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 2024  luglio 01 Lunedì calendario

Biografia di Massimiliano Fedriga

Massimiliano Fedriga, nato a Verona il 2 luglio 1980 (44 anni). Politico (Lega; già Lega Nord). Presidente del Friuli-Venezia Giulia (dal 3 maggio 2018). Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (dal 9 aprile 2021). Ex deputato (2008-2018). «Io non ho mai sgomitato. E non lo dico per fare l’umile. In politica, meglio mettersi a disposizione che spingere» (ad Antonio Rossitto) • Secondo di due figli, dopo Marco. «È nato in Veneto, a Verona, all’ospedale di Borgo Trento. Il nome Massimiliano è stato scelto dai genitori per ricordare la fuga-concepimento al Castello di Miramare. Massimiliano come il principe d’Austria e imperatore del Messico» (Carmelo Caruso). «Discende, per parte di madre, da Albino Benedetti e Nella Ledri. “I nonni vivevano a Ledro, dove ho ancora dei cugini”. Il nonno paterno, Giacomo Fedriga, era un bresciano della Val Camonica. Militare dell’esercito, fu destinato nella nostra città [Verona – ndr]. Qui sposò Ada Billo. “Dal matrimonio nacque mio padre Maurizio, che cominciò la carriera a Verona, alla Banca Cattolica del Veneto, e la concluse in Friuladria. È mancato nel marzo scorso [2021 – ndr]. Mia madre Claudia oggi risiede a Trieste”» (Stefano Lorenzetto). «Maurizio, funzionario di banca, vi ha trasferiti da Verona a Trieste. Qual è la sua città? “Sono stato concepito a Trieste, così mi piaceva dire da bambino. Ho molti parenti a Verona, ma la mia città è qui”. […] Di politica si parlava in famiglia? “A tavola. Papà missino, nonno socialista, mamma della Dc. Era lei l’autorità casalinga che definiva il punto oltre cui si stava esagerando. Tornavamo a mangiare, per un po’ non fiatava nessuno. Non mi sono mai stufato della politica, diversamente dagli sport che ho iniziato e lasciato in fretta”. Quali? “Nuoto, karate, tennis”» (Marco Ballico). «La folgorazione, racconta, arrivò da imberbe preadolescente: “Era il 1992, avevo 12 anni. Umberto Bossi era in visita a Trieste. Rimasi stregato: parlava di appartenenza alla terra e di valore dell’identità…”. Federalista già alle medie! “L’insegnante, una volta, ci diede un tema: ‘Il personaggio storico che vorresti non fosse mai esistito’”. Chi scelse? “Giuseppe Garibaldi. Provai a spiegare che serviva un processo di unificazione più lungo. A scuola ero bravino”» (Rossitto). «Poi mi ritrovo in classe un compagno con lo zio nel movimento e finisco con l’iscrivermi. Non avevo ancora 16 anni». «“Ero minorenne. Servì l’autorizzazione scritta dei genitori. Il primo giorno, me lo ricordo ancora: tutto il pomeriggio a volantinare sotto i portici”. È un’arte pure quella. “Lo scopo non è dare il volantino, ma parlare con le persone. In senso biunivoco, ovviamente: tu spieghi, ma allo stesso tempo recepisci gli umori e ti rendi conto dei problemi. Poi rielabori e traduci in politica”. […] “Sono diventato commissario provinciale nel 2003, a 23 anni. La Lega a Trieste prendeva l’1,2 per cento. Legnate mai viste. Per firmare le liste con le candidature, bisognava supplicare la gente. Ho ricostruito il partito mattoncino per mattoncino”» (Rossitto). «Prima di mettersi in politica, lei che faceva? “Ho una laurea e un master in Marketing e comunicazione aziendale. Ho lavorato come analista in H-Farm, la piattaforma digitale di Riccardo Donadon. Poi mi sono stati offerti due posti, a Udine e a Trieste. Ho scelto il secondo: direttore marketing di Cybertec, che crea software per i processi produttivi nelle fabbriche”. […] Nel 2008, a 27 anni, divenne il più giovane parlamentare, battendo il primato detenuto dal Dc Gianni Fontana, eletto nel 1972 quando ne aveva 28» (Lorenzetto). «Era già un parlamentare di lungo corso quando le accuse di aver rubato soldi al partito abbattono il fondatore della Lega Umberto Bossi. Giovane e non troppo compromesso con il vecchio regime, Fedriga entra prima nella segreteria del partito durante il breve mandato del successore di Bossi, Roberto Maroni, e poi viene scelto da Matteo Salvini come nuovo capogruppo al posto del più paludato Giancarlo Giorgetti. Fedriga diventa così uno dei più convinti sostenitori di Salvini, oltre che il suo plenipotenziario in Friuli-Venezia Giulia. Le rare volte in cui Salvini non è in tv ad attaccare