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 2024  luglio 03 Mercoledì calendario

Biografia di Edi Rama (Edvin Kristaq R.)

Edi Rama (Edvin Kristaq R.), nato a Tirana (Albania) il 4 luglio 1964 (60 anni). Politico albanese. Socialista. Primo ministro dal settembre 2013 (rieletto nel giugno 2017 e nell’aprile 2021). Già sindaco di Tirana (2000-11). Già ministro della cultura, della gioventù e dello sport (1998-2000) • «Il più anomalo tra i capi di governo europei» (Roberto DiCaro, L’Esp 9/1/2018)• «Un bell’uomo» (Stella Pende, Panorama 1/1/2010) • Intellettuale a tutto campo. «Propugnatore dei valori estetici come chiave per raggiungere obittivi politici. Si è dedicato alla pittura, esponendo a New York, Parigi e Berlino. Ha prodotto un cortometraggio intitolato Dammi i colori (con Anri Sala, 2003). È autore di saggi sulle realtà sociopolitiche albanesi, tra cui vanno citati Refleksione (con A. Klosi, 1992) e Tiranë: Botimet Dudaj e Kurban (2011)» (Treccani) • Giornalista, ha scritto per il Guardian, il New York Times, The Independent e la Frankfurter Allgemeine • «È alto due metri, indossa quasi sempre scarpe da ginnastica e ha giocato per la nazionale di pallacanestro albanese. Parla un ottimo italiano, si presenta in modo energico e carismatico e nonostante l’impegno politico continua a disegnare e dipingere» (Ludovico Manzoni, HuffPost 28/8/2021) • Molto a suo agio con i social. «Il mio governo vive nella modernità e usa tutti gli strumenti di comunicazione» • È il capo di governo più longevo dell’Albania democratica, essendo riuscito a ridurre all’inedia l’opposizione conservatrice, che non riesce a trovare un candidato capace di tenergli testa • Innamorato dell’Italia, non perde occasione per dire che i nostri due Paesi sono parte della stessa realtà e i nostri due popoli sono fratelli • Quando, ancora oggi, gli interlocutori italiani si mostrano altezzosi nei confronti degli albanesi, dice: «Quando siamo nudi siamo gli stessi. Quando mettiamo gli abiti gli italiani sono semplicemente degli albanesi vestiti da Versace».
Titoli di testa «È possibile che Edi Rama parli in modo più comprensibile della Schlein, pur non essendo italiano? È possibile, è possibile» (Moreno Pisto, MowMag 11/11/2023).
Vita Famiglia di intellettuali. Il padre è Kristaq Rama, scultore, molto in auge durante il comunismo. La madre, Aneta, è laureata in medicina • Appassionato d’arte, diventa insegnante di lettere all’Accademia di Belle Arti di Tirana. Scrive Achille Bonito Oliva: «Ci siamo conosciuti nel 1994 alla Biennale di San Paolo in Brasile, io curatore per l’Europa occidentale e lui partecipante a quell’edizione con un lavoro ben installato nell’architettura di Niemeyer. Forma ed energia al servizio di un’idea dell’arte capace di confrontarsi con una realtà difficile e oppressiva come i regimi di Enver Hoxha prima e Sali Berisha poi» (Rep 10/12/2014) • Un profilo un po’ singolare il suo, non crede? «È strano questo profilo come è strano questo paese. Noi siamo usciti da cinquant’anni di regime che non era simile a niente nell’impero rosso. Perché mentre in tutti gli altri paesi comunisti non esistevano alternative politiche, ma c’erano alternative culturali, sociali o religiose, nell’Albania di Hoxha non c’era nessun tipo di alternativa» (Luigi Amicone, Tempi 18/10/2014) • «Io sono un superstite: di quell’ondata di intellettuali, scrittori, artisti, registi, attori che hanno avuto un ruolo di punta nelle proteste e rivoluzioni sfociate nel crollo del muro di Berlino e che, uno a uno, si sono presto ritirati dalla vita politica, sconfitti o disillusi». Lei, invece? «Caduto il regime, me ne sono andato a Parigi e in giro per il mondo a godermi la libertà ritrovata. Scrivevo articoli, rilasciavo interviste, ma soprattutto facevo arte. Mi richiama in patria nel ’98 l’allora leader socialista Fatos Nano, divento ministro della Cultura, ciò che faccio piace ai giovani, due anni dopo il partito mi candida a sindaco di Tirana» (DiCaro) • Corre l’anno 2000. Lui diventa primo cittadino della capitale, si insedia nel vecchio palazzo progettato dall’architetto italiano Florestano Di Fausto, in piazza Scanderbeg. Dichiara: «Questo lavoro è la più alta forma di conceptual art, arte allo stato puro». Suo primo atto: ridipingere i vecchi palazzoni grigi dell’era comunista • Molti lo avversano e lo prendono in giro. «Quando iniziò a rifare il volto alla città qualcuno sparò pure contro la finestra di casa sua, senza ferire nessuno» (Leonard Berberi, CdS 10/8/2023) • Lui