il Giornale, 21 agosto 2024
Uccide il figlio disabile, l’ex moglie e poi si spara
Un’eutanasia di gruppo a colpi di arma da fuoco. Un modo brutale per interrompere una vita di lacrime e rimpianti. È stata questa la scelta di Luciano Turco, 67 anni, operaio in pensione, che ieri a Rivalta Bormida, nell’Alessandrino, ha ucciso con la sua calibro 22 l’ex moglie Giuseppina Rocca, 69 anni, per tutti Pinuccia, bidella anch’essa in pensione, e il figlio Daniel di 44 anni, disabile dal 1993 in seguito a un incidente con la moto. L’uomo poi si è tolto la vita, chiudendo il cerchio di un’esistenza che non era più stata la stessa dopo il dramma di trentuno anni fa.
I tre corpi sono stati ritrovati dal fratello della donna, che ogni mattina andava a farle visita nel suo appartamento in via Oberdan. La difficile gestione di Daniel, ridotto sulla sedia a rotelle, coinvolgeva tutta la famiglia e anche Pinuccia e Luciano, separati da oltre vent’anni e non conviventi, trascorrevano molto tempo assieme. Di Daniel si occupava anche una badante che però non sarebbe stata presente al momento della tragedia.
Quando è entrato nell’appartamento, di cui possedeva le chiavi, ha trovato i tre corpi riversi a terra.
Probabilmente la resa dei conti con il destino è avvenuta lunedì in giornata. La mattina il fratello di Pinuccia era passato trovando tutto a posto. Inoltre alcuni amici di Pinuccia hanno raccontato ai cronisti di aver provato a contattare la donna al telefono senza ricevere risposta. L’arma del delitto è una pistola regolarmente detenuta che avrebbe sparato almeno cinque colpi, forse sei. Completati i rilievi della scientifica, i corpi delle tre vittime sono stati portati via. Sulla dinamica del massacro non ci sarebbero molti dubbi, gli inquirenti sono al lavoro piuttosto, per «chiarire le motivazioni che hanno spinto l’uomo a sparare», come spiega il tenente colonnello dei Carabinieri Silvio Miele, comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Alessandria. Anche se, visto che la mela non cade mai troppo lontano dall’albero, è difficile immaginare che non c’entri il pudico e lungo dolore per la disabilità di Daniel. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Alessandria, Gualtiero Battisti.
Un’amica di Pinuccia, che aveva lavorato con la vittima nell’asilo di Rivalta Bormida parla
di lei come di «una brava persona, molto legata a Daniel, ancora di più dopo l’incidente» e nega che ci fossero dissapori gravi con Luciano: «Non l’ho mai sentita parlare male del suo ex marito».
Il destino balordo vuole che lo stesso comune dell’alessandrino, poco più di 1.300 abitanti, poco più di cinque anni fa sia stato teatro di una tragedia per certi versi simile. Il 17 aprile 2019 il 68enne Luciano Assandri sparò al figlio Diego, tossicodipendente di 39 anni al termine di una lite scaturita dall’ennesima richiesta di denaro del giovane per comprare una dose. I due abitavano in una villetta in una zona residenziale. L’uomo, descritto come «esasperato dal contegno offensivo e aggressivo del figlio», peggiorato dopo la morte della madre avvenuta nel 2018, era stato condannato al termine del processo celebrato nel 2021 in corte d’assise a Torino a sei anni e otto mesi, sentenza annullata nel gennaio 2023 dalla Corte di Cassazione, che ha chiesto al tribunale di riesaminare una possibile ulteriore circostanza attenuante, quella della cosiddetta «provocazione per accumulo»