euro e stranieri, Fedriga lo sostituisce efficacemente» (Davide Maria De Luca). «Lei è un prediletto del leader. “Ho un ottimo rapporto. Ma va detta una cosa: quando […] mi ha chiesto di fare il capogruppo alla Camera non ero un suo pasdaran. Per niente. Lui però ha avuto la lungimiranza di guardare oltre lo stretto giro”» (Rossitto). «Nel 2011 è stato in corsa per la carica di sindaco di Trieste, ma il suo partito a quella tornata si era presentato da solo, in contrapposizione al candidato di Forza Italia Roberto Antonione, e lui si fermò al 6,26% (andò male anche al centrodestra: la vittoria fu del Pd Roberto Cosolini). In Parlamento è stato membro della commissione XI, che si occupa di politiche del lavoro e politiche sociali. Nell’ottobre 2015, durante la discussione in aula sullo ius soli, ha rimediato una sospensione di quindici giorni per le continue intemperanze e i battibecchi con la presidente Laura Boldrini, entrando così nella storia parlamentare come il primo presidente di gruppo sanzionato con la sospensione dai lavori di Aula a Montecitorio (e dopo quell’episodio rimediò, a breve distanza, altri 4 giorni di cartellino rosso per avere occupato l’aula ed esposto un cartello contro l’allora premier Renzi)» (Alessandro Sala). «Non lo sa quasi nessuno, ma il vero esperto della Lega in materia di lavoro, di pensioni, il solo che ha avuto rapporti di studio con i sindacati (di sinistra) è stato Fedriga. Nel 2015, la sua partecipazione alla festa della Fiom ha fatto litigare il segretario della Fiom di Bergamo, Mirco Rota, e quello della Cgil di Bergamo, Luigi Bresciani. Per la Cgil era “disgustoso” invitare un esponente della Lega, per la Fiom “un’occasione di confronto”. È stato il primo a destra ad aprire ai metalmeccanici di sinistra “perché noi leghisti siamo i soli a difendere le loro posizioni”. […] Secondo le classifiche della produttività, le scale Openpolis, per anni è stato il secondo deputato più produttivo della Camera, dietro a Donatella Ferranti del Pd. Per ottenere la conferma da parlamentare si era inventato uno spettacolo teatrale che ha portato in giro come faceva Vittorio Gassman con la sua compagna di Teatro Popolare itinerante. Lo aveva chiamato L’esame. Saliva sul palco dei teatri di provincia e proiettava filmati per raccontare il suo lavoro da deputato. Alla fine si sottoponeva alle domande. La prima tappa a Spilimbergo. […] Da deputato ha firmato il ddl 1441 quater, insieme a Davide Caparini, per contrastare la disparità di punteggio fra laureati meridionali e laureati settentrionali, quella disparità che incideva nei concorsi pubblici. Ha chiesto pure lui di eliminare il patto di stabilità e dichiarato che “dall’Europa del rigore si esce”. Ancora. Firmatario della proposta di legge per un’aliquota al 15 per cento e per una sanatoria che estinguesse sessanta miliardi di crediti inesigibili. Sullo ius soli era dell’opinione che “Pd e M5s avessero svenduto il Paese”. Si è anche opposto alla legge sul testamento biologico “perché delega a un giudice una decisione delicata. Non è altro che una norma ideologica”. […] Si è pure presentato, insieme a Gian Marco Centinaio, di fronte al Palazzo della Consulta, con la Costituzione in mano e la penna nell’altra: “Firma anche tu per abrogare la legge Fornero”. Come direbbe Rimbaud, oggi, quell’io è un altro. Ha dichiarato che “con il tempo ho imparato che gridare forte non serve a nulla. Meglio cercare sempre un accordo. La politica è un lavoro che si impara”» (Caruso). «La svolta nella sua carriera arriva nel 2018. Dopo le elezioni di marzo [in cui Fedriga era stato rieletto deputato – ndr], la Lega diventa a sorpresa il primo partito del centrodestra e si apre lo scenario di un governo con il Movimento 5 stelle. Mentre a Roma si tratta per formare l’inedita coalizione, in Friuli arriva il momento di votare la nuova giunta regionale. Il centrodestra si è già accordato per candidare Renzo Tondo, ex presidente della Regione di Forza Italia. Ma la situazione è delicata. Salvini vuole flettere i muscoli e mostrare la sua nuova posizione di forza nella coalizione. Fedriga è tentato dalla sfida regionale, ma sa che a Roma lo aspetta quasi sicuramente un ministero: glielo ha assicurato lo stesso Salvini. Inoltre, il Friuli-Venezia Giulia è una regione isolata e poco prestigiosa. Cinque