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 2024  luglio 20 Sabato calendario

Biografia di Beppe Grillo (Giuseppe Piero Grillo)

Beppe Grillo (Giuseppe Piero Grillo), nato a Savignone (Genova) il 21 luglio 1948 (76 anni). Comico. Politico. Cofondatore, insieme a Gianroberto Casaleggio (1954-2016), del Movimento 5 stelle, di cui rappresenta da sempre la figura pubblica apicale (prima capo politico, poi presidente, dal 24 settembre 2017 «garante»). «Non posso candidarmi perché vincerei io. E io sono per la dittatura» • Secondogenito di un piccolo imprenditore siderurgico e di una pianista. «La famiglia […] di base stava a Genova, nel quartiere di San Fruttuoso della celebratissima piazza Martinez. […] Qualche bici, poche motociclette, le ragazze migliori della zona […] il giovane Grillo, patito di calcio come tutti gli altri. “Aveva 12 anni e lo portai a fare un provino per una squadra locale sponsorizzata dalla Shell”, racconta uno che c’era, “il problema è che il Giuse era una balena, lo chiamavamo Porcellino. Aveva un buon tocco di palla, ma ricordo che l’allenatore mi disse: ma chi mi hai portato?”. Giocava a pallone anche Antonio Ricci, che era di Albenga e però a piazza Martinez, assieme a Roby Carretta, era in qualche modo collaterale: “Ma Ricci non era molto portato. Mi ricordo che nella sua squadra c’era anche Donato Bilancia, il serial killer. Stava sempre al bar Cucciolo”. È vero: ma era un tipo innocuo e lo chiamavano Belinetta. […] L’unico davvero portato per il calcio pareva il Portento: Orlando Portento, il bello della compagnia nonché un talento comico che quasi tutte le fonti indicano come il vero mentore e inventore di Beppe Grillo, privo tuttavia della sua pervicacia» (Filippo Facci). «Da bambino, Grillo eseguiva numeri comici e musicali per la sua famiglia. “Beppe cantava e suonava la sua chitarra, lanciando urli alla James Brown”, ricorda suo fratello Andrea. “E nostro padre diceva: ‘Sembra una bestia!’. Durante la cena, veniva a tavola cantando come Ray Charles e indossando grossi occhiali scuri, oppure faceva finta di fumare un enorme spinello. Nostra madre rideva a crepapelle, ma papà le diceva: ‘Tuo figlio è un idiota. Guarda le stupidaggini che fa, invece di studiare come dovrebbe’”» (Tom Mueller). «Si diplomò ragioniere all’Ugolino Vivaldi, istituto privato per rampolli-bene con retta piuttosto esosa. S’iscrisse anche a Economia e commercio, ma presto la piantò lì. […] Per un certo periodo fece il piazzista di jeans per la Panfin, ma fu licenziato. […] Aveva cominciato a fare qualche seratina di cabaret accompagnandosi con la chitarra: circolini, qualche discoteca, molte feste e festicciuole politiche per liberali e socialdemocratici e democristiani e socialisti. “Gl’importava zero della politica”, dice Portento, “era un frivolo, un cinico”. […] Il vero problema di Grillo, all’epoca, è che a dispetto del talento non aveva ancora un repertorio tutto suo: prendeva a destra e a manca. Il gran suggeritore rimaneva Portento, per il resto rubacchiava qua e là: cantava sempre, tra altre, le canzoni di Pippo Franco, che all’epoca nessuno conosceva. O quasi. […] Fu nei primi anni Settanta, per cercar di sfondare, che Grillo provò a trasferirsi a Milano. Pagavano anche 25 mila a serata, da quelle parti. Si fece crescere la barba. […] Più o meno al terzo anno milanese, la grande occasione: al localino La Bullona venne Pippo Baudo» (Facci). «Appena entro, m’accorgo d’essere l’unico spettatore. C’ero solo io. Così, quando lui compare sul piccolo palco, gli dico: “Senta, Grillo, mi spiace, ma non fa niente, torno un’altra