4 luglio 2024
Tags : Silvia Ziche
Biografia di Silvia Ziche
Silvia Ziche, nata a Thiene (Vicenza) il 5 luglio 1967 (57 anni). Fumettista.
Titoli di testa «Immersa in un fumetto non sono più io. Forse sono sotto, sopra, di lato, ma non più qui. E quella è una sensazione bellissima».
Vita «Il primo fumetto che ho letto era Topolino. Anzi, non l’ho letto, l’ho guardato, perché ancora non ero in grado di leggere. Ho imparato proprio sulle sue pagine. Sono proprio caduta dentro alle vignette, ricordo ancora quanto mi piacevano quei disegni, mi sembrava quasi di essere al cinema. Era un universo fantastico che si apriva, tutto per me» [Alessia Paragone, Il Mattino] • «Ho avuto un’infanzia… antica. Sono cresciuta in provincia, in anni in cui il traffico non era ancora un problema insormontabile, si guardava poca televisione, i computer e gli smartphone non c’erano, e i genitori erano più fiduciosi e fatalisti nei confronti del mondo. Quindi noi bambini eravamo molto più indipendenti. Ci dovevamo organizzare il tempo, inventare i giochi, affrontare la noia. Credo che la mia fantasia, che ora è parte fondamentale del mio lavoro, arrivi da quelle giornate lontane» • «Ho fatto studi artistici, ma non attinenti al mio lavoro. Un istituto d’arte, indirizzo ceramica, e un corso di grafica. Ho avuto i consigli di vari professionisti, ma direi che sono autodidatta» [Paragone, cit.] • «Lo stile è una cosa che si definisce negli anni, con il lavoro. All’inizio semplicemente non c’è. C’è sicuramente la preferenza per un tipo di disegno o un altro, ma solo lavorando si delinea, con il tempo, la direzione giusta da prendere. Si capisce che è meglio assecondare il proprio talento, fare quello che ci viene meglio, piuttosto che forzarsi in direzioni che non ci sono congeniali. E allora si trova quello che può diventare uno stile. Gli autori che mi hanno influenzata sono tanti, rischio di dimenticarne alcuni. Sicuramente ci sono Giorgio Cavazzano, Silver, Bonvi, Grazia Nidasio, Claire Bretecher, Charles Schulz, Bill Watterson, Albert Uderzo...» [ibid] • «Sono arrivata alla Disney molto giovane, grazie alla segnalazione di Giorgio Cavazzano. Penso che il mio entusiasmo giovanile mi abbia portata a cercare di forzare un pochino gli schemi. L’incoscienza dei vent’anni ha fatto il resto. Mi sembrava tutto normale: che io fossi lì, che cercassi di scrivere e disegnare le storie che pensavo fossero divertenti. Insomma, non mi sono posta i problemi che mi porrei adesso» [ibid.] • «Ho dovuto fare un bel po’ di gavetta, imparare bene il lavoro, prima che mi affidassero una vera sceneggiatura da disegnare. La mia prima storia è uscita nella primavera del ’91» [Shianmei, Liberidiscrivere.it] • «La Papernovela è stata la storia che mi ha fatto capire che potevo divertirmi, nella scrittura tanto quanto nel disegno. Tutto quello che è successo dopo, io lo faccio partire da lì» [Andrea Fiamma, Fumettologica] • Oltre all’attività sul versante Disney, ha realizzato vignette satiriche per Linus, Comix, Cuore e La Smemoranda. Di particolare rilievo è la serie di tavole su Alice a quel Paese (prima su “Comix” e poi in volume) e Olimpo Spa su testi di Vincenzo Cerami. Collabora dal 2006 con Donna Moderna, su cui appaiono le strisce del suo personaggio Lucrezia con le sue crisi sentimentali. (personaggio pubblicato in volume da Edizioni BD e Rizzoli Lizard): «Lucrezia è nata nel 2004, per un libro che si intitolava “Amore mio”. Volevo raccontare i cortocircuiti delle relazioni umane che passiamo spesso sotto la voce “amore”, ma che amore non sono: i piccoli ricatti affettivi, la pretesa che sia un’altra persona a renderci felici e a risolverci la vita. Per raccontarli mi serviva quindi un personaggio. Doveva essere una donna, perché mi è più facile assumerre un punto di vista femminile, e non doveva essere perfetta, perché l’autocritica è l’unica posizione che ti permette di estendere le critiche ad altri. Ho provato a fare degli schizzi, per delineare un personaggio. Ed è arrivata subito lei, Lucrezia, pronta a farmi da alter ego per gli anni a venire. Le allora direttrici di “Donna Moderna” hanno visto il libro, e mi hanno chiesto di provare a fare la vignetta settimanale. Non è stato facile, all’inizio, ma poi la collaborazione ha funzionato» [Shanmei, cit.] • «Spesso un dolore che non trova sfogo, può diventare anche una patologia complessa. Una bomba a orologeria che passa di generazione in generazione» • «Ho sempre indagato i cortocircuiti dei rapporti umani e la capacità che abbiamo di fraintendere e di fraintenderci, cercando