Corriere della Sera, 22 agosto 2024
La solidarietà (a sorpresa) di Di Pietro ad Arianna Meloni
«Dovrebbe essere giudicata per la sua scelta, non in quanto sorella». Sul palco scivoloso del caso Arianna Meloni debutta Antonio Di Pietro. Intervistato prima a La7 e poi su Libero offre «solidarietà» alla sorella della premier che, secondo Alessandro Sallusti «vogliono indagare per traffico di influenze», sulla base di un complotto orchestrato da Matteo Renzi con parlamentari, giornalisti e pm. «Viene messa nell’occhio del ciclone per arrivare a Giorgia Meloni ed è una criminalizzazione ingiustificata», dice l’ex pm. E aggiunge: «A indagare potrebbe essere qualcuno dei servizi segreti. A me è successo». Al Corriere spiega: «Io non tratterei questa vicenda come un gossip estivo. A me a In Onda, Sallusti ha ribadito che “qualcuno” glielo ha detto. Vorrei sapere se ha inventato o c’è chi sa di più». Un complotto? «Come viene descritto, magistrati-giornalisti-politica, non ha alcun senso. Ciascuna categoria non ha bisogno delle altre: solo un magistrato può fermare un altro magistrato. Semmai credo che ci sia il magistrato che sbaglia, che si innamora delle proprie idee». Ma lo spionaggio degli 007 lo ha evocato. «A me è successo. Lo ha detto Rino Formica al Corriere dopo quarant’anni. E nessuno ne ha ancora chiesto conto ad Amato». Per Di Pietro dunque c’è un’unica cosa da fare: «Deve verificare l’autorità giudiziaria se Sallusti ha inventato. Va aperto un fascicolo. Non può passare tutto in cavalleria».
Mani Pulite era basata su situazioni obiettive con un contenuto fattuale chiaro e una ipotesi illecita ammessa dagli stessi protagonisti.Parole non sfuggite a magistrati e avvocati che hanno vissuto Mani Pulite, e non solo. Molti aspettano di capire di più. Lo dice bene Marco De Luca, difensore di diversi big di Tangentopoli: «Mani Pulite era basata su situazioni obiettive con un contenuto fattuale chiaro e una ipotesi illecita ammessa dagli stessi protagonisti: Craxi denunciò in Parlamento la violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Qui ciascuno la può stiracchiare, ma la cosa è un po’ evanescente, per la verità grazie alla legge sul traffico di influenze che non ha mai avuto margini di chiarezza».
È tutto surreale
Ma il traffico
di influenze nella nuova formulazio-ne presup- pone una dazione di denaro Quindi aver partecipato a summit su nomine non c’entra «Non è la prima volta, negli ultimi tempi, che rimango stupito delle parole di Di Pietro» dice Armando Spataro, ex procuratore di Torino. «Pur evitando ogni commento sul merito della presunta questione Arianna Meloni, trovo davvero fuorviante che un ex magistrato, anche lui in passato oggetto del complottismo dilagante, parli oggi di possibili interventi di servizi segreti, dica cose fuori luogo sul giornalismo di inchiesta, affermi che non può dare garanzie su tutti i magistrati, sostenga che il pm non avrebbe come prima azione la ricerca della verità e sembra manifestare un certo favore per le riforme Nordio. Senza parole». Ma Di Pietro non crede al complotto e «lascia aperta la possibilità di interventi esterni e accordi indicibili».Per l’ex presidente delle Camere Penali Gian Domenico Caiazza «è tutto surreale. Uno dice che un’altra è indagata e parte il dibattito. Ma il traffico di influenza nella nuova formulazione presuppone una dazione di denaro. Quindi il summit sulle nomine non c’entra. Non basta mostrarsi influenti, ci devono essere i soldi. E nell’interrogazione parlamentare non se ne parla. Ed è vero che si apre un’indagine anche su notizie di stampa ma nell’interrogazione la notizia dei soldi non c’è. Nessun pm può avere aperto su questi presupposti». Neanche lui crede al complotto: «Presuppone un piano. Il circo mediatico che abbiamo denunciato con Mani Pulite è un reciproco interesse: notizia in cambio di visibilità».
Vinicio Nardo – ex presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano – va oltre: «Fa un po’ ridere che si parli di nomine come se a farle sia la Divina Provvidenza. Immagino che il fatto che alcuni decisori politici discutano di nomine non sia considerato illecito, altrimenti bisognerebbe mettere sotto processo tutta la politica. Quindi il punto è che Arianna Meloni era un’estranea nella riunione? Ma non era il conclave».