anni di governo locale sono costati caro alla presidente uscente, Debora Serracchiani, una giovane politica ambiziosa come lui. A far pendere la bilancia dal lato di Fedriga pensano i quadri locali del centrodestra, insoddisfatti per la scelta di Tondo. A dieci giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste, Salvini arriva a Udine per annunciare ufficialmente la candidatura di Tondo, ma nel piazzale di fronte alla sede della Lega si trova di fronte uno spettacolo inaspettato, anche per lo stesso Fedriga. Una schiera di trattori coperti di cartelli: “Salvini non toglierci una speranza di cambiamento”, “Vogliamo Fedriga!”. “Quella volta abbiamo fatto una cosa simpatica”, racconta Ferruccio Saro, eminenza grigia della politica regionale, ex senatore di Forza Italia e ideatore dello show con i trattori. “Abbiamo creato le condizioni per costringerlo ad accettare, perché sotto sotto preferiva restare a Roma”. La manovra ha successo. Due giorni dopo la sfilata, Salvini fa cambiare gli accordi agli alleati e Fedriga diviene il candidato ufficiale del centrodestra alla Regione. La scommessa si rivela vincente, almeno per Fedriga. Eletto con il 57 per cento dei voti. […] Il governo gialloverde, intanto, è durato soltanto un anno» (De Luca). «Nel 2018 diventa il governatore più giovane, a 37 anni. Da lì in poi Massimiliano Fedriga cambia lentamente pelle, mostra il suo volto più istituzionale. I triestini ricordano quanto fosse stressato all’inizio del suo mandato per il grande impegno profuso (“La verità è che diventa presidente obtorto collo, perché Salvini aveva deciso così”, dicono i maligni), ma lui si butta a capofitto nel compito e si mette in scia con Zaia e Giorgetti, il fronte più governativo del Carroccio. Nel 2021 conquista l’ambitissima carica di presidente della Conferenza delle Regioni, gradito all’uscente Stefano Bonaccini del Pd e al ministro dell’epoca Francesco Boccia, tanto che come vicepresidente il Pd gli mette a fianco Michele Emiliano. Gli avversari lo sostengono perché cominciano a sponsorizzare una Lega antisovranista, gli riconoscono una grande furbizia e una tendenza a non fare errori, lo rispettano» (Carlo Bertini). «Come il suo collega Zaia, Fedriga ha capito che il modo migliore per governare un territorio ancora benestante come il Friuli-Venezia Giulia è mantenere l’ordinaria amministrazione. Quello che non ottiene con grandi ambizioni e progetti, lo recupera con la presenza assidua sui media locali e nazionali. La pandemia, che ha colpito duramente la regione, specialmente nella seconda ondata, gli ha offerto un palcoscenico quasi quotidiano per rivolgersi ai suoi cittadini. La sua elezione alla presidenza della Conferenza Stato-Regioni, divenuta un organo cruciale per affrontare l’emergenza, gli ha fornito ulteriori occasioni di esposizione. Gli ha procurato anche nuovi estimatori. Presidenti di regione e ministri, anche quelli del centrosinistra, apprezzano il suo lavoro» (De Luca). «Ha dichiarato: “Conosco solo una forma di precauzione contro il Covid. Vaccinarsi. Io l’ho fatto quando è arrivato il mio turno”. È finito sotto minaccia dei No Vax, che lo hanno definito “reo”, “impostore”, per la frase-liberazione “Sono stanco delle idiozie. Il vaccino conto il Covid c’è e funziona. E lo dico chiaramente. Non è sperimentale”. Fedriga si è vaccinato con Moderna. È inseguito da tutti gli incoscienti “No Galileo”, compresi quelli del suo partito» (Caruso). Nel 2023 la trionfale conferma alla presidenza del Friuli-Venezia Giulia, con il 64,24% dei consensi – tra cui il 17,76% della sua lista «Fedriga presidente», terza formazione regionale a breve distanza da Lega, al 19,03%, e Fratelli d’Italia, al 18,11% – a fronte del 28,37% ottenuto dal candidato di centrosinistra Massimo Moretuzzo. «Come il collega del Veneto Luca Zaia, Fedriga ha saputo ricavarsi un consenso che va al di là del partito. E prova ne è che per queste elezioni ha, in qualche modo, ricalcato il “modello Zaia”, quello cioè di creare una lista parallela a quella ufficiale di via Bellerio» (Enrico Ferro). «E adesso come intende spendere i voti dei cittadini? “Portando a termine alcuni progetti iniziati negli anni scorsi. Penso al Porto Vecchio di Trieste, ma anche alla riforma sanitaria che abbiamo pensato nel 2019 e che si è fermata per