volta”. Invece lui scende, mi si avvicina e mi fa: “Scherza? Io, lo spettacolo, lo faccio ugualmente”. Due ore strepitose. Io e lui. Rimasi letteralmente scioccato dalla sua bravura. Una settimana dopo, gli feci fare un provino negli studi Rai, davanti a un pubblico vero. E anche lì andò fortissimo» (Baudo a Fabrizio Roncone). «Grillo ormai era lanciatissimo. Nel 1977/78 sulla Rai partecipò a Secondo voi e nel 1979 a Luna Park, stesso anno in cui esordì come presentatore a Fantastico assieme a Loretta Goggi, programma di Antonio Ricci. Di lì in poi potrà scegliersi nuovi autori che gli scrivano le battute: Ricci medesimo e Stefano Benni tra questi. Fu il successo vero, e nondimeno i soldi veri, che il fratello Andreino prese a gestirgli: anche perché il Giuse non si fidava di nessuno. […] Il tardo 1981 […] è l’anno in cui il comico diviene protagonista di un episodio destinato a segnarlo per sempre» (Facci). Il 7 dicembre di quell’anno, in montagna, tra Limone Piemonte e il Col di Tenda, Grillo stava guidando il suo nuovo fuoristrada Chevrolet lungo una strada sterrata chiusa al traffico trasportando una coppia di amici (Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, 45 e 33 anni), il loro figlio (Francesco, 8) e un altro amico (Alberto Mambretti, 40) quando l’auto slittò su una lastra di ghiaccio, precipitando in una scarpata: Grillo si salvò gettandosi fuori dall’abitacolo, Mambretti rimase lievemente ferito, ma i due coniugi e il bambino morirono sul colpo. «Aspettando il processo, non si ferma: ha appena ultimato Te la do io l’America, nel 1982 è protagonista di Cercasi Gesù diretto da Luigi Comencini e nel 1984 l’attende Te lo do io il Brasile» (Facci). Accusato di omicidio colposo plurimo, Grillo fu dapprima assolto con formula dubitativa, per essere poi condannato in appello e in Cassazione a un anno e due mesi di reclusione (in quanto decise «consapevolmente di affrontare il pericolo e di compiere il tentativo di superare il manto ghiacciato»), poi condonati; nel frattempo aveva versato circa 600 milioni di lire a Cristina Giberti (9 anni), figlia dei coniugi rimasti uccisi e sorella di Francesco, che quel giorno non aveva voluto partecipare all’escursione. «Ma la vita continua. Nel 1986, poco in linea con certe sue intransigenze future, fu protagonista di alcuni spot per gli yogurt Yomo. […] È il periodo in cui andò a vivere a Sant’Ilario, la Hollywood di Genova: una bellissima villa rosa salmone, affacciata sul monte di Portofino, con ulivi e palme» (Facci). «Fantastico 7, 15 novembre 1986. Presenta Pippo Baudo. […] “La cena in Cina… Martelli ha chiamato Craxi e ha detto: ‘Ma senti un po’, qua ce n’è un miliardo e son tutti socialisti?’. E Craxi ha detto: ‘Sì, perché?’. ‘Ma allora, se son tutti socialisti, a chi rubano?’”. […] Craxi chiama Baudo, che eroicamente scarica Grillo e ne benedice la cacciata» (Andrea Scanzi). Il mito dell’esilio settennale risulta tuttavia smentito da autorevoli testimonianze (Angelo Guglielmi: «Fu Grillo a non voler più tornare in Rai. Me lo disse lui»; Pippo Baudo: «È stato un auto-esilio, Grillo voleva creare il “caso” per tornare con un grande coup de théâtre. E ci è riuscito») e dai fatti. «Grillo in Rai ci torna due anni dopo l’“editto”, nell’88, al Festival di Sanremo su Raiuno, ed è di nuovo all’Ariston l’anno dopo. […] È pure tra i big invitati al Fantastico del 1990 (poi assente “per motivi di lavoro”). Per uno “tenuto lontano dalla Rai dall’86 al ’93”, non male. Nel frattempo risparisce, fa spettacoli teatrali da sold out (perché “l’hanno cacciato dalla Rai” e quindi la gente paga per sentirlo a teatro), è