderà a 750 km. Il perigeo, il punto più basso, sarà però di 190 km. Missioni lunari a parte, nessun astronauta s’è immesso su un’orbita dall’apogeo così alto. La missione incarna gli obbiettivi comuni di Musk e Isaacman, imprenditore ebreo che da ragazzo fondò la società di pagamenti Shift4 e poi entrò nel settore aerospaziale con la compagnia Draken International che collabora con propri aerei all’addestramento dei piloti militari USA. Lui e gli altri tre membri dell’equipaggio, il pilota Scott Poteet (50 anni) e due donne dipendenti di SpaceX, le ingegneri Sarah Gillis (30 anni) e Anna Menon (38 anni), sperimenteranno, per un breve periodo, la permanenza umana nelle Fasce di Van Allen, una zona ricca di particelle cariche e radioattività che circonda la Terra come una ciambella, ossia a forma “toroidale”, dovuta all’incontro dei raggi cosmici, anche di origine solare, con il campo magnetico terrestre. Tale zona inizia a una quota media di 640 km e arriva fino a 58.000 km. Gli astronauti del vecchio programma Apollo la attraversarono per poche ore durante i tragitti di andata e ritorno per la Luna. I quattro lanciati da Musk vi si tratterranno, almeno nelle fasi di apogeo delle orbite, per studiare possibili effetti sulla salute umana, il che sarà molto importante per future stazioni spaziali in orbita alta.
PASSEGGIATE
La missione sperimenterà inoltre le prime “passeggiate spaziali”, cioè l’uscita degli astronauti dalla capsula in orbita, mai fatte in una missione privata. A tale scopo, SpaceX ha sviluppato la sua prima tuta spaziale dedicata alla cosiddetta EVA (Extravehicular Activity), come in gergo si chiama l’attività dei cosmonauti nello spazio esterno alla capsula. Isaacman intende inoltre sperimentare la comunicazione con data link via laser fra la navicella e i satelliti della rete Starlink, con cui Musk sta favorendo la connettività globale a internet. Musk si prepara a lanciare il 24 settembre un’altra capsula, la Crew 9, stavolta destinata a raggiungere la ISS per portarvi tre astronauti americani e uno russo, e riportare a terra nel marzo 2025 altri due americani e un russo. A riprova che i veicoli di SpaceX sembrano funzionare a dovere, mentre è ancora bloccata sulla ISS la navicella Starliner “Calypso” della Boeing, lanciata lo scorso 5 giugno e che avrebbe dovuto rientrare dopo soli 8 giorni. Problemi tecnici e rischi per i due passeggeri della Starliner “Calypso”, Barry Wilmore e Sunita Williams, li costringono tuttora a rimanere sulla ISS evitando di usare la capsula Boeing per il rientro.