Corriere della Sera, 17 agosto 2024
Vendemmia anticipata dal caldo, ma buona
Mai così presto, mai così al caldo, mai su una terra così arsa e scavata dalla siccità al Sud. La vendemmia 2024 è iniziata nei giorni bollenti di luglio. Ed è continuata, da Nord a Sud, sotto il segno di Caronte. Cambiano i tempi di un rito immutato per secoli, anche nella letteratura. Per razziare le vigne, i soldati spagnoli dei «Promessi sposi» attendevano «il finir dell’estate»: oggi le troverebbero vuote. E Cardarelli dovrebbe cambiare titolo alla poesia sul mese della vendemmia: «Ottobre» è quasi ovunque fuori tempo massimo.
La chiamata al lavoro per 1,3 milioni di vendemmiatori con forbici e cassette scatta di solito ad agosto. Quest’anno il fischio d’inizio si è sentito a luglio: i più rapidi sono stati i siciliani, il 18. La cantina che moltiplica nel nome la fonte di calore, Settesoli, coop con 2.000 viticoltori, ha subito portato in cantina le uve di Pinot grigio. Vendemmia accelerata per due motivi, secondo Filippo Buttafuoco, agronomo di Settesoli: la siccità, 250 millimetri di pioggia l’anno contro una media di 500; e il caldo superiore alla media che ha fatto fiorire le vigne ad aprile anziché a maggio. Dopo la Sicilia, è toccato alla Puglia, con Pinot grigio e Chardonnay, 15 giorni prima del solito. E poi, con un forte balzo sulla dorsale adriatica, all’Emilia-Romagna. Poi alla Maremma, Capalbio in testa: ai primi di agosto le uve per gli spumanti, poi Chardonnay, Viognier e Merlot. «Abbiamo anticipato di almeno dodici giorni», spiega Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Maremma Toscana.
L’uva è sana quasi ovunque, promette una buona annata. Non fa paura la peronospora, la malattia che l’anno scorso ha fatto perdere all’Italia il primato mondiale della produzione (siamo scesi da 43 a 38 milioni di ettolitri). Regioni come l’Abruzzo nel 2023 hanno visto sparire, a causa di questo fungo stragista, il 70% della produzione.
Coldiretti parla di «vendemmia precoce, 15 giorni prima in media, un forte anticipo», con il clima che divide l’Italia, siccità al Sud, grandine e nubifragi al Nord. «Un quadro disomogeneo – conferma il presidente della Federazione vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – ma le premesse sono buone. Ciò che preoccupa è il mercato in calo, si fatica a smaltire le giacenze». Per questo si dovrebbe produrre meno, come ha spiegato a WineNews Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini: «Se il mercato non funziona dobbiamo regolare le produzioni, ridurre le rese è una soluzione per contrastare i prezzi».
Carlo Dal Monte, presidente della romagnola Caviro (la coop del Tavernello) frena l’allarme: «L’anticipo non crea problemi, parliamo di 6-7 giorni, i milioni di quintali si fanno da metà settembre in poi». Ma per molti viticoltori i mutamenti climatici cambiano il calendario dei lavori. Il 10 agosto, ad esempio, è stato il d-day del Moscato alla Cantina di Venosa (lo scorso anno era stato il 25 agosto). «L’anticipo è un trend da anni, ma non avevamo mai raccolto prima della metà di agosto. Per l’Aglianico il via sarà a fine settembre: nel 1980 si cominciava a novembre» dice l’enologo Donato Gentile. Due giorni dopo di Venosa, il 12 agosto, è partito il primo distretto, la Franciacorta, con 123 cantine. Viti germogliate una settimana prima rispetto alla media degli ultimi 25 anni. «Clima complesso, ma siamo fiduciosi che la qualità delle uve sarà interessante», prevede Silvano Brescianini, presidente del Consorzio.
L’Italia del vino è così varia da comprendere zone in controtendenza. Rudi Kofler di Cantina Terlano e Cantina Andriano farà vendemmiare con circa 5-7 giorni di ritardo. Sulla stessa linea Ottavia Vistarino, di Conte Vistarino, nell’Oltrepò Pavese. Mentre nelle Langhe, Federica Boffa di Pio Cesare descrive «un’annata positiva e una vendemmia dai tempi canonici che partirà entro la prima decade di settembre con i vitigni a bacca bianca». Nelle vigne di Barolo, Barbaresco, ma anche del Brunello di Montalcino si rispetteranno le date dell’anno scorso. «In qualche caso – spiega il presidente mondiale degli enologi, Riccardo Cotarella – il caldo ha bloccato la maturazione delle uve, sopratutto in zone di Umbria, Toscana e Lazio. La previsione è che più della metà del Paese manterrà le date degli ultimi anni per la vendemmia».