Corriere della Sera, 21 agosto 2024
La «sintonia» del Meeting con il centrodestra
RIMINI In principio fu il Divo Giulio (Andreotti). Poi venne Silvio (Berlusconi). Ed ora è il tempo di Giorgia (Meloni). Politici amati e riamati dal popolo e dall’establishment ciellino, acclamati e applauditi a scena aperta al Meeting, ma nessuno dica che il cuore batte a (centro) destra. A domanda diretta, la risposta suona così: «Noi ci confrontiamo e dialoghiamo con le istituzioni (i politici di cui sopra sono stati presidenti del Consiglio, ndr). Ci interessa risolvere i problemi». Se però insisti un po’, ecco l’ammissione che è quasi una presa d’atto. «È innegabile che sui valori ci troviamo più in sintonia con il centrodestra».«Noi abbiamo un’anima moderata, siamo contro gli estremismi» ammette il presidente del Meeting Bernhard Scholz. «Siamo lontani da estremismi e populismo. Ci piacciono le persone che vogliono fare e non litigare» conferma Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Pur con le sue diverse articolazioni, il soggetto ciellino (che nessuno osi considerarlo un partito anche se talvolta sui temi sensibili ne esercita il peso) ama giocare un ruolo baricentrico preferendo poi interloquire a destra perché lì trova temi e parole d’ordine comuni. «Non c’è nessuna adesione ideologica – chiarisce Emanuele Boffi, direttore del mensile Tempi —. C’è sintonia su tematiche come la libertà d’impresa, la tutela della famiglia, la difesa della fede. Il centrodestra su questo offre più garanzie». Anche, e non era così scontato, nella versione a trazione Giorgia Meloni che rispetto ad Andreotti e Berlusconi ha accenti molto meno moderati. Due anni fa la premier ricevette ovazioni a scena aperta (inferiori solo a quelle tributate a Mario Draghi). Stavolta ha preferito dedicarsi alla figlia, ma se fosse venuta «avrebbe avuto una grande accoglienza». Lo dice uno che il popolo ciellino lo conosce bene come Roberto Formigoni. E forse non è un caso se è ricomparso a Rimini a distanza di tanti anni dopo aver valutato ipotesi di candidatura alle Europee con FdI. «Nei confronti di Meloni – aggiunge Boffi – c’è il riconoscimento della genuinità del personaggio che è partito dal basso. Quando a Rimini ha detto “Noi vogliamo lasciare liberi di fare quelli che vogliono fare” ha raccolto una standing ovation perché è un concetto che a noi piace».
Le istituzioni
Dellabianca, alla guida della Compagnia delle opere: le istituzioni vengono prima di tutto
C’è curiosità e interesse verso quella destra che, spiega uno dei dirigenti del Meeting, «è un po’ cambiata». O questo, almeno, è l’auspicio di chi, in virtù della visione moderata, comunque non dimentica vecchi compagni di strada come Matteo Salvini e Antonio Tajani, ospiti pressoché fissi della kermesse (attesi tra oggi e domani), ai quali riserva sempre grandi attenzioni. Anche se il ministro alle Infrastrutture quest’anno è nel mirino per aver dato via libera ad un mega stand costato più di mezzo milione di euro. Qualcuno vi ha visto una sorta di do ut des per ingraziarsi le simpatie cielline (ma succedeva anche ai tempi di Formigoni con gli allestimenti della Regione Lombardia). Il Meeting è una macchina complessa e costosa. Senza l’intervento degli sponsor e delle istituzioni sarebbe difficile metterla in carreggiata. Ed è quindi inevitabile che gli ospiti siano anche, nelle loro vesti istituzionali, finanziatori della manifestazione. Ci sono i ministeri di centrodestra ma anche le Regioni di centrosinistra. A partire da quella Emilia-Romagna guidata fino a poche settimane fa da Stefano Bonaccini, dem dall’animo riformista, grande amico del Meeting. «Per noi vengono prima di tutto le istituzioni, indipendentemente da chi le governa» chiude il cerchio Andrea Dellabianca, presidente della Compagnia delle Opere. Pazienza se qualcuno fa battere il cuore più di altri.