tiene il punto: «Da politica, questa è diventata un’operazione artistica: colori in mancanza di soldi. Dovevo dare alla città un segnale di cambiamento e svegliarla da una terribile situazione di abbandono, polvere, fango e mancanza totale di comunicazione. Nei primi dieci anni seguiti alla fine della dittatura, tutti volevano riconquistare uno spazio esclusivo. Dopo cinquant’anni di collettivismo, tutto era “nostro” e niente “mio”. Dovunque è cominciata l’occupazione degli spazi pubblici e sono spariti quelli verdi. I vecchi palazzi sono stati trasformati nella loro struttura come da migliaia di mani che spingevano per allargarne i volumi. Il colore è servito da materia per ricomporre questi volumi, ma anche per unire la cittadinanza intorno a qualcosa che stava succedendo, come intorno a un fuoco. Quello che ho notato è che, davanti alla bellezza, anche in periferia, nelle zone più bisognose della città, la gente diventa più rispettosa dello spazio e del vivere in comune» (a Bonito Oliva) • «Il suo più grande merito, da tutti riconosciuto, è l’aver trasformato la città grigia da socialismo reale in una capitale coi palazzi variopinti e vagamente attraente. Scrive sulle riviste internazionali, ha fatto parte del board di una fondazione di George Soros, nel 2004 il popolo di Internet gli ha tributato il successo come “sindaco del mondo”. Nel 2005 “Time” lo ha scelto tra gli “eroi europei”. Tirana a un certo punto gli è stata stretta. Conquistata la leadership del partito socialista, voleva l’Albania» (Gigi Riva, L’Esp 3/2/2011) • «Quando ero all’opposizione ho capito che se volevo vincere non dovevo saltare su ogni argomento senza mai arrivare al risultato. Un’opposizione che fa solo questo non riesce poi a funzionare» (Simone Canettieri, Foglio 10/11/2023) • Ottiene la grande occasione durante i festeggiamenti per i cento anni dell’Indipendenza. Il primo ministro Berisha progetta un grande sacrificio collettivo di bestiame. Mille agnelli e mille montoni prelevati in gran parte nelle valli di Argirocastro e Berat, nel sud del Paese, sono destinati a essere sgozzati, tagliuzzati, cucinati e dati in pasto a migliaia di persone su due tavoli lunghi 200 metri. «Il primo camion è arrivato tre notti fa. Decine di agnelli e montoni sono stati scaricati in una grande macelleria alla periferia di Tirana. Nelle ore successive il copione si è ripetuto. Domani, secondo il programma ufficiale, gli animali di prima mattina saranno portati in “Sheshi Italia” (Piazza Italia), nel cuore della città […] A decidere di celebrare con un mega-sacrificio i cent’anni dell’indipendenza dell’Albania è stato il primo ministro Sali Berisha. Che in diretta tv, durante una delle ultime riunioni di governo, ha tirato fuori l’idea: “Per il 28 novembre bisognerà preparare quintali di carne, frutta e verdura da ogni angolo del Paese, grappa e birra, dolci e una torta di quattro tonnellate da servire ai connazionali”. Con un’avvertenza: “Agnelli e montoni dovranno essere albanesi doc”. […] Mattatoio Albania. La decisione del premier è stata accolta con un misto di stupore e indignazione. Anche in un Paese abituato ai sacrifici propiziatori. Gli agnelli si uccidono quando in famiglia succede qualcosa di importante. I tacchini, dopo essere stati fatti ingrassare, vengono sgozzati poco prima di Capodanno. “Ve li immaginate Angela Merkel e François Hollande che chiedono di uccidere migliaia di animali innocenti?”, ha ironizzato subito Edi Rama» (Leonard Berberi, CdS 27/11/2012) • Riesce a presentarsi come modernizzatore, giovane, europeista, moderno. Tutta un’altra cosa rispetto al montanaro Berisha. «Propugnatore di un modello politico di matrice europeista, alle elezioni politiche tenutesi nel giugno 2013 la coalizione di centro-sinistra da lui capeggiata ha ottenuto il 53% delle preferenze, guadagnando 84 dei 140 seggi disponibili nel Parlamento contro i 56 assegnati alle forze di centro-destra coalizzate attorno al premier uscente» (Treccani) • Anche in Italia i giornali lo riempiono di elogi. «Ha chiuso il famigerato villaggio-fortezza di Lazarat, dove si producevano 900 tonnellate di droga l’anno per un fatturato di quasi 5 miliardi di euro, equivalente pressappoco alla metà del pil albanese. E ha messo in campo riforme del lavoro, della giustizia e del fisco che spalancano le porte agli investimenti stranieri a costi irrisori e con certezza del diritto» (Amicone). Non si risparmiano in paragoni: «È il Renzi di un governo di giovanissimi decisi a far bene. E a farlo in fretta».
