Corriere della Sera, 21 agosto 2024
La visita di Madonna ha fatto solo bene a Pompei
L a visita di Madonna è stata un po’ come un terremoto per gli scavi di Pompei? Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico, ci pensa su. «Sicuramente è stata l’inizio di una nuova stagione. La ricostruzione del rapporto tra queste personalità e il patrimonio culturale. Non è la star che affitta un sito, ma è quella che mette al centro del suo interesse un progetto per il bene del sito. Madonna ha finanziato con 250 mila euro “Sogno di volare”, un percorso di riavvicinamento culturale che coinvolge i bambini e i ragazzi dell’area vesuviana».
C’è chi non la pensa così. Tomaso Montanari, ad esempio...
«La tutela di un bene non può essere solo divieto o chiusura. C’è la tutela attiva, quella che coinvolge e crea sinergie. Con Madonna si è fatto questo».
Si è parlato di «prostituzione delle storiche pietre...».
«Riparte sempre il solito disco, polemiche che fanno diventare il nostro mondo piccolo, finché non vediamo soltanto quello che crediamo di vedere già. Gli Scavi sono rimasti aperti normalmente, nulla è stato sottratto al pubblico e lo straordinario ai dipendenti per la visita notturna lo ha pagato Madonna. Una sua canzone recita: You only see what your eyes want to see».
Ma poi si è cenato nel Teatro Grande...
«È stato un rinfresco che era stato annunciato ampiamente nel comunicato stampa di presentazione dell’evento. Meno di trenta persone. Era il suo compleanno».
Poco più di un brindisi, un buffet?
«Sì, assaggi. Ma non è la mia materia. Sono archeologo. Possiamo chiedere all’Accademia della Crusca quale sia la differenza tra rinfresco, banchetto o cena. Credo che l’importante sia il progetto che si finanzia e che è a tutela del Parco archeologico».
«Sogno di volare»?
«Sì, quando sono arrivato a Pompei ho visto che c’era distanza, quasi estraneità della cittadinanza nei confronti del loro grande sito. Così ho pensato a questo progetto che, attraverso il teatro, coinvolge ragazzi che ora si stanno avvicinando agli Scavi».
Lei, a 43 anni direttore degli scavi di Pompei. L’avrebbe mai immaginato?
«Neanche in sogno. Vengo da un piccolo paese del sud della Germania, cresciuto in una famiglia che aveva le sue difficoltà economiche. Mio padre era insegnante di pianoforte, mia madre teneva corsi in ospedale. La musica era la mia passione, ma anche la storia e l’archeologia che divennero la mia via di fuga quando si separarono».
E la passione per l’Italia?
È stato l’inizio di una nuova stagione
Credo che l’importante sia il progetto finanziato per valorizzare gli Scavi
«Da bambino andavamo in vacanza al lago di Garda. Una volta stavo quasi annegando. Mi ritrovai al largo sul mio delfino gonfiabile. In Italia ho sempre vissuto emozioni forti. Affamato di cultura e qui ce n’è tanta. Tutto mi piace, la cordialità, il profumo di caffè nelle strade, la luce».
Però andò a studiare archeologia a Berlino.
«Per seguire una fidanzata ma in quella città ho conosciuto mia moglie. Ci siamo innamorati a Roma, durante l’Erasmus».
E poi?
«Da studente partecipai a un bando per lavori di scavo a Selinunte. E la mia passione per l’Italia è esplosa. Ho imparato la lingua parlando con gli operai. E ho conosciuto Massimo Osanna, grande archeologo e maestro».
Decise di restare?
«In Germania nacque nostra figlia. Ma grazie a una borsa di studio sulla colonizzazione greca della costa ionica siamo tornati in Italia, a Matera. Era il 2012. Dovevamo restare due anni, siamo ancora qui».
Poi direttore di Paestum.
«Era il primo bando internazionale. Alcuni amici mi dissero: “Vedi, ora puoi partecipare anche tu, perché non lo fai?”. Ma figuratevi se mi prendono, risposi. Alla fine mi convinsi e feci domanda all’ultimo momento utile. Il mio progetto colpì la commissione. Ricordo che quando arrivò la telefonata del ministero ero a Milano davanti alla Tomba del Tuffatore. Dovetti sedermi su un marciapiede».
Quindi Pompei?
«Per me è un sogno. Per scrivere il progetto feci un tour camuffato negli Scavi, con tanto di occhiali da sole».
Abita a Napoli?
«No, vicino a Paestum. Ma ho abitato a Montesanto e a Forcella. Qui ho conosciuto dei vicini che ci hanno accolti come fratelli. Siamo così legati che hanno fatto da testimoni per il battesimo del mio secon