di trovare un modo divertente per raccontarli. Ma solo di recente mi sono chiesta perché m’interessassero tanto le relazioni non riuscite. E ho capito che la cosa partiva dalla mia relazione con mia madre, che non era andata benissimo e in qualche modo mi aveva indotta, per tutta la vita, a mettere insieme storie complicate. Allora ho cominciato ad analizzare meglio la situazione cercando ricordi, leggendo opere sul tema, diciamo rigirando il coltello nella piaga: faceva ancora male. Una volta deciso che poteva nascerne una storia, ho capito subito che il tono non poteva essere allegro. Ma non ho abbandonato del tutto l’umorismo» [Manifesto] • Tra i suoi graphic novel per Feltrinelli Comics …E noi dov’eravamo? e L’allegra vita della quota rosa. Per Sergio Bonelli Editore con Quei due e Diabolik sottosopra insieme a Tito Faraci. Si tratta una parodia del celebre fumetto: «È molto difficile avvicinarsi a un personaggio così iconico e celebre. Pensavo di non essere in grado. Quello che mi ha convinto è stato l’entusiasmo e l’appoggio del direttore di Diabolik, Mario Gomboli. Allora ci ho provato. Ho cercato un segno che fosse diverso da quello più comico che avevo sempre usato. Un pochino più realistico, però senza cercare di scimmiottare un tipo di disegno che non mi sarebbe stato congeniale. E poi mi sono accorta che Diabolik, che si prende così sul serio e non ha il minimo senso dell’umorismo, era perfetto per delle storie comiche. Devo dire che, grazie anche ai testi di Tito Faraci e Mario Gomboli, mi sono divertita un sacco a disegnare lui e Eva Kant» [Paragone, cit.]. • Lo leggeva anche prima? «Sì, lo leggevo, anche se non con continuità. Adoravo Sergio Zaniboni, un disegnatore gigantesco, avevo molti degli albi disegnati da lui. Negli ultimi anni lo leggo con assiduità, mi ci sono affezionata» [ibid.]. • «Ormai quando vado in edicola mi accorgo che prendo i suoi albi per vedere cosa fa quando non sta insieme a me» [Luca Raffaelli, Rep] • Nello strano noioso villaggio dove è ambientata gran parte della storia ho visto delle tue citazioni di Asterix. «Proprio così. Nel momento in cui Tuto mi ha descritto i due anziani personaggi del paese in cui non c’è nulla se non sassi e pecore, mi è subito tornato alla mente Asterix in Corsica. Ma non l’ho riletto, sono andata a memoria. Ricordavo il berrettino pigiato sugli occhi di uno dei due personaggi, il modo in cui stavano seduti. Dopo averli disegnati sono andata a controllare: per fortuna erano diversi, anche se il punto di partenza è stato quello. Si tratta proprio di una citazione» [ibid.] • Il 5 luglio la terribile coppia (e non stiamo parlando di Eva e Diabolik!) si accinge a colpire ancora, con un nuovo albo della serie Diabolik Sottosopra intitolato Un posto tranquillo: «L’ennesima sfida tra l’inafferrabile criminale e l’ispettore Ginko verrà risolta a suon di risate, tra situazioni paradossali e un’insolita incompetenza di tutte le parti coinvolte. Per i collezionisti, l’albo include due mazzi di carte e una seconda storia inedita sceneggiata da Mario Gomboli da leggere - ovviamente - ribaltando l’albo sottosopra» [Wired] • «Quando lavoro ascolto tantissimo la radio e poi musica rock, indie, perché mi deve tenere sveglia, dare ritmo. Se invece devo farmi venire delle idee meglio il silenzio oppure, se ci sono troppi rumori (visto che non abito in campagna) allora musica classica a palla, tra Mozart e Beethoven» [ibid.] • «Nei miei libri finisce quello che vivo, quello che mi raccontano amiche e amici, quello che vedo, quello che leggo: poi cerco un denominatore comune, frullo tutto e invento situazioni verosimili» [Paragone, cit.] • In futuro ti vedi percorrere strade diverse da quelle che hai intrapreso con Lucrezia? «Lucrezia è la mia finestra sul mondo. Se voglio raccontare quello che penso del mondo attuale uso lei. È probabile che faccia qualcos’altro di diverso, non so se in questa direzione o un’altra. L’unica cosa che ho capito è che, per un autore, è salutare cambiare ogni tanto e aggiustare il tiro, perché sennò ci si ripete, e se il lavoro diventa ripetitivo la creatività va a farsi benedire. Il rovescio della medaglia è che temevo di dare ai lettori qualcosa di troppo distante dagli altri miei fumetti, qualcosa che li avrebbe allontanati… che poi in realtà ho sempre parlato, attraverso Lucrezia, di relazioni tra persone che non funzionavano. Questa è semplicemente l’ennesima relazione che non funziona, solo che è raccontata in maniera un po’ diversa» [Fiamma, cit.].
Titoli di coda «Io semplicemente muoio se non disegno».