Amori Divorziato, e risposato.
Religione Lei è di estrazione musulmana, cristiana, agnostica… o che altro? «Io? Io sono un caso un po’ particolare. Sono cattolico. È stata mia nonna a imporre il mio battesimo. Anche se in famiglia erano tutti ortodossi. Ma mia nonna, come tutte le minoranze organizzate, riusciva sempre a imporsi sulla maggioranza disorganizzata…» (Amicone).
Religione/2 Tiene comunque a dire che siamo tutti esseri umani, figli di un unico Dio. «Siamo stati l’unico paese che ai nazisti non ha consegnato neanche un ebreo, adottati e protetti da famiglie musulmane. Io sono cattolico, i due figli del mio primo matrimonio sono ortodossi, la mia attuale moglie è musulmana, nostro figlio piccolo deciderà magari di diventare buddhista».
Tifo «Tifo Italia da quando ho visto un pallone, perché mia nonna la cui nonna era italiana non solo mi parlava in italiano, ma mi faceva sempre tifare per “i nostri azzurri” davanti al piccolo schermo in bianco e nero. Dino Zoff era l’idolo della mia infanzia e di Bearzot ho una foto appesa nel mio spazio di lavoro, non solo per la gioia del 1982, ma anche perché era uno stratega dal quale più tardi ho imparato cose importanti per il mio proprio impegno di leader politico» (Manzoni).
Covid Lo stretto legame tra lui e Luigi Di Maio, allora ministro degli Esteri, durante la pandemia. «Rama ha detto che nel periodo in cui il Covid colpiva duramente l’Albania "non avevamo nessun vaccino e la pressione era altissima. La gente aveva paura di morire come pesci fuori dall’acqua ma non potevamo avere il vaccino. Ho chiesto a Luigi: ci potete dare un quantitativo simbolico ma per noi importante per cominciare a fare i vaccini a medici e infermieri?". "Pfizer aveva un contratto imperialista, capitalista: io do i vaccini a te ma tu non li puoi dare a nessuno. Una cosa tutt’altro che cristiana". Luigi ha detto: non possiamo farlo perché facciamo una cosa gravissima. Ma l’abbiamo fatto tramite un’operazione con i servizi segreti. Una cosa incredibile, il ministro degli Esteri dell’Italia e il primo ministro dell’Albania che passavano della merce di contrabbando per salvare delle persone". Rama ha aggiunto: "Poi non potevamo nascondere i vaccini, dovevamo pure somministrarli. Gli avvocati di Pfizer minacciavano cause e volevano sapere come li avevamo avuti, ma noi dicevamo solo: da un Paese amico". E quando chiedevano quale Paese "io ho detto. Sapete, abbiamo imparato dai napoletani che non bisogna mai mollare un amico davanti alla polizia e così io non mollo l’amico"» (Rep).
