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 2024  agosto 23 Venerdì calendario

Le lettere di Emil Cioran agli amici

Pubblichiamo stralci de “Il nulla per tutti. Lettere ai contemporanei” di Emil Cioran, a cura di Vincenzo Fiore per Mimesis.
Per Sam e Suzanne Beckett, avrei voluto scrivere un libro che potesse essere letto dalle portinaie… Ci sono riuscito, ahimè!
16.11.73

Mio caro Beckett, esco da questi Fallimenti in uno stato strano, che, per parlare come una servetta, è andato dritto al cuore. Reazione un po’ ingenua che non mi impedisce di discernere tutto ciò che le sue pagine contengono di sapere funebre, di disordine indefinitamente vissuto e approfondito, di malessere. Sono felice di aver realizzato con lei il “sogno di un percorso attraverso uno spazio senza qui né altrove…”.
17.03.76

Mio caro amico (Yves Bonnefoy), sono fatto così: non riesco né a promettere né a mantenere. La mia capacità di indecisione rasenta l’indecenza. Mi piace muovermi (e lo faccio ancora!), a patto di non oltrepassare i confini del virtuale. “Attività eterna senza azione” – queste parole di Wordsworth su Coleridge, il santo patrono degli abulici, mi seducono e mi perseguitano… Seguirò quindi il suo consiglio e mi asterrò per il momento da qualsiasi cosa non esplicita.
08.11.63

Mio caro amico (Paul Celan), grazie per avermi inviato le poesie di Osip Mandel’štam, così mirabilmente tradotte da lei. Questo poeta di cui fino a oggi non sapevo nulla, nemmeno il nome, l’ha scoperto o era già conosciuto? Quanto a me, godo, come si suol dire, di salute piuttosto cagionevole e trascino miseramente i miei giorni.
18.01.59

Caro Signore (Claude Gallimard), il Sommario di decomposizione essendo, ne sono certo, praticamente esaurito, sarebbe utile, credo, che venisse ripubblicato e questo tanto più che un’università americana afferma che prossimamente ne ordinerà una cinquantina di esemplari. Non sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire una così bella occasione per pervertire la gioventù yankee?
21.01.59

Caro Signor (Ernst) Jünger, la mia situazione è delle più paradossali, anzi delle più false: non ho più voglia di essere conosciuto, l’idea stessa di notorietà mi dà il voltastomaco, eppure, per una sequenza fatale o per languore, mi trovo costretto a compiere passi incompatibili con le mie convinzioni. Desiderare l’anonimato e correre dietro a dei traduttori! In materia di vergogna o di ridicolo, non temo nessuno.
29.07.60

Cara Colette (Rousselot Duhamel-Gallimard), come comprendo i tormenti della sua solitudine! Contemplando l’immenso silenzio di questo volto, di questo ultimo addio, penso all’abisso di solitudine in cui è sprofondata. Un’unica consolazione: il nulla per tutti, la vacuità degli istanti, il fallimento di tutto ciò che respira, l’eternità sicura di ciò che non è più. Sono complice di tutto cuore del suo abbattimento.
06.12.91

Cara Amica (Susan Sontag), ero deciso a rinnovare io stesso l’abbonamento alla New York Review of Books, quando poi il suo regalo di sottoscrizione è arrivato. Come se in questo momento non avessi abbastanza difficoltà e spese! Ne sono insieme lusingato e imbarazzato, ma quello che domina è un sentimento di affettuosa gratitudine… Non vedo davvero l’ora di rivederla… Non so cosa dirle di me. Lavoro poco, nonostante un persistente stordimento le cui cause sono purtroppo molto più otorinolaringoiatriche che metafisiche.
13.12.76

Cara Sorana (Topa), ti mando questo libro, perché sembra assomigliare molto alla tua ultima lettera. Siamo entrambi così soli, che non c’è spazio tra le nostre solitudini.
28.12.37

Cara Signora (Marguerite Yourcenar), è con grande piacere che ho letto Elettra. Ciò che mi ha colpito è l’arte con cui dimostra la quasi-identità dell’amore e dell’odio, il carattere interscambiabile dei sentimenti in generale. La sua pièce è il frutto della meditazione; da cui questa miscellanea di poesia e di psicologia che ne caratterizza il fascino. L’ho amata da lettore; l’amerò presto da spettatore. Cerchi di trovare degli interpreti intelligenti, degni di lei…
23.06.?

Cara amica (María Zambrano), sono stato felice di ricevere il suo libro, i suoi Antigone e Giobbe… Che dirle di me? Come al solito, non vedo tanto bene. Il mio stato di salute è alquanto incerto. La macchina si rompe con il passare degli anni. Inoltre, questa vita folle di Parigi, questa sensazione di detenzione in mezzo al mondo, di irrespirabile, propriamente e metaforicamente. Ciò che più amo di lei è che ha pensato e meditato molto all’idea di futuro, all’unica cosa che l’uomo non avrà.
25.04.70