il Fatto Quotidiano, 17 agosto 2024
L’emergenza abitativa a Roma
Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma dal 2021, in quest’estate 2024 è più allarmato del solito: “A Roma l’emergenza abitativa sta peggiorando e il Giubileo rischia di favorire ancora la speculazione”. In sostanza, il trend mostra che i proprietari di case, anche in attesa dell’invasione dei pellegrini nell’anno santo, stanno optando pergli affitti brevi, peggiorando una situazione già esplosiva.
Lei lancia questo allarme nell ’agosto 2024. Perché?
Temiamo che si accentui la speculazione sugli affitti brevi, che stanno svuotando il centro. Vediamo già che stanno aumentando, è normale che un proprietario sia portato a provare a migliorare il proprio reddito: il Giubileo cade in questo quadro. Il libero mercato va benissimo, ma ha bisogno di contrappesi, sennò distrugge i più deboli. Ormai si trovano in difficoltà anche le persone con redditi normali, medi. Gli affitti brevi stanno comportando una sistematica espulsione degli abitanti, chiudono anche gli esercizi commerciali.
Cosa ci dicono i numeri?
Le case vuote sono almeno 162mila, lo dice uno studio del2022 (Uil-Eures), un numero al ribasso sicuramente. Solo nel 2022, ultimi dati disponibili, sono stati ordinati 6.591sfratti solo a Roma. Il 90% di questi per morosità incolpevole: persone in difficoltà, che hanno perso il lavoro, hanno avuto un calo del reddito.
Dove vanno queste persone? Questa umanità che fine fa?
Ci sono famiglie smembrate, persone che vivono da parenti o che si trasferiscono fuori città. E poi ci sono 70 mila studenti fuori sede, a Roma, in totale balia del mercato, che non pagano 500-600 euro al mese più spese non trovano nulla. In tanti rinunciano. Non è sostenibile. Ci sono 71mila appartamenti pubblici, tra Ater e Regione Lazio, ma il sistema di assegnazioni e turnover è lento e inadeguato. E c’è chi una casa non ce l’ha.Gli ultimi dati, del dicembre 2021, parlano di 23 mila senzatetto e senza fissa dimora nella città metropolitana di Roma. C’è chi vive per strada, chi in baracche improvvisate, che stanno aumentando. E poi ci sono 4 mila persone che vivono in una casa occupata, certo c’è chi ci specula, ma non possiamo credere siano tutti criminali. Anche in vista del Giubileo, nella zona della Stazione Termini come altrove, il tema si sta affrontando ancora una volta con un approccio di emergenza. Senza una visione più profonda, il rischio più grande è quello di cronicizzare le situazioni di disagio e di non affrontare alla radice le cause strutturali che la generano.
Com’è successo?
Da un lato, a livello nazionale, si è tagliato il fondo di sostegno alla morosità incolpevole. Dall’altro aumentano gli sfratti. Il censimento del patrimonio pubblico, che è stato fatto, non basta. C’è un enorme patrimonio privato inutilizzato, i proprietari temono di affittarlo, lo tengono per sé, non si fidano, ancor peggio se si tratta di stranieri: vengono chieste garanzie spesso esagerate.
Cosa dovrebbe fare la politica?
Serve un’alleanza tra istituzioni, Comune, Regione, governo e le altre. Bisogna rendere più conveniente l’affitto di lungo termine e disincentivare l’affitto turistico. Si possono anche riconvertire scuole e caserme, come noi in quanto Chiesa stiamo provando a fare ad esempio con alcuni monasteri. Serve soprattutto coraggio, cioè intervenire sul mercato privato, ragionando fuori dall’emergenza, sennò a che serve la politica. Roma da sola non ce la può fare: è un territorio enorme e complesso e viene da decenni d’incuria. Al centro dell’azione politica deve esserci la dignità, non interessi di parte, in ognicampo. Ma la casa è la vera emergenza, è terribile trovarsi senza un tetto sulla testa. E poi, se non si affrontano i problemi, si accentuano gli spazi per la criminalità.
Voi cosa state facendo?
Come Caritas destiniamo i nostri 14 appartamenti alla residenza ma la fila è lunghissima. Come Chiesa stiamo stimolando a offrire altre case, facciamo un appello ai credenti amettere a disposizione ciò che hanno e stiamo spingendo a riconvertire le strutture. Ma non possiamo pensare che basti la buona volontà dei privati o il volontariato, serve anche la leva pubblica. C’è gente accampata ovunque, la carità va di pari passo alla giustizia.