ospite alla festa dei Telegatti, vince il “Grand Prix Confindustria-Upa” per lo spot Yomo, fa spettacoli alle Feste dell’Unità di D’Alema e Veltroni. E ritorna di nuovo in Rai, a Raiuno, prima serata (1993), dove fa il botto» (Paolo Bracalini). In quegli anni, Grillo aveva messo a punto un nuovo genere di satira: «quella “ecologico-economico-politica”. Colpire soltanto i politici non basta. A terrorizzare è altro: finanza, stupri ambientali, dittatura del mercato, onnipresenza della pubblicità. […] Buone notizie (1991) dà inizio alla sistematica opera di controinformazione che lo rende credibile agli occhi del suo pubblico. Testi di Michele Serra. […] Regia di Giorgio Gaber. […] Il Beppe Grillo Show del ’92/’93 è l’unico Grillo savonaroliano trasmesso in Rai. Propaggini catodiche si verificano a fine anni Novanta su Tele+, con i Discorsi all’Umanità. Poi arriva Murdoch. […] Da allora solo teatro. […] Il miglior Grillo ha usato i palazzetti per dare notizie che giornali e tivù dimenticavano. Lì si è cementata la credibilità: 1991-2005. Le premonizioni (Parmalat), le querele (una, persa, perché chiamò “vecchia puttana” Rita Levi Montalcini). Verde sui generis, sinistrorso sui generis, satirico sui generis. Genera appartenenza per contrasto. Le citazioni di Glenn Gould, la presenza scenica, il sudore copioso. Le battute ripetute. Il blog, nato il 26 gennaio 2005 per volere dell’alter ego Gianroberto Casaleggio (in grado, secondo alcuni, di plagiarlo) è lo sfogo naturale di una vita urlata» (Scanzi). «Il blog. È da qui che tutto nasce: Beppegrillo.it. […] Da anni Grillo portava nei suoi spettacoli temi ambientalisti, critiche al sistema economico, denunce del malcostume italiano. Ora confluiscono sulla sua pagina web. Sempre dal blog nasce l’idea dei meet-up: Grillo suggerisce a chi segue il blog di utilizzare il social network per “incontrarsi tra loro, discutere, prendere iniziative, vedersi di persona”. […] Il primo gruppo, a Milano, si chiama Amici di Beppe Grillo. Il comico, con i meet-up, dà il sostegno anche a una lista civica, Pescara in Comune, per le Amministrative nel capoluogo abruzzese. I meet-up continuano a diffondersi e strutturarsi. L’8 settembre 2007 Beppe Grillo si impone sulla scena politica nazionale, con il V-Day, la “giornata del vaffa…”: a Bologna in piazza ad ascoltarlo ci sono 50 mila persone, ma l’iniziativa è contemporaneamente anche in altre città. Lo scopo è raccogliere firme per la campagna “Parlamento pulito” e per presentare un disegno di legge di iniziativa popolare per introdurre il limite di due legislature e le preferenze e non ammettere i condannati in Parlamento. L’appuntamento è ripetuto negli anni successivi. “Da oggi il blog fa politica attiva con un sito dedicato alle liste civiche, al cittadino che prende in mano il proprio destino, il proprio Comune, la propria Regione”, scrive Beppe Grillo sul blog il 24 gennaio 2008. È una rivoluzione. […] Si comincia a pensare a un elenco di “liste civiche certificate pubblicate sul blog”. Le liste Amici di Beppe Grillo corrono per la Regione Siciliana e per il Comune di Roma. Nell’estate del 2009 Grillo presenta la richiesta di iscrizione al Pd, in Sardegna, al circolo dem di Arzachena. L’idea è quella di partecipare alle primarie. Ma il partito gli chiude le porte: “Non ha i requisiti”. […] Beppe Grillo presenta il Movimento 5 stelle, fondato con Gianroberto Casaleggio, nell’ottobre 2009. Il Movimento già nel 2010 elegge consiglieri in due Regioni (Piemonte ed Emilia-Romagna), oltre che in diversi Comuni. Nel 2012 è pentastellato il sindaco di un comune capoluogo di