La Stampa, 21 agosto 2024
Cinque stelle: la resa dei conti
ROMA – Beppe Grillo non si arrende. Il fondatore del Movimento 5 stelle cerca di rimanere aggrappato alla sua creatura, che vede inesorabilmente sfuggirgli di mano. È rimasto in silenzio quasi un mese, a metabolizzare il brusco stop impostogli da Giuseppe Conte, che aveva frenato sul nascere la richiesta del comico genovese di un confronto preliminare sui temi da affrontare e gli obiettivi da porsi in vista dell’assemblea costituente M5s convocata per la fine di ottobre. Chi pronosticava che fosse finita lì, che Grillo avesse desistito, anche in virtù del ricco contratto da consulente per la comunicazione che gli viene pagato dal Movimento, deve ricredersi.
Con un lungo post pubblicato ieri sul suo blog, intitolato “Il nostro Dna”, il «Garante e custode dei valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 stelle», come lui stesso ci tiene a qualificarsi, fa capire di essere pronto a dare battaglia. Per difendere quelli che definisce «tre pilastri imprescindibili e in nessun modo negoziabili: il nostro simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato». Il primo, spiega Grillo, «è l’emblema di un’intera rivoluzione culturale e politica, la bandiera sotto cui milioni di italiani hanno marciato con noi». Il nome, invece, «rappresenta la nostra piena identità, rimane un ancoraggio, un richiamo costante alla nostra essenza più vera». Il limite dei due mandati per gli eletti 5 stelle, infine, «è un principio che ci distingue, che ci ha resi unici, che ci rende liberi dal potere e dalle sue tentazioni – avverte il fondatore –. È la garanzia che il Movimento rimarrà sempre fedele al suo spirito originario». Insomma, va bene l’assemblea costituente, va bene discutere, ma per Grillo alcuni paletti vanno messi e non tutto può essere affidato alla volontà di iscritti e attivisti. Cambiare il nome o il simbolo, eliminare il tetto dei due mandati «significherebbe tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha lottato con noi, di chi ha visto nel Movimento l’unica speranza di cambiamento reale».Un monito che arriva (forse non a caso) proprio mentre Conte sta preparando il suo video di lancio del «processo costituente», con l’avvio della prima fase di raccolta delle proposte dalla base, che si concluderà il 6 settembre. Il presidente M5s registra nel verde di villa Borghese a Roma, ricapitola il percorso e l’organizzazione, ma non arretra di un centimetro. «Potremo discutere di tutto e rifondarci integralmente: anche il simbolo, la denominazione, le regole organizzative consolidate, potranno essere discusse – assicura –. Perché non possiamo ammettere che, quando a pronunciarsi sia la comunità degli iscritti, alcuni decidano arbitrariamente e preventivamente di cosa su cosa si può deliberare».Dunque, lo scontro tra Conte e Grillo, fin qui mai davvero esacerbato per scelta di entrambi, è destinato a infiammarsi nelle prossime settimane, con possibili risvolti legali, tra ricorsi e cavilli regolamentari. E le distanze tra loro, personali prima ancora che politiche, si amplieranno in modo irreversibile. L’appello finale del fondatore a iscritti e attivisti M5s, del resto, suona come un anticipo di resa dei conti: «Vi chiedo di riflettere profondamente, di ascoltare la vostra coscienza. In questo momento cruciale non possiamo permetterci di smarrire la nostra rotta – scrive –. Custodiamo e proteggiamo ciò che abbiamo costruito insieme». Quanto queste parole possano ancora fare breccia nei cuori degli iscritti e attivisti 5 stelle è difficile dirlo. Non molto, a giudicare dai commenti pubblicati sui profili social del comico: in parecchi gli rinfacciano l’entusiastica benedizione al governo Draghi (come ha fatto lo stesso Conte), altri domandano se non sia il caso di far diventare «un incarico a tempo» anche quello del garante.Un modo per dire: caro Beppe, hai fatto il tuo tempo. Che è poi quello che pensa tutto o quasi il gruppo dirigente M5s e la gran parte di deputati e senatori. A esprimere l’umore della truppa ci pensa la vice capogruppo a Palazzo Madama, Alessandra Maiorino, convinta che «quando ci si rinchiude nel dogmatismo, vuol dire che non si ha più niente da dire». Per trovare qualcuno che sostenga pubblicamente Grillo bisogna guardare ai volti del passato, come Danilo Toninelli, tuttora membro del collegio dei probiviri, che definisce quelle di Grillo «parole sante»: «Al M5s serve solo un ritorno al futuro, non un ritorno al passato – spiega l’ex ministro – cioè una trasformazione anche formale in un partito come tutti gli altri». Ma la trasformazione è già in atto e non da oggi: salvo sorprese, da qui a fine ottobre verrà completata.