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 2024  luglio 20 Sabato calendario

Biografia di Yvonne Furneaux

Yvonne Furneaux, (1926-2024), attrice. «Diventata celebre come fidanzata infelice e respinta di Marcello Mastroianni in La dolce vita: è quella che, dopo aver tentato il suicidio, fuori dal set delle baldorie di Ekberg nella Fontana di Trevi, si propone, con l’uovo e la banana, come una moglie normale, borghese, una vita che Marcello, il protagonista, considera un abbruttimento, come dice nella scena della fuga in auto. Fu questo, con la Palma d’oro a Cannes, il grande ruolo di una carriera a doppia velocità, con diversi generi, aperta a teatro con Shakespeare (Macbeth, La bisbetica domata, 52), continuata con Peter Brook nel Masnadiero con Olivier (dall’Opera del mendicante di John Gay) e resa popolare dai film di cappa e spada in coppia con Errol Flynn, dove era la donna premio del The end. Furneaux, nata a Roubaix, Francia nel maggio ’26, trasferita in Inghilterra prima della guerra, sposa nel ’62 il direttore della fotografia Jacques Natteau, da cui è vedova dal 2007 ma da cui ha avuto il figlio Nicholas che ieri ha annunciato il decesso della madre per complicazioni post ictus. Bellissima, tanto bruna quanto Anita sua rivale era bionda nel leggendario film del ’60, Furneaux ha frequentato generi anche non intellettuali (nella Mummia del ’59 si faceva amare da Cushing e da Lee, un doppio ruolo) e dovette vedersela con Maureen O’Hara in Lisbona con Ray Milland. Anche se diretta da maestri come Brook, Polanski (Repulsion), Chabrol (Le scandal), Autant Lara (L’omicida, Il conte di Montecristo), in storie avvolte nel mistero dei suoi occhi, Furneaux deve molto al cinema italiano. E prima ancora del mago Federico, il suo talento drammatico, misurato, intenso, era stato intuito da Antonioni che le affidò il ruolo di Momina in Le amiche, ’55, partecipando poi, dopo il clamore della Dolce vita, a Caccia all’uomo di Freda, Carro armato dell’8 settembre di Puccini, Via Margutta di Camerini, ’61, figura ideale per le molte produzioni italo francesi d’epoca, finendo moglie del faccendiere Gassmann nel bellissimo In nome del popolo italiano di Risi del 1971. La sua carriera si ferma qui, con poche partecipazioni (Frankenstein’s great aunt Tillie) e un lungo esilio svizzero, nel suo ruolo di vedova borghese, fuori dalla pazza folla del mondo del cinema e della sua dolce vita di cui, scomparsa da poco Anouk Aimée, rimaneva l’unica superstite con la ancor giovane Ciangottini» [Porro, CdS].