Curiosità Tiene sulla scrivania fogli di carta e pennarelli. «Disegno e intanto faccio altro, lasciando lavorare la mano sotto la guida degli occhi, mentre sono tutto orecchie discutendo con i miei collaboratori o parlando al telefono» • Noto per essere molto severo con tutti i suoi ministri • Ha reso visitabile al pubblico il bunker antiatomico di Enver Hoxha • Una curiosità, presidente: è vero che nel 1988 lei si ritrovò a fare il traduttore a Tirana per la Scavolini Basket che giocava la prima partita di Coppa Campioni della sua storia contro il Partizan?«Confermo! La nostra federazione mi diede l’opportunità di vivere, per un giorno, un bel pezzo d’Italia senza dover lasciare Tirana. Conobbi il grande allenatore Valerio Bianchini e il suo giovane vice Sergio Scariolo. Fu per me una felicità immensa parlare per la prima volta in italiano con gli italiani, in un paese all’epoca chiuso al mondo dove i soli turisti ammessi erano poche migliaia di marxisti leninisti, anch’essi inavvicinabili se non a rischio di finire in prigione» (Annalisa Chirico, Foglio 1/4/2020) • Sempre amico del leader italiano del momento • È stato uno dei pochi capi di governo stranieri ai funerali di Silvio Berlusconi • «Ho l’onore di essere amico personale di Renzi e D’Alema» • Che errori ha fatto Renzi? «Non sta a me giudicare. Forse è più difficile governare l’Italia che l’Albania» • Salvini? «Una forza della natura» • «Giorgia Meloni? Nostra amica fortissima e nostra portavoce nell’Unione europea» • «La sinistra italiana è qualcosa di incredibile: dice le stesse cose della destra in Albania e non a caso fanno la politica di quelli che non vincono mai. Il Pd è un partito perso: sono pazzi» • Nel maggio 2024, ospite di un grande evento di orgoglio albanese al palazzetto dello sport di Busto Arsizio, rifilò delle stoccate all’ex leader della Lega Umberto Bossi, che abita a Gemonio, a un tiro di schioppo da lì. Il Carroccio, è il senso del discorso di Rama, ha cavalcato per un decennio la xenofobia contro gli albanesi, ma poi Bossi, «che con quella canottiera sembrava uscito dai film comici, è venuto in Albania a comprare la laurea del figlio» • Non ha ancora designato un successore, ma tutti gli occhi puntano su Erion Veliaj, classe 1979, sindaco di Tirana dal 2015, ex ministro del Benessere sociale e della gioventù, fitta rete di conoscenze internazionali e molto attivo sui social • A trent’anni dall’esodo di migliaia di albanesi sulle coste del sud Italia, l’Albania ha inviato all’Italia martoriata dal Covid un plotone di medici e infermieri. «Abbiamo restituito l’aiuto ricevuto ma non solo. C’è una vita da vivere insieme sostenendoci gli uni con gli altri. Non c’è salvezza per chi resta sigillato nella propria abitazione guardando dalla finestra la casa del vicino che brucia. Se in questa guerra contro un nemico invisibile i singoli stati se ne restano chiusi nei confini della propria dimora, come le persone, ci troveremo presto davanti a una nuova beffa: la democrazia in carenza di ossigeno» • È stato uno dei primi capi di governo ad accogliere i profughi in fuga dall’Afghanistan «La più naturale delle cose: aprire le porte quando dall’altra parte c’è un altro che chiede aiuto. So che dirla così può suonare patetico a chi la pensa diversamente, ma per fortuna alla stragrande maggioranza degli albanesi questo suona naturale. Siamo l’unico paese europeo che contava più ebrei alla fine della Seconda guerra mondiale di prima della guerra, perché per gli albanesi non c’era nulla che facesse più disonore che voltarsi dall’altra parte e lasciarli nelle mani della morte. Ci viene dettato dalla nostra storia, la nostra memoria e anche il nostro primo codice di leggi, il Kanun degli Albanesi: “La casa del albanese è di Dio e del Ospite”» • «Così come abbiamo dato ospitalità nel passato ne abbiamo anche ricevuta tanta - non molti anni fa, quando eravamo noi gli afgani che apparivamo nelle coste dell’Italia. Grazie soprattutto agli italiani quell’incubo del passato è storia, mentre oggi gli albanesi contribuiscono in Italia da cittadini completamente integrati e anche la madre patria ne trae grande vantaggio» • In Albania lo stipendio di un operaio non supera i 200 euro mensili e quello di un medico i 400. La disoccupazione è al 30 per cento. «Mi lasci solo dire che l’Albania è una piccola Italia, con problemi molto simili ma con il vantaggio e che essendo più indietro ha l’opportunità di guardare al futuro imparando dagli errori dell’Italia e sapendo cosa ci aspetta se commettiamo gli stessi sbagli»
Titoli di coda Lei che cosa vuol fare, dopo la politica? «Io mi sento un intellettuale e un artista, in prestito alla politica. Ho avuto una prima vita da artista, la seconda è da politico, nella terza vorrei dedicarmi alla bellezza e al gusto, una vita fra arte e parole» (Giampaolo Cadalanu, Rep 5/3/2019).