La Stampa, 22 agosto 2024
Italiano condannato a 25 anni in Egitto. L’opposizione: abbandonato dal governo
ROMA «Mio fratello è stato condannato all’ergastolo in Egitto con l’accusa di traffico di droga. Ma è innocente e nessuno dell’ambasciata ci ha aiutato. Faccio un appello al governo italiano perché intervenga, siamo disperati». Ancora un italiano nelle maglie opache della giustizia egiziana. Ancora un caso che mescola un dramma familiare con le ragioni della diplomazia e la polemica politica. Lo scorso 19 agosto, Luigi Giacomo Passeri, 31 anni, di Pescara, arrestato un anno fa al Cairo, è stato condannato all’ergastolo, con 25 anni da scontare, per traffico internazionale di stupefacenti. Il fratello, Antonio Marco Passeri, parlando con La Stampa, è affranto e sotto choc. È convinto della versione di Luigi: «È stato incastrato».
Al di là di chi abbia ragione, da oltre due mesi la storia ha assunto una sua rilevanza politica. Da quando, cioè, il deputato di Alleanza Sinistra e Verdi Marco Grimaldi ha presentato un’interrogazione e, assieme al segretario di Sinistra italiana in Abruzzo, Daniele Licheri, a Laura Boldrini del Pd e a Riccardo Magi di Più Europa, ha più volte sollecitato il ministero degli Esteri a intervenire: «Si sono comportati in maniera vergognosa. Siamo indignati per l’inerzia del governo. Cosa ha fatto per evitare che subisse un processo farsa e una detenzione disumana? È stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati, costretto a inviare lettere ai familiari, perché è riuscito a parlare con loro solo una volta. Dopo la vicenda di Giulio Regeni e quella di Patrick Zaki, non ci potevamo fidare di chi diceva che in Egitto andava tutto bene».Inevitabilmente il caso non può non ricordare quello del ricercatore friulano ammazzato dai servizi segreti del Cairo, e quello dell’attivista egiziano riportato in Italia e graziato dal presidente autocrate Abdel Fattah Al-Sisi dopo un lavoro diplomatico che il governo di Giorgia Meloni ha intrecciato alla riapertura ufficiale delle relazioni commerciali tra i due Paesi. Affari, ragioni di Stato e cittadini italiani finiti dietro le sbarre. Grimaldi da settimane chiede di evitare di trasformare Passeri in un’altra Ilaria Salis, l’attivista condannata e incarcerata in Ungheria, poi eletta all’Europarlamento proprio nelle liste di Avs. I deputati di opposizione notano, soprattutto, una certa stonatura rispetto all’impegno profuso dal governo per riportare in Italia Chico Forti, condannato definitivamente all’ergastolo per omicidio negli Stati Uniti, e poi trasformato in una sorta di martire della malagiustizia da Meloni, che lo ha accolto personalmente e sorridente all’aeroporto, con tanto di fotografia insieme. «Il punto non è quale reato abbia compiuto e se è colpevole – continua Grimaldi – Anche se fosse un trafficante o addirittura un omicida, Passeri aveva e ha il diritto di essere trattato bene, sulla base delle norme internazionali. Di questo doveva occuparsi il governo. Invece siccome per dieci mesi è stata colpevolmente assente, la Farnesina ha addirittura veicolato in giornali amici, come Libero, la notizia non provata che avesse 39 ovuli di droga nello stomaco».Effettivamente è quanto viene confermato da fonti del ministero degli Esteri, che dopo la sentenza ha chiesto una visita consolare e ora punta a ottenere una riduzione della pena, ma soprattutto la possibilità di scontare la condanna in Italia. Per capire, però, perché le versioni siano così discordanti, bisogna fare un passo indietro e riportare i fatti per come si conoscono. Il 23 agosto di un anno fa Passeri viene arrestato e finisce in carcere nel Correctional e rehabilitation center di Badr, a Nord del Cairo. Le accuse si aggravano, perché viene trovato un alto quantitativo di droga nella sua stanza di albergo: il sospetto è che Luigi faccia parte di una rete internazionale che opera sul mercato egiziano degli stupefacenti. Durante un interrogatorio firma un documento in cui confessa di essere colpevole. Da qui le versioni divergono.«Lo hanno riempito di botte e gli ha detto che se non avesse firmato la confessione lo avrebbero ucciso. È stato costretto: era un documento scritto in arabo, aveva paura di morire». Questo è quanto sostiene il fratello, convinto che sia stato incastrato dagli agenti egiziani che avrebbero piazzato nel frigo dell’hotel le sostanze ritrovate dalla polizia, tra cui anfetamine e cocaina. «Le hanno messe loro. Lui doveva ripartire il giorno dopo». La polizia era stata chiamata dal personale dell’albergo a cui Passeri si era rivolto perché stava male. «Aveva mal di pancia e ha chiesto di essere visitato da un medico. Invece è stato bloccato dalla polizia contattata dall’hotel. Lo hanno picchiato e lui è svenuto. Così lo hanno portato in ospedale e lo hanno sottoposto a una radiografia alla pancia convinti che avesse ingerito ovuli di cocaina, ma non aveva nulla. Il medico ha spiegato che aveva un attacco di appendicite e lo ha operato». Grimaldi mostra il rapporto medico, dove non si fa alcun cenno agli ovuli e ribadisce che su questa stessa accusa, di cui era informalmente a conoscenza, il governo non ha risposto. «Perché alla mia interrogazione, a cui replica il sottosegretari Giorgio Silli, non hanno fatto riferimento agli ovuli di droga, che invece ci siamo ritrovati a leggere su Libero?». Giriamo la domanda alle fonti ufficiali della Farnesina. Questione di privacy, è la risposta. —