il Fatto Quotidiano, 22 agosto 2024
La ricostruzione mancata: Amatrice, il sindaco FdI protesta: “Venga Meloni”
“Con tutta la fiducia, la stima e l’amicizia per la sottosegretaria Fausta Bergamotto, forse sarebbe stata più opportuna la presenza di Giorgia Meloni”. Mentre si avvicina il 24 agosto, data dell’ottavo anniversario del terremoto che ha distrutto Amatrice, il sindaco Giorgio Cortellesi non nasconde la delusione mista ad amarezza. Che lo ha indotto a scrivere una lettera aperta alla presidente del Consiglio per chiedere che vada in quelle terre (per l’anniversario ci sarà, appunto, la sottosegretaria Bergamotto), ma soprattutto un cambio di passo nella ricostruzione che procede ma decisamente più lenta dello spopolamento. “Occorre far vedere che c’è la presenza dello Stato e che si tiene a questo territorio. È fondamentale mantenere accesi i riflettori su una situazione ancora più che straordinaria” dice al Fatto Cortellesi, che sin dall’insediamento del nuovo governo aveva auspicato che la ricostruzione del territorio colpito dal sisma del 2016 diventasse finalmente priorità di Palazzo Chigi. Soprattutto perché dopo il dramma di otto anni fa è da tempo subentrata la consapevolezza degli anni che ancora dovranno passare prima di tornare alla normalità. Ed è una consapevolezza che sta tutta in un numero: i 970 rimasti a vivere ad Amatrice, che prima del sisma contava 2700 abitanti.
Qui non c’entra il colore politico: il sindaco di Amatrice è un civico molto vicino a Fratelli d’Italia, partito che presidia l’intera governance della ricostruzione e pure il territorio: il commissario Guido Castelli (già sindaco di Ascoli Piceno, assessore nelle Marche poi eletto senatore), il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, per finire con il questore della Camera con il pallino della ristorazione Paolo Trancassini, ras di FdI a Rieti e dintorni. “Davvero li ringrazio per quanto stanno facendo, così come ringrazio l’ex commissario Giovanni Legnini. Ma occorre che Amatrice diventi strategica nei piani dell’esecutivo: serve superare i provvedimenti provvisori e servono misure per riportare il lavoro in città, sgravi fiscali a favore di chi potrebbe decidere di investire nel territorio, agevolare la ricostruzione. Il contributo legato al Superbonus ancora non è confermato per il prossimo anno. Che facciamo?”, si chiede il sindaco di Amatrice che non nasconde pure altre difficoltà. A fine luglio, per dire, il suo vice ha subito un’aggressione addirittura negli uffici del Comune, mentre lo stesso Cortellesi è finito nel tritacarne dopo aver sgombrato alcune Sae (Soluzioni abitative d’emergenza) dove era ancora alloggiato chi non aveva più i requisiti per rimanervi.
Ecco, la questione delle casette. A otto anni dal terremoto, è significativa: la lettera aperta a Meloni è stata decisa perché nonostante le richieste del sindaco ancora non è stato convocato il tavolo per mettere mano al regolamento che garantisca trasparenza nelle assegnazioni delle Sae (che sono di proprietà della Protezione civile, mentre la gestione compete alla Regione Lazio), chiarisca chi dovrà farsi carico del ristoro dei proprietari dei terreni che le ospitano e pure dei costi del ripristino dello stato dei luoghi dal momento che non esiste alcuno stanziamento per la loro eventuale rimozione. Per tacere delle rassicurazioni che mancano sul ritorno ad Amatrice dell’Istituto alberghiero ancora in buona parte dirottato a Rieti. Tutti punti interrogativi che si sommano a quello più grosso sui tempi della ricostruzione. Questi dubbi hanno convinto molti a fare le valigie e creano un clima di esasperazione tra chi ha deciso invece di restare. “A Roma devono capire che, anche su responsabilità altrui, i cittadini chiedono conto a me. Ossia a un sindaco che si trova a gestire problematiche enormi con le risorse di un paesino di montagna”. Forse anche per questo Cortellesi ha deciso che la pazienza è finita e che Palazzo Chigi deve dare un segnale anche per correggere le storture. Di ieri e di oggi. “Il terremoto ha distrutto alcuni Comuni a partire da Amatrice dal punto di vista materiale e morale. Altri Comuni inseriti nell’area del cratere invece hanno avuto solo benefici e addirittura una crescita del Pil: Ascoli e Rieti per esempio con danni pari praticamente a zero hanno preso più di noi, Accumoli o Arquata. Comprendo tutto, ma l’ingiustizia no”.