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 2024  agosto 21 Mercoledì calendario

Auto elettriche, dazi Ue più soft . Ma la Cina accusa: protezionisti

BRUXELLES La Commissione europea tira dritto e conferma i dazi proposti sulle auto elettriche “made in China” allargando la platea anche a Tesla, ma ammorbidisce ancora la sua strategia e tiene la porta bene aperta al dialogo con Pechino, alla ricerca di «una soluzione alternativa» alla contrapposizione commerciale.
L’esecutivo di Bruxelles ha inviato ieri alle autorità del gigante asiatico e alle compagnie coinvolte nell’indagine anti-dumping iniziata quasi un anno fa, la sua ultima bozza relativa alle tariffe compensative sulle e-car vendute a prezzi artificialmente bassi sul mercato Ue, per effetto dei sussidi pubblici erogati da Pechino lungo tutta la catena del valore.Si tratta di una tappa intermedia, ma intanto il tempo scorre: le misure entreranno in vigore al più tardi il 31 ottobre e avranno durata di cinque anni rinnovabili, sempre che nei prossimi due mesi non arrivi una fumata bianca nel negoziato in atto con Pechino. Oppure che i governi dell’Ue non decidano nel frattempo di bocciare l’offensiva: per farlo, serve la maggioranza qualificata dei 27, e finora l’operazione è stata avversata solo da Germania, Svezia, Finlandia e Ungheria (con Italia, Francia e Spagna compatte, invece, tra i sostenitori).
Le parti hanno a disposizione dieci giorni per presentare rilievi o richiedere ulteriori confronti. «Non ci sono prove sufficienti per dimostrare che i veicoli elettrici cinesi causino un danno materiale sostanziale nel mercato Ue», ha reagito la rappresentanza della Camera di commercio cinese presso l’Ue, contestando «l’approccio protezionistico» scelto dall’esecutivo von der Leyen. La mossa, ha aggiunto, «aggraverà le tensioni commerciali tra Cina e Ue, inviando un segnale profondamente negativo alla cooperazione globale e allo sviluppo verde».Pechino ha risposto all’iniziativa presentando un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio e avviando proprie indagini anti-dumping sulle importazioni di cognac e di carne di maiale dall’Ue. Alla luce degli scambi tecnici con le sigle interessate, i dazi aggiornati ammontano al 17% (era 17,4%) per Byd, al 19,3% (dal precedente 20%) per Geely, che controlla la svedese Volvo, e al 36,3% (da 37,4%) per Saic, che ha una joint venture con la tedesca Volkswagen. Queste tariffe, la cui entità potrebbe ancora variare, si sommeranno ai dazi del 10% a cui è già soggetto l’import di auto nell’Ue.Altre 17 aziende che, pur se non incluse nel campione, hanno collaborato con l’indagine Ue saranno colpite da un prelievo del 21,3% (in lieve rialzo dal precedente 20,8%), mentre i produttori che non hanno preso parte all’inchiesta dovranno versare una tariffa pari al valore più alto, quindi del 36,3%. Alle realtà con attitudini cooperative saranno parificate anche le più recenti joint venture Cina-Ue, che potranno così beneficiare del prelievo del 21,3%: è il caso, ad esempio, della Cupra Tavascan, prodotta da Volkswagen.L’ultimo parziale dietrofront, poi, riguarda la riscossione retroattiva dei dazi: inizialmente annunciata, alla fine non ci sarà e si attenderà dunque direttamente l’autunno (e quanto già eventualmente versato andrà rimborsato).Da ieri, nel mirino di Bruxelles c’è pure l’americana Tesla, limitatamente ai veicoli a batteria prodotti in Cina: all’azienda di Elon Musk si applicherà una tariffa di appena il 9%, il valore più basso tra quelli messi nero su bianco dalla Commissione, con l’obiettivo di compensare l’effetto anticoncorrenziale rappresentato da sgravi fiscali, canoni di affitto vantaggiosi e sconti sull’acquisto di batterie “made in China” riconosciuti da Pechino.Un mese fa, Tesla aveva richiesto l’apertura di un filone di indagine dedicato alle sue fabbriche nel Paese asiatico, nella speranza (avveratasi) di strappare un dazio decisamente più ridotto di quello, residuale e pari a oltre il 20%, applicato invece a tutte le compagnie automotive non incluse nel campione.
L’offensiva di Bruxelles ha già avuto l’effetto di rallentare l’afflusso di e-car cinesi nel mercato Ue: secondo le cifre relative a 16 Stati su 27, a luglio l’immatricolazione di auto elettriche del gigante asiatico si è ridotta del 45% rispetto al mese precedente, che aveva però visto la corsa contro il tempo degli importatori per svuotare gli inventari.Gabriele Rosana