la Repubblica, 22 agosto 2024
Intervista a La rappresentante di Lista. Parlano i fondatori della banda Veronica lucchesi e Dario Mangiaracina
La Rappresentante di Lista è un caso molto particolare nell’universo della canzone italiana: partiti con grande attenzione verso una forma di teatro-canzone molto coreografata, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina si sono ritrovati nel cuore del mainstream nazionale grazie a due riuscitissime partecipazioni a Sanremo come concorrenti: nel 2021 con Amare e nel 2022 con Ciao Ciao,diventato presto (e un po’ loro malgrado) un tormentone fuori stagione. Negli ultimi mesi il duo si è un po’ eclissato dalle scene per raccogliere le idee e lavorare su un nuovo progetto discografico, di cui non sono ancora stati svelati i dettagli, a parte il brano Paradiso uscito in primavera e molto legato al rock anni 90. Qualche settimana fa Dario e Veronica hanno però lavorato a un progetto ideato dalla redazione di Repubblica di Palermo contribuendo a un documentario realizzato in occasione dei 400 anni dal ritrovamento del corpo di Santa Rosalia, patrona della città.
Voi siete legatissimi alla Sicilia: Dario è palermitano, Veronica lo è d’adozione. Pensate che certe tradizioni, come quella di Santa Rosalia, vadano salvaguardate, difese o nel vostro caso rinnovate sotto forme diverse? Dario: «Abbiamo ragionato su quanto la santa sembri addormentata, rappresentata sempre come un’odalisca a riposo. San Gennaro, ad esempio, ha il sangue ribelle, è un’entità dinamica. Quindi ci siamo chiesti: ma come potremmo rappresentare Rosalia in un modo nuovo? L’idea era quella di riappropriarsi di elementi simbolici che aiutano ad attraversare il quotidiano, a riunire strati sociali differenti”.La sensazione è che qualunque contenitore inizi a starvi stretto. Avete messo a fuoco la vostra prossima strada? Veronica: «È sempre difficile, dobbiamo fare i conti con delle trasformazioni che sono sempre più rapide. I cambiamenti arrivano in maniera veloce, anche perché il contesto in cui operiamo richiede velocità. In partenza non avevamo le idee molto chiare, ma volevamo uscire da questa logica della fretta. Ci siamo presi un grandissimo lusso come il tempo. Fino a poco tempo fa eravamo presi dalla performance, pensavamo di non essere abbastanza, come se le canzoni non fossero un messaggio sufficiente».Dario: «Fino ad oggi abbiamo affrontato tutto con molto rigore, e forse le parti spettacolari delle nostre performance le vivevamo come scappatoie. Abbiamo avuto spesso la sensazione di essere pesci fuor d’acqua nella musica, ma dopo cinque dischi la voglia di scardinare gli schemi attraverso le immagini èmeno urgente. Adesso badiamo soprattutto alle canzoni».Pare di capire che la vostra intenzione sia di non seguire il mainstream. Ma come avete vissuto l’ improvvisa popolarità?Veronica: «Non è stato semplice.Paradossalmente sembra facilissimo, ma io sono stata travolta da sensazioni contrastanti. Ci siamo trovati in difficoltà, snaturati. Stare in un contesto in cui la musica è così differente dalla nostra non è semplice. Siamo tra i pochi che scrivono quello che cantano. Ci sono dei contenitori, dalla tv ai festival, in cui ci siamo sentiti un po’ come alieni. C’è un’idea della musica che non coincide con la nostra. Oggi passano per disobbedienti cose che non lo sono affatto, e l’educazione alla musica passa anche da questo.Però è anche necessario scardinare certi contesti portando un’alternativa».A proposito: le mani e il culo di “Ciao Ciao” sono entrati nel linguaggio comune. Quale delle due cose vi ha messi più in difficoltà?Veronica: «Penso più le mani. Molte persone della mia famiglia se la sono messa come suoneria, creandomi un serio imbarazzo. Mi ha fatto pensare aBrasil,il film di Terry Gilliam, con noi spaesati nel mondo di Sanremo.Ma è stato anche divertente. Ha fatto conoscere le nostre canzoni».Sembrava che non doveste fare un album, invece ora lo state registrando. Cosa è cambiato?Dario: «Quando entri in confusione, non riesci a far parlare la tua voce interiore. Sai cosa devi fare, ma interferiscono voci altre, pensi al pubblico, a quello che dovresti fare per compiacere qualcun altro.Pensavamo che un disco non fosse abbastanza. Poi le canzoni si sono unite in modo naturale. Insieme vogliono dire qualcosa. Non è un concept come altre volte, le canzoni sono come sorelle che gridano tutte insieme come in un coro».A novembre tornerete in tour: a che tipo concerto state pensando?Dario: «Prima pensavamosoprattutto a creare abbellimenti che andassero oltre la musica, ma ora ci siamo un po’ rimessi al centro.Poca teatralità, perché l’abbiamo già fatto, e tanta musica».Veronica, lei ha recitato in “Gloria”, il film diretto da Margherita Vicario. State pensando di trasformare anche inimmagini le vostre idee?Veronica: «Sì, ne ho un desiderio potentissimo. Non ho capacità da regista, ma per la scrittura abbiamo varie idee. Ho una serie di temi che mi devastano, penso alla tragedia greca: mi piace ragionare sulla mia rabbia, sulla disobbedienza, sulla vendetta».