Corriere della Sera, 22 agosto 2024
Gli antenati di James Bond Spionaggio e controspionaggio nell’Inghilterra delle lotte tra cattolici e anglicani
I nostalgici dell’Olimpiade di Londra 2012 ricordano il siparietto per la cerimonia di apertura a cui si prestò Elisabetta II con James Bond-Daniel Craig. Nei giorni scorsi abbiamo assistito al più importante scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia: tra questi, una coppia di agenti russi e i loro due figli, nati in Argentina e poi trasferiti in Slovenia, dove i genitori sono stati arrestati nel dicembre 2022. La fotografia dello sguardo dei due fanciulli (esterrefatti e perplessi) nel vedersi accolti da Vladimir Putin, che si è rivolto loro in spagnolo, potrebbe figurare tra i cimeli di un museo dello spionaggio. In entrambi i casi molti lettori, se hanno visto la serie The Americans, avranno pensato a come la realtà continui a superare la finzione.Ora sui precursori degli 007 inglesi arrivano due serissimi libri di storia, uno di Stephen Alford (All His Spies. The Secret World of Robert Cecil, Allen Lane; «Tutte le sue spie. Il mondo segreto di Robert Cecil») e l’altro di Nadine Akkerman e Pete Langman (Spycraft. Tricks and Tools of the Dangerous Trade from Elizabeth I to the Restoration, Yale University Press; «Spionaggio. Trucchi e strumenti del mestiere pericoloso da Elisabetta I alla Restaurazione»), a esplorare le premesse dei servizi segreti che hanno ispirato tanti autori (Graham Greene attinse direttamente dalle sue esperienze di prima linea), prima e dopo la fortunata serie di Ian Fleming. I due libri sono complementari: Alford rievoca la figura di Robert Cecil (1563-1612), potente ministro di Elisabetta I e poi di Giacomo I Stuart, analizzando l’organizzazione politica, le finalità e gli obiettivi del sistema di intelligence; Akkerman e Langman esaminano gli espedienti e gli strumenti usati nell’opera di spionaggio.Quando conquistarono il trono, i Tudor avevano ancora molto da imparare dalle altre dinastie europee, da tempo abituate ad avvalersi di spie per garantire la sicurezza dello Stato e per liberarsi di coloro che vi attentavano dall’interno e dall’esterno. Primeggiava la Repubblica di Venezia, che vantava un sistema di intelligence efficace e solerte e per questo molto ammirato.Grazie al suo apparato spionistico, per il quale non pochi arrampicatori sociali si proposero e altri furono obtorto collo reclutati, la regina Elisabetta I ebbe la meglio sui nemici interni, i cattolici, e su quelli esterni, la Spagna di Filippo II e Roma.Guerra tradizionale e guerra di spie, dunque. Elisabetta subì molti attentati. In un’epoca in cui tutto passa dalla religione, uccidere o pensare di uccidere un re, tale per volontà divina, richiede legittimazione. E solo il Papa può concederla. Elisabetta, ma già il padre aveva meritato la stessa attenzione, fu fulminata dalla scomunica di Pio V nel 1570. Mani libere quindi ad attentatori che avrebbero dovuto riportare l’Inghilterra sotto la giurisdizione spirituale del Papa. Un piano da organizzare minuziosamente, per il quale le spie oliano gli ingranaggi di un meccanismo perfetto.Un flusso costante di messaggi segreti solca le strade di terra e d’acqua d’Europa: la spia deve dominare crittografia, micrografia e non guasta la padronanza della mnemotecnica. Di queste lettere restano esemplari: negli archivi è frequente imbattersi in missive cifrate e in altre imbrunite, che potrebbero essere state scritte con inchiostro invisibile, comune succo di limone, per nascondere i messaggi. Per fare rinvenire la scrittura, bisognava avvicinare la carta a una fonte di calore avendo naturalmente cura di non bruciare il documento.Era stato il napoletano Giovan Battista Della Porta a mettere nero su bianco alcune regole della crittografia, e, decenni dopo, il filosofo Francis Bacon avrebbe collaudato una propria steganografia, l’arte di nascondere un messaggio segreto in un altro palese e innocuo. Per candidarsi come spia, il talentuoso Peter Bales aveva inviato alla regina un foglietto di carta grande come un penny, dove aveva trascritto diversi testi delle Scritture, piegato e nascosto in un anello. Per poter consentire la verifica e non apparire un millantatore, accompagnava la sua richiesta con una lente di ingrandimento. Bales suscitò ammirazione, ma non fu assunto e, dopo qualche anno, tornò a dare la sua disponibilità, rivendicando la conoscenza del latino.La diffusione di queste tecniche è testimoniata dal gesuita Henry Garnet, arrestato per complicità nella congiura delle polveri, il complotto cattolico per fare saltare in aria la Camera dei Lord nel 1605. Rinchiuso nella Torre di Londra, scrisse messaggi diluendo con l’acqua la marmellata di arance. I messaggi potevano essere nascosti nella gamba di legno dell’ignaro messaggero, nella carta che avvolgeva gli oggetti, o portati da insospettabili donne, ritenute inaffidabili (senza andare troppo indietro le staffette della Resistenza rivelano la persistenza di certe idee). In uno studio precedente Akkerman scoprì un mondo di agenti invisibili, le donne nell’Inghilterra del XVII secolo.Il perfezionamento delle tecniche e dell’attività di spionaggio fa nascere l’esigenza del controspionaggio. Così si registrano scontri e confronti nella penombra del palcoscenico principale. E di spie si occupano anche i teorici della politica perché, scriveva Tommaso Garzoni nella Piazza universale di tutte le professioni, «il nome poi di spia particolarmente significa quella sorte di persone che vanno secretamente per gli eserciti, e dentro alle città, esplorando i fatti de’ nemici, per riferirli a’ suoi, e benché l’ufficio sia infame, et per cui tali persone ritrovate s’impendino per la cola: con tutto ciò sono necessarie, come dall’historie et dalla pratica si conosce».Per eliminare i nemici, erano ambiti i veleni che non lasciassero traccia, per ideare i quali si pagavano chimici e medici, ma gli agenti si muovevano dotati di antidoti per i veleni più comuni e del classico stiletto.Sorvegliare, prevenire e punire: Robert Cecil traghettò il cambio di dinastia con la sua rete di spie, che permise di istruire processi per alto tradimento con le necessarie prove. Il suo predecessore, Francis Walsingham, aveva messo le basi di quella ingegnosa macchina e a lui si deve il processo a Maria Stuarda. Di fronte al carteggio con i cospiratori, cadono le esitazioni e si procede contro la regina di Scozia. Allo stesso modo, la scoperta della congiura delle polveri e il processo ai suoi artefici, tra cui Garnet, rappresenta una pesante sconfitta della resistenza cattolica. Cromwell avrebbe poi centralizzato il sistema postale in modo da poter controllare la corrispondenza.Londra sembra, dopo Venezia, la città delle spie che escono allo scoperto nelle opere di Shakespeare (come Rosencrantz e Guildenstern in Amleto). Ben Jonson avrebbe stigmatizzato le spie come luci dello Stato, indignandosi per la loro scarsa moralità. Tra le spie, secondo alcuni studiosi, ci fu persino Giordano Bruno.Akkerman e Langman chiudono il libro con una dilettevole appendice di riepilogo di espedienti e strumenti delle spie. La guerra delle spie si combatteva allora con inchiostro, carta, veleni e contraffazione; oggi vanno molto le fake news.