l’emergenza Covid”. […] È appena stato rieletto e già si parla di un terzo mandato. È una ipotesi realistica? “Come presidente della Conferenza delle Regioni posso dire che c’è un consenso quasi unanime in questo senso”» (Cesare Zapperi) • Un’autobiografia, Una storia semplice. La Lega, il Friuli-Venezia Giulia, la mia famiglia (Piemme, 2022). «Scrive: “Ho vissuto anni da filibustiere di Montecitorio, ma mi sono fermato in tempo”. Ha rischiato di diventare populista? “Il Parlamento è come un teatro, porta a posizioni di parte. L’amministrazione richiede invece capacità di ascolto, dialogo, concretezza”» (Ballico) • «“Sono sposato con Elena Sartori, che si occupava di marketing nel campo dei laser medicali. Le nostre aziende avevano la mensa in comune. Ci siamo conosciuti lì”. Figli? “Giacomo, 7 anni, e Giovanni, 4 a dicembre [nel 2021 – ndr]. I nomi dei primi apostoli, due fratelli, che con Andrea e Pietro, anche loro fratelli, seguirono Gesù”. È cattolico, mi par di capire. “Praticante, sull’esempio dei miei genitori. Però mi sono avvicinato alla Chiesa solo a 19 anni, dopo aver conosciuto un prete che mi spiegò la razionalità della fede. Me lo presentò Francesca, a quel tempo la mia ragazza. Vado alla messa festiva con moglie e figli”» (Lorenzetto). Ha definito la moglie «il faro», «un rifugio. Qualcuno che ti comprende e ti giustifica a prescindere. Per fare politica è utile avere anche la stabilità personale» • Interista • «Ex fumatore importante di Marlboro rosse, indossa cappotti color cammello, cardigan di colore blu, pantaloni accorciati e stretti a partire dal ginocchio, camicia sempre dentro la cintura. Collezionista delle cravatte Marinella. Fedriga si veste come pensa» (Caruso). «Amo praticare sport quasi ogni giorno e utilizzo le sigarette elettroniche» (ad Annalisa Chirico) • «Il primo libro che ha conservato è Il piccolo principe. Il primo concerto quello di Vasco Rossi a Lignano. Oggi ascolta i Pinguini Tattici Nucleari» (Caruso) • «Bossiano con Bossi, maroniano con Maroni e salviniano con Salvini: sempre dalla parte giusta. “Ho sempre creduto nella disciplina. La forza della Lega è che tutti remano dalla stessa parte: che si condivida la linea o no. Essere nel giusto ma andare da soli non serve a niente. E io non sono mai stato uno che urla e sbraita. […] È un dato caratteriale: non esplicito in modo chiassoso. Sono timido e composto. Nemmeno allo stadio salto e faccio cori”» (Rossitto). «Leghista sì, e della prima ora. Ma prima di tutto amministratore» (Ferro) • «Gli hanno chiesto di dichiararsi antifascista, di esibire la patente partigiana, di dissociarsi dal folle Luca Traini e la risposta si è rivelata più intelligente della domanda: “Io non chiederei mai a Debora Serracchiani di dissociarsi dall’immigrato che ha fatto a pezzi Pamela”» (Caruso) • «Cosa pensa di Mario Draghi? “Tutto il bene possibile. Un premier carismatico, autorevole sul piano internazionale”» (Lorenzetto) • «È uno che, ogni volta che prende la parola in un dibattito, ti domandi se sia un uomo o un sinistro esperimento da laboratorio. Propendo per la seconda ipotesi. […] Voce meccanica di Android, labbra sottili, una magrezza sospetta e l’occhio immobile da rettile al sole, Fedriga, mediaticamente parlando, è un Salvini con meno folclore e più perfidia. È un Salvini sobrio, secchione e cattivo come la morte in culla» (Selvaggia Lucarelli, nel 2015). «È uno degli articoli più divertenti che abbia mai letto sul mio conto. Non me la prendo. Mica posso piacere a tutti» (Fedriga a Lorenzetto, nel 2021) • «Che cos’hanno in comune i friulani con i veneti? “La capacità di crearsi il futuro, di rimboccarsi le maniche. Costruiscono multinazionali senza avere i soldi, fidando solo sulla forza delle loro idee, come dimostrano i casi Danieli, Fantoni, Illy”. E i triestini con i veronesi? “Sono meno matti, nonostante la bora soffi più forte dell’aria che scende dal Baldo”» (Lorenzetto) • «La Lega è cresciuta e si è imborghesita: una mutazione che Fedriga ha cavalcato abilmente, trasformandosi da tribuno televisivo populista in governatore responsabile. Forse non è così spregiudicato o coraggioso da sfidare apertamente Salvini. Ma una cosa è sicura. Di quasi dieci anni più giovane e con un’immagine pubblica molto meno logorata, il tempo è dalla sua parte» (De Luca).