provincia: a Parma vince Federico Pizzarotti (in seguito sospeso dal Movimento, che lascia). Le liste targate Grillo aumentano i consensi. Beppe Grillo conduce in prima persona la campagna elettorale per le Politiche 2013: cento piazze d’Italia in 40 giorni, lo Tsumani Tour, seguito in diretta web. […] Al voto di febbraio il risultato è un successo. […] Beppe Grillo sale al Quirinale per le consultazioni e inaugura la linea delle non-alleanze: “Non voteremo la fiducia a nessuno”. […] Per le Europee 2014 Grillo è nuovamente in tour. Alle urne il Movimento è staccato dal Pd, 41% a 21%, ma resta comunque il secondo partito. Iniziano le prime grane. Sono diversi i parlamentari espulsi dal Movimento. […] A fine novembre annuncia sul blog: “Sono un po’ stanchino”. Nomina un direttorio. […] Il Movimento vince a Roma alle Amministrative del 2016. […] A settembre Grillo annuncia: “Torno in campo, farò il capo politico a tempo pieno”. A influire sulla scelta del leader del Movimento, la morte, il 12 aprile 2016, del cofondatore Gianroberto Casaleggio. In vista delle elezioni politiche 2018, la svolta. Il “passo di lato” questa volta è formale: è scritto nel regolamento per la scelta del candidato premier dei 5 stelle. Il capo politico del Movimento sarà il futuro candidato: Grillo lascia il timone dei 5 stelle. Si ritaglierà un ruolo di “padre nobile” [a rigore “garante”, cioè detentore del “potere di interpretazione autentica, non sindacabile” delle norme dello statuto, a tempo indeterminato ma teoricamente revocabile – ndr]» (Renato Benedetto). Tornato agli spettacoli comici in teatro nel febbraio 2016 (Grillo vs Grillo), il 23 gennaio 2018, poche settimane prima delle elezioni politiche, ha inaugurato la nuova versione del suo blog («Inizia adesso un’avventura straordinaria di liberazione, di mente, di fantasia, di utopie, di sogni, di visioni. […] Io sono stufo delle opinioni, sono stufo delle opinioni»), priva di riferimenti espliciti al Movimento 5 stelle, a rimarcare ulteriormente il suo allontanamento dall’agone politico, sempre più netto da quando il ruolo di capo politico del partito è stato assunto da Giuseppe Conte. «L’avvocato pugliese e il comico genovese, il presente e la storia del Movimento, due persone agli antipodi, lontane che più lontane non si potrebbe; due che non solo non si sono mai amati o trovati per un secondo reciprocamente simpatici, ma che hanno fatto del malcelato disprezzo reciproco la cifra stilistica di un rapporto che non è mai decollato» (Tommaso Labate). Il loro rapporto di non amore, negli ultimi anni, è apparso e scomparso all’apparire o allo scomparire delle difficoltà elettorali del partito. «Conte è un gentleman, infatti è uno specialista in penultimatum». «Non ha esperienza di organizzazioni né capacità di innovazione». «È perfetto per la politica. Quando parla, non si capisce nulla». Eppure questi duelli sembrano più schermaglie dialettiche che veri tentativi di riprendersi il partito. «Ma si capisce che Toninelli, Di Battista, Virginia Raggi e tutti gli altri ex squinternati d’assalto, tutti “i diciannovisti” di Grillo e Casaleggio- senior siano riacciuffati alla gola dal “come eravamo”. Alibi e contraffazione, la sceneggiata di Conte “mi dimetterò, statene sicuri, ma per rafforzare il Movimento e non per indebolirlo…” accende la lucciola pasoliniana di quel Dario Fo che riuscì a convincere molti elettori di sinistra che le sparate di Grillo, il suo parlare per eccessi, per iperboli, sberleffi e anche per insulti e minacce di ogni genere, era in fondo teatro, opera buffa, metafora, era il linguaggio smodato e maleducato dell’arte comica che diventava progetto politico. È difficile negare che ci sia una triste grandezza in Beppe Grillo, che è diventato irrilevante pur avendo vinto e stravinto sino a fare del suo movimento il partito di maggioranza relativa. Grillo è insignificante pur avendo cambiato il nostro Paese» (Francesco Merlo). Caustico il suo commento all’indomani delle elezioni europee del 2024: «È un momento storico. Ieri ho incontrato Conte, mi ha fatto un po’ tenerezza. Ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo» • Il suo ultimo spettacolo «si intitola Io sono un altro e forse è davvero così. Beppe Grillo al Teatro Celebrazioni di Bologna, nella seconda data del suo nuovo spettacolo, dice la sua. […] Una parabola iniziata proprio sotto le Due Torri, come ricorda lui stesso, dove ha mosso i primi passi politici con il Vaffa Day, nel 2007 quando riempì piazza Maggiore, dove venne trasportato dalle braccia di 50 mila persone su un canotto. Allora lo acclamavano tutti, era l’inizio della sua ascesa. […] Sul palco prevale la malinconia, quando racconta di sentire che il suo è stato un fallimento. […] “Voi che siete qui mi volete almeno un po’ bene, avete pagato un biglietto, non sono riuscito nemmeno a dare i biglietti omaggio. Non li hanno voluti. Ma è possibile, maledetti, dopo quello che ho fatto per voi? Dopo tutti i casini che mi sono preso. Ho tolto lo scatto alla risposta e mi ricambiate così. Non ci sto a scomparire così, vi porto via con me”» (Emanuela Giampaoli) • Due figli (Luna e Davide) dalla prima moglie, Sonia Toni, e due (Rocco e Ciro) dalla seconda e attuale consorte, l’italo-iraniana Parvin Tadjk. L’ultimogenito, Ciro, è attualmente sotto processo con l’imputazione di volenza sessuale. «So come andrà a finire. Sono tranciato in due ma riesco anche a riderci un po’ su, con la morte che ho dentro» • Sampdoriano • Avaro. «Ben quattro presunti testimoni raccontano che girasse con una tuta appositamente senza tasche per non avere soldi da spendere. […] “Non era tirchio, era malato”, racconta un suo ex sodale» (Facci). Ad oggi il Movimento 5 stelle gli gira 300 mila euro l’anno. «Ha affittato il suo blog per ospitare contenuti del M5s, insegnare tecniche di comunicazione, sviluppare contenuti sulla transizione ecologica e sull’innovazione tecnologica. Era difficile pensare che l’Elevato, l’impavido uomo del “Vaffa Day”, scendesse a Roma con il cappello in mano per chiedere ai suoi un vitalizio. Pareva una di quelle notizie che si leggono sui blog. Invece era tutto vero» (Aldo Grasso) • Non nega di essere stanco, dice di sentirsi vecchio. «Ho 76 anni, 78, 80» • Nel 2023, per il lancio di un suo ciclo di spettacoli, disse di aver fondato una nuova religione organizzata attorno a una «Chiesa dell’Altrove». «Non credete a nessuno, neppure a me, anche se a qualcosa è necessario credere. Quest’universo così complesso, possibile che sia nato dall’esplosione di una galassia? No, non è che se fai esplodere una tipografia viene fuori la Treccani» • «È ovvio che dopo quello che ho fatto ci vorrà tempo per ricominciare a fare spettacoli e portare i non grillini a vedermi, ma vorrei delle persone che mi guardano e dicono “Vediamo se riesce a farmi ridere”. […] Io vorrei per me una camera mortuaria onesta. Vorrei che le persone dicessero chiaramente quello che pensano di me, con la mia salma presente. “Finalmente se n’è andato questo rompicoglioni, se n’è andato troppo tardi”. Anche il prete dovrebbe dire la verità. “Rompeva i coglioni, gli piacevano le donne…”. Ma non è mai così. […] Neanche l’onestà post mortem è possibile» (a Chiara Galeazzi).