il Fatto Quotidiano, 19 agosto 2024
Telekom Serbia diventa una narrazione per la penna di Zandel
non è un caso che lo scrittore Diego Zandel, classe 1948, figlio di esuli fiumani, abbia firmato le introduzioni a due raccolte di romanzi di Eric Ambler, maestro della “crime-story” e della “spy-story”. E non è occasionale che, parlando di uno dei libri del narratore inglese, Ricatto internazionale, paragoni uno dei protagonisti a Mino Pecorelli, il direttore dell’agenzia di stampa Op assassinato a Roma, e aggiunga che se Pecorelli avesse letto il libro, forse avrebbe imparato la lezione e sarebbe ancora in vita. Questo per dire che Zandel, autore di romanzi spesso con ambientazioni alla Ambler (dalla Grecia all’Europa dell’Est, ai Balcani), racconta sempre ispirandosi alla storia e alla cronaca, dal terrorismo in Italia alla guerra nell’ex Jugoslavia. Ne è un esempio Un affare balcanico (Voland), l’ultima sua fatica. Ovvero una “crime-story” incentrata sull’acquisto nell’aprile 1997 di quote di proprietà di Telekom Serbia da parte di Telecom Italia, con il pagamento di almeno 893 milioni di marchi tedeschi (in contanti, e dentro diciotto sacchi di juta delle poste serbe) al presidente Miloševicć. Una vicenda, una “sporca storia” per dirla con Ambler, su cui nessuno, né la magistratura né la politica, ha voluto fare chiarezza. Come nelle narrazioni di Ambler, anche i personaggi di Zandel sono degli anti-eroi, coinvolti in faccende molto più grandi di loro, in cui si muovono servizi segreti di ogni sorta, dittatori, tangentisti, politici cinici, killer, boss della criminalità organizzata di mezzo mondo. Il tutto mediato dalle sue stesse esperienze di vita e di lavoro. In una recente intervista a Rosanna Turcinovich Giuricin, pubblicata su La voce del popolo,quotidiano italiano dell’Istria e del Quarnero, ricorda infatti che l’idea del libro gli è venuta quando fu scelto come responsabile dell’ufficio stampa aziendale di Telecom Italia, a Roma. Venne così a conoscenza del “pagamento degli 893 milioni di marchi tedeschi in contanti, del ruolo dei mediatori nell’affare, i cosiddetti facilitatori, a cui spettava il tre per cento della somma pattuita”. Dalla “conoscenza personale di alcuni protagonisti dell’affare”, perciò è seguito il resto. E cioè “il fatto che tutto fosse passato sotto silenzio della stampa e dei politici del tempo, a esclusione dei radicali, per altro inascoltati”. Compreso “il richiamo dei miei colleghi dirigenti a Belgrado in seguito ai bombardamenti Nato del 1999, e alcune loro testimonianze: tipo trovarsi una cimice per intercettare le conversazioni nell’auto”. Quindi “la svendita delle quote di Telecom Italia dopo un esborso simile e il tardivo clamore, con relativa campagna di stampa, che tutto ciò ha suscitato”. Ne è nato un libro avvincente, un romanzo d’azione che cattura il lettore. Ed è, nello stesso tempo, la denuncia di una vicenda dove spariscono i confini, che ci dovrebbero essere, tra politica e malaffare, e di cui conosciamo poco o niente. Uno dei tanti misteri d’Italia, insomma. Zandel è autore di una ventina di romanzi. Spiccano Massacro per un presidente (Mondadori, 1981), Una storia istriana (Rusconi, 1987), I confini dell’odio Gammarò, 2022), Il fratello greco (Hacca, 2010) ed Eredità colpevole (Voland, 2023).