Corriere della Sera, 23 agosto 2024
Gli ultimi 16 minuti del veliero Bayesian
Sembra di vederlo, il veliero Bayesian. Il sistema di tracciamento Ais, che mette in correlazione gli strumenti di bordo di una imbarcazione con le stazioni costiere, disegna con precisione la sua rotta nei minuti più tragici, fino alla fine. Una mappa del disastro, in sostanza.
È uno dei tanti documenti acquisisti dalla procura di Termini Imerese, ma è anche un tracciato di cui dispone la Italian Sea Group, la società che ha rilevato gli asset della Perini Navi, cioè il cantiere che costruì il veliero nel 2008. E loro, partendo proprio dal tracciamento Ais e incrociando tutti gli altri dati disponibili, hanno calcolato distanze percorse e movimenti del Bayesian, orari, venti e rotazione dello yacht, da quando è arrivata la tromba marina fino a quando l’ultimo centimetro del veliero è finito sotto il pelo dell’acqua: 16 minuti di puro terrore. Non solo i 60 secondi ripresi nel famoso video in cui lo si vede sparire nel buio: quelli erano solo una parte dell’accaduto. Non c’è stato l’affondamento velocissimo raccontato da alcuni testimoni.
Sedici minuti per mettersi in salvo, per lanciare l’allarme, per cercare di evitare l’affondamento e, soprattutto – per chi dormiva nelle cabine più lontane rispetto alle uscite – sedici minuti per capire che la morte era lì ad aspettare, nascosta fra le onde, il vento fortissimo e l’acqua che trascinava sempre più giù.
Nel tracciato Ais l’orario critico arriva che sono le 3.50 della notte fra domenica e lunedì. La burrasca è potente, il vento si alza impetuoso, la Bayesian comincia a ondeggiare pericolosamente. Il sistema di tracciamento mostra una zona che graficamente assomiglia allo scarabocchio di un bambino su un foglio: è il veliero che si muove avanti e indietro, poi di fianco, poi ancora avanti e di nuovo indietro. Quei segni scarabocchiati sul foglio dicono che lo yacht era come un cane alla catena, legato all’ancora e incapace di scappare via dal pericolo. Ma dopo pochi minuti «si vede che non c’è più ancora che tenga», interpreta una fonte inquirente.
I momenti cruciali
Lo scafo non è affondato in pochi secondi. Il tracciato acquisito dai pm
L’ancoraggio non regge più, la barca è libera ma non è nelle condizioni di tenere testa al vento che la costringe a seguire il suo percorso. Alle 3.59 una virata importante, sempre dettata dal vento. Probabile che proprio a questo punto il veliero comincia a imbarcare così tanta acqua da diventare ingovernabile; è ormai in balia della tempesta e in blackout, segno che l’acqua ha raggiunto la zona del generatore o la sala macchine.
Da qui alla fine ci sono altri 6 minuti. Alle 4.03 una nuova leggera modifica alla rotta, alle 4.05 il Bayesian scompare, dopo aver «scarrocciato» in tutto per 358 metri. Pochi istanti dopo (e sono le 4.06) il suo «EPIRB», una sorta di gps che fa da dispositivo di emergenza, lancia in automatico l’allarme per avvenuto affondamento alla stazione satellitare «Cospas Sarsat» di Bari, gestita dalla Guardia costiera.
Il super yacht – così raccontano i 15 sopravvissuti – è andato giù di prua, in verticale, per poi adagiarsi sul fondale di dritta, cioè sul lato destro. Il cuoco di bordo è morto cercando di uscire ed è stato trovato subito; gli altri sei ospiti, sorpresi dall’acqua nelle loro cabine mentre tutto si rovesciava, hanno provato disperatamente a salvarsi cercando aria. È l’ipotesi di chi indaga, anche in base alle indicazioni dei parenti che si sono salvati e dei membri dell’equipaggio superstiti.
«Li abbiamo trovati tutti sul lato più alto del veliero adagiato sul fondale», ci rivela una fonte qualificata che spiega: «Avevamo le cartine con la dislocazione delle cabine e le posizioni degli ospiti, e non è dove li abbiamo poi recuperati. Evidentemente man mano che l’acqua entrava hanno provato a spostarsi cercando salvezza».