Il Messaggero, 21 agosto 2024
Affondamento del veliero. L’ipotesi dell’errore umano
Come è possibile che uno yacht lussuoso e all’avanguardia, di 473 tonnellate di stazza lorda, sia affondato in sessanta secondi a un chilometro dalla costa siciliana all’alba di lunedì? “Deriva mobile” non abbassata o portelli aperti: sono ipotesi sotto esame. La procura di Termini Imerese ha già acquisito alcuni video registrati dalle telecamere di sorveglianza di una villa vicina al litorale. In una ricostruzione del Financial Times viene introdotto un tema importante: si cita il lifting keel, vale a dire quello che in italiano chiamiamo chiglia mobile o retrattile (o deriva mobile); è un sistema che se abbassato porta, secondo i dati del costruttore (Perini Navi), la chiglia a una profondità totale di 10 metri. Più nel dettaglio: il documento di Perini Navi fornisce le dimensioni della chiglia in posizione “su” – 4,05 metri – e in posizione “giù” – 9,83 metri. Se la deriva fosse stata abbassata completamente l’imbarcazione avrebbe avuto maggiore stabilità nonostante la tromba d’aria. Scrive il Financial Times: «Se la chiglia fosse stata per qualche motivo in posizione sollevata anziché completamente estesa, ciò avrebbe compromesso la stabilità della barca in caso di vento forte. In genere, i capitani di yacht a vela con alberi particolarmente alti cercano di allontanarsi dalla zona di pericolo se sono previsti venti forti». C’è stato un errore del comandante? Si affaccia dunque l’ipotesi dell’errore umano. Secondo alcuni esperti sarebbe affrettato arrivare a questa conclusione: il veliero si trovava in rada in una situazione tranquilla, solitamente si abbassa la deriva quando il mare è grosso. «E quando è arrivata la tromba d’aria – commenta un esperto – non c’è stato il tempo per abbassarla, perché non è una operazione che compi spingendo un bottone. Serve almeno mezz’ora».Il comandante dello yacht nelle prime dichiarazioni ha spiegato: «È stato tutto improvviso, non abbiamo visto arrivare la tromba d’aria». Osserva l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina militare: «Lascia perplessi che una nave così attrezzata e così moderna sia affondata così rapidamente. E se effettivamente non ci sono lesioni sullo scafo l’acqua deve essere entrata attraverso dei portelli aperti. La nave a quel punto è andata rapidamente a fondo perché tonnellate di acqua sono entrate all’interno». I video ripresi da alcuni sistemi di telecamere di sorveglianza mostrano che il Bayesian si inabissa in circa sessanta secondi. E s’ipotizza che le raffiche di vento avessero una velocità fino a 150 chilometri all’ora. «Provi a tracciare sulla mappa una linea con un pennarello. Trovarsi proprio nel punto in cui passa quel segno sottile non è così probabile. Ecco, immagini che quella linea indichi il tracciato della tromba d’aria che è stata molto intensa e localizzata. Detta in altri termini: se il veliero Bayesian si fosse trovato anche a solo 100 metri più in là rispetto a dove è affondato, l’esito sarebbe stato differente». A parlare è il professor Antonio Carcaterra è direttore del Dipartimento Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma. Su questo molti esperti concordano: il Bayesian ha avuto la sfortuna di trovarsi al momento sbagliato nel punto sbagliato.Carcaterra: «Non è sorprendente che in presenza di eventi estremi possano esserci conseguenze anche nefaste, negative. Parliamo di una tromba d’aria in cui si realizzano delle condizioni di velocità del vento e del mare particolarmente gravi. Temo che non ci sia stato proprio il tempo per manovrare l’imbarcazione. Pensi: arriva un evento meteo di intensità così importante, arriva in un momento in cui l’allerta dell’equipaggio era bassa perché stava dormendo. E non hanno avuto neppure la possibilità di vedere avvicinarsi la tromba d’aria, anche se va detto che probabilmente ci sarebbe stato poco da fare comunque». Perché tra le imbarcazioni che si trovavano in quell’area solo il Bayesian è affondato? Carcaterra: «Perché è stata quella colpita in maggior misura. Sono fenomeni localizzati. A 150 metri di distanza l’effetto magari è importante, ma non dirompente. È una barca di dimensioni ragguardevoli, le forze in gioco devono essere state importanti. Poi c’è stata una combinazione maligna tra effetti aerodinamici, quindi velocità del vento molto elevata che poi eccita dei moti ondosi particolarmente pericolosi che producono degli effetti di beccheggio e rollio della barca che possono essere molto importanti. L’imbarcazione può superare angoli di rollio che diventano proibitivi: si è piegata lateralmente». L’albero (72,3 metri in alluminio) è molto alto, ma dalle prime risultanze non si è spezzato.