Corriere della Sera, 19 agosto 2024
Biografia di Danilo Coppola
ROMA «Questa è un’incredibile persecuzione» ha ripetuto ieri al finanziere che lo ha consegnato alla polizia penitenziaria. Perché Danilo Coppola, «er Cash» nell’ambiente che preferisce l’uso del contante, si è sempre battuto contro quella che definisce un’ossessione della magistratura (e dei giornali). Senza capire che tutto in lui, dalle ambizioni (sfrenate) al look pop, passando per i reati commessi, invitava alla trattazione meticolosa. Così nel 2007 vi fu chi intervistò addirittura il suo barbiere: l’immaginifico signor Pino in via Militello, alla Borgata Finocchio, a Roma, dove Coppola, genitori siculi, era nato e cresciuto: «Quel caschetto è stata una mia idea ma ora è un po’ retrò...» disse lasciando intendere che l’immobiliarista faticava a separarsi dalle sue abitudini estetiche.
Negli ultimi anni l’immobiliarista, dai suoi rifugi fra Svizzera e Emirati, ha affinato una strategia comunicativa. Attraverso i social e in particolare Instagram ha commentato via via l’ipotetica tendenziosità delle iniziative giudiziarie: «Subisco da 15 anni procedimenti creati da pm che con spirito di squadra si dilettano a contestare reati societari che nelle sedi civili si sono rivelati contrari alle loro tesi. La verità è che ho ingenuamente pagato, negli ultimi quindici anni, circa 180 milioni di euro al fisco per debiti tributari inesistenti». La giustizia italiana non lo ascolta e la richiesta di estradizione nei suoi confronti va avanti ma arriva un no al procedimento il 24 maggio scorso: gli Emirati Arabi respingono la richiesta dei magistrati italiani. Lui, nuovamente, esulta su Instagram: «Sono molto emozionato, qui la giustizia funziona, non esiste il pregiudizio». Tuttavia è un trionfo passeggero perché di lì a poco le cose cambieranno.
Nato nel 1967, Coppola viene avviato alla professione di immobiliarista con la morte del papà, dal quale eredita beni di famiglia. Ha successo e prosegue nel business ma nei primi anni Duemila affiorano quelle che lui chiama «resistenze» e che, a suo dire, rappresentano la reazione dell’establishment alla sue fortune imprenditoriali. Assieme a Stefano Ricucci da Zagarolo tenta la scalata dei salotti buoni della finanza rilevando quote in Mediobanca con la regia del numero uno della Banca popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani. Un’intercettazione della Procura milanese cattura un mondo, quello dei «furbetti del quartierino» (copyright di Ricucci) e intanto mette a fuoco metodi illeciti sotto il profilo fiscale e imprenditoriale. L’inchiesta si allarga, evolve, approda a una richiesta di rinvio a giudizio. Coppola patteggia con il fisco. Restituisce svariati milioni. In parallelo alle vicissitudini giudiziarie si manifestano i primi problemi di salute. Nel novembre 2007 «er Cash» finisce in terapia intensiva a Roma: la famiglia accusa i magistrati di «persecuzione giudiziaria», di nuovo quel sostantivo. Lui si riprende e va avanti. Si difende. Ma intanto nuovi capitoli, stavolta romani, lo preoccupano. L’ipotetica vicinanza a personaggi legati alla banda della Magliana è archiviata dalla Dda capitolina ma le peripezie fiscali dell’immobiliarista danno il via ad altri procedimenti, alcuni dei quali tuttora in corso. Il trasferimento in Lussemburgo di quote importanti delle sue società viene scandagliato e si rivela foriero di nuovi guai giudiziari. Le autorità italiane, intanto, lavorano sottotraccia assieme a quelle degli Emirati per approdare alla soluzione di mezza estate: la fuga di Coppola termina qui, assieme alla strategia innocentista social. Per il momento.