Corriere della Sera, 22 agosto 2024
Sharon, sospetti sull’uomo in bici. La Procura sentirà Scientology
Terno d’Isola (Bergamo) Un uomo in bici che si allontana, contromano, dal luogo in cui Sharon è stata appena colpita alla schiena ma ha ancora la forza per chiamare il 112 e sussurrare: «Mi ha accoltellato». Potrebbe essere l’assassino o comunque un testimone chiave. Ne sono convinti gli inquirenti alle prese con il giallo della barista uccisa 50 minuti dopo la mezzanotte del 30 luglio. Per questo vogliono al più presto dare un volto alla misteriosa sagoma ripresa da alcune telecamere della zona. E per identificarlo ritengono decisiva la testimonianza di Antonio Laveneziana, 76 anni, che a quell’ora era sul balcone a fumare. Interrogato, prima ha dichiarato che stava dormendo e poi, solo dopo essere stato messo di fronte a un fotogramma che lo inquadrava affacciato, ha detto di non aver visto nulla. E anche ieri lo ha ribadito. «È vero che ero sul balcone – ha urlato – ma non ho visto nulla. I carabinieri mi hanno pressato per farmi dire quello che non ho visto». Neanche l’uomo in bici? «Ma quale... non c’era nessuno in bicicletta». Versione che non convince i carabinieri. Se è vero che dal balcone dell’anziano non è possibile vedere il luogo in cui è stata uccisa Sharon, a 150 metri, i militari ritengono invece impossibile che il 76enne non abbia visto l’uomo in bici. Per questo Laveneziana risulta attualmente indagato per falsa testimonianza. In realtà, il numero di persone ancora da identificare nella strada del delitto e nelle vie laterali è più alto. Circa 20. In bici, in auto o a piedi quella notte vengono inquadrati dalle telecamere e sono potenziali testimoni. Su questo si concentra il lavoro dei carabinieri di Bergamo, affiancati dai Ros e coordinati dal pm Emanuele Marchisio. Ma si scava ancora nel contesto familiare. Dopo aver ascoltato i genitori, i fratelli e il fidanzato di Sharon, ieri è toccato alla madre del compagno e agli zii materni. Dai loro racconti viene confermata il profilo di una ragazza riservata, attaccata alla famiglia e in procinto di sposarsi. E oggi sono previsti altri colloqui.Si indaga anche sulle frequentazioni di Sharon. A cominciare dal suo avvicinamento a Scientology. Proprio nella Bergamasca, a Gorle, c’è una delle più importanti missioni della chiesa di Scientology. Era proprio quella alla quale, da circa un anno, si era avvicinata la barista di Terno.Aveva avviato un «corso di comunicazione», primo step per raggiungere lo stato di «clear». Un percorso di comprensione di se stessi che può essere anche particolarmente oneroso. E questo sarebbe stato all’origine di qualche discussione con il fidanzato Sergio Ruocco, a cui però gli inquirenti non sembrano dare particolare peso. Ma non si vuole trascurare nulla. «Se non altro – spiegano – per capire la vita di Sharon e il contesto dei suoi interessi». Di conseguenza a breve dovrebbero essere ascoltati anche i responsabili della sede di Scientology di Gorle.Ad introdurla a quella che per molti è una pratica per arrivare «alla piena consapevolezza delle potenzialità del pensiero» sarebbero stati i titolari del bar di Brembate dove lavorava Sharon. «Era una ragazza splendida – raccontano —, mai un momento di sconforto o qualche frequentazione a rischio che lasciasse prevedere una simile tragedia. Anche per noi è stata una pugnalata alla schiena». Ma quando gli si chiede di Scientology improvvisamente cala il gelo: «Di questo non vogliamo parlare». Come si trincerano dietro il silenzio i responsabili della sede di Gorle: «La nostra è una chiesa e c’è la massima riservatezza sui nostri aderenti». Chi invita a rompere il muro del silenzio è l’anonimo che ieri ha lasciato una lunga lettera sul luogo in cui è stata uccisa Sharon. «Caino è chiunque non parli, chiunque non dica la verità – scrive —. Nessuno può riportarcela indietro ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò. Non siate complici di questa brutalità».