La Lettura, 18 agosto 2024
L’evoluzione della misura del cranio
Abbiamo imparato tante cose sull’evoluzione biologica, soprattutto da quando Charles Darwin (1809-1882) l’ha avviata sui binari che conosciamo. Spesso si parla anche qua di questi argomenti, ma non direi che il nostro Paese brilli per conoscenze naturalistiche. Data la relativa certezza delle conoscenze attuali ci si può permettere anche di scherzarci sopra. Vediamo su cosa.
In natura esistono piante e animali; fra gli animali ce ne sono alcuni con una grossa testa. Se si allestisse un’ipotetica galleria degli animali di grande corporatura si potrebbero osservare da una parte gli animali veri e propri (scimmie, predatori e incursori di ogni tipo) e dall’altra parte, lasciata da sola, la nostra specie. Perché questa divisione? Il motivo è che gli animali non umani possiedono quasi la stessa quantità di cervello tra di loro, mentre la nostra specie ne porta una quantità diversa e maggiore.
Soffermiamoci allora sul rapporto tra la cavità cranica e la cavità encefalica, cioè il rapporto tra il cranio nella sua totalità e la sua parte devoluta al cervello. A prima vista un gorilla sembra che abbia una testa enorme, la gran parte della quale si trova al di sopra della linea degli occhi. Dentro il cranio ci sono diverse cose, ma soprattutto il cervello. Istintivamente siamo convinti che cranio grande significhi anche cervello grande. Non è vero ed è vero semmai il contrario. Il volume della testa di quegli animali che abbiamo messo uno accanto all’altro, tenendoli separati dall’uomo, è più o meno lo stesso, ma noi sappiamo che le vere dimensioni del cervello di ciascuna di queste specie possono essere anche molto diverse tra di loro e comunque inferiori a quelle di ciascuno di noi.
Abbiamo davanti due fenomeni diversi: la grandezza del cranio e la grandezza del cervello. Poiché nella cavità cranica oltre all’encefalo c’è poco altro, ma biologicamente importante – questa parte non encefalica che serve alla masticazione, alla distruzione e alla polverizzazione delle parti della preda non può essere trascurata. Per farla breve: analizzando tutti gli esemplari della nostra galleria abbiamo un cranio più o meno dello stesso peso e della stessa capienza. Durante il processo evolutivo, quindi, la parte di cranio relativa al cervello mostra delle dimensioni un po’ diverse dal confronto con il nostro cranio. Semplificando tantissimo possiamo dire che gli animali superiori, non umani, si sono letteralmente mangiati il cervello. La priorità di questa scelta evolutiva risalirà a motivi complicatissimi, ma in parole povere significa che per queste specie animali le dimensioni del cervello sono più importanti delle dimensioni del cranio, come istintivamente pensiamo da sempre. Ma una cosa è fare previsioni, un altro verificare soltanto le conseguenze di tali ragionamenti.
Possiamo chiamarlo scherzetto perché sembra una cosa divertente, ma in realtà non è affatto uno scherzetto, anzi è una questione serissima. La ragione del fenomeno può essere vista facilmente in termini energetici. Poiché l’evoluzione presenta innanzitutto il conto del consumo energetico, un cervello più grande costa evolutivamente più di tutto il resto del cranio.
Un fenomeno biologico completamente diverso spiega perché gli uomini mirano a tenere l’estensione del loro cranio, alla nascita, al minimo possibile. Il problema anche qua è relativamente semplice: una testa grande comporta grossi problemi per il parto, mentre tutto è più semplice se la testa del nascituro non è troppo grande. Questo fenomeno, conosciuto da tempo e chiamato fetalizzazione o neotenia, richiede lo stretto controllo di molti processi evolutivi e sappiamo che ha tutta una serie di interessanti conseguenze.