Corriere della Sera, 17 agosto 2024
Gli italiani più ricchi (in Borsa)
Del Vecchio, con 39,4 miliardi, e Prada, con 13,9 miliardi, in cima al podio nella classifica dei Paperoni della Borsa. Al terzo posto si posiziona la dinastia Agnelli-Elkann-Nasi. Nella classifica dei più ricchi al quinto posto con oltre otto miliardi si piazza Piero Ferrari.
In vetta al podio dei Paperoni di Borsa si confermano gli eredi di Leonardo Del Vecchio con 39,4 miliardi, in crescita del 21% rispetto ai 32,5 dello scorso anno, grazie soprattutto alla loro quota del 32,5% in Essilorluxottica. Anche il secondo posto è una conferma per la coppia formata dalla stilista Miuccia Prada e dal marito Patrizio Bertelli, co-ceo del colosso della moda, con una ricchezza azionaria di 13,9 miliardi. Al terzo c’è la dinastia Agnelli-Elkann-Nasi che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno nella tradizionale classifica ferragostana di MF-Milano Finanza. Il valore delle sue partecipazioni azionarie sale a 10,5 miliardi, con un aumento del 5% rispetto al 2023,grazie al valore azionario di Exor.
Al quarto posto si trovano i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca che con la partecipazione di controllo in Tenaris hanno una ricchezza di 9,2 miliardi, in calo dell’11,4% rispetto all’anno precedente. In quinta posizione con oltre otto miliardi (+37,1%) si piazza Piero Ferrari, erede di Enzo, grazie alle performance in Borsa dell’azienda di Maranello che è la più capitalizzata di Piazza Affari. La famiglia Benetton recupera due posizioni e sale al sesto posto con 5,6 miliardi, grazie alle partecipazioni in quotate come Generali, Mediobanca e Cellnex. Settimo Francesco Gaetano Caltagirone (5,4 miliardi), la cui ricchezza azionaria è cresciuta quasi del 34% in un anno.
Chiudono la top ten: Luca Garavoglia di Campari (5,1 miliardi), il produttore Andrea Iervolino, a capo di Iervolino & Lady Bacardi (Ilbe) e del social network Tatatu (4,3 miliardi), e Franco Stevanato dell’omonimo gruppo farmaceutico (4,1 miliardi), tutti e tre in calo rispetto allo scorso anno. Garavoglia ha perso tre posizioni in classifica con una contrazione del 33%. Il calo è stato invece del 24% circa per Iervolino e del 32% per Stevanato. Gli eredi di Silvio Berlusconi con 3,4 miliardi, in crescita del 20,2% grazie alle partecipazioni in Mondadori, Mfe e Mediolanum, guadagnano il tredicesima posto.
Allargando lo sguardo alle prime 50 posizioni della classifica, si vede che chi ha recuperato più posizioni è Fabrizio Di Amato, presidente del gruppo Maire Tecnimont che sta crescendo più velocemente del previsto al punto da battere i target fissati dal piano strategico 2023-2032 con quattro anni di anticipo. Un successo che ha consentito a Di Amato di veder crescere il suo patrimonio azionario quasi del 90% arrivando a 1,2 miliardi.
Ad arretrare di più, con uno scivolone di 17 posizioni, è invece Stefano Pessina, presidente esecutivo della multinazionale delle farmacie e dei servizi healthcare Walgreens Boots Alliance, che in un anno ha perso il 62% della sua ricchezza azionaria fermandosi a 1,5 miliardi. Sul gruppo, quotato al Nasdaq, pesano mesi difficili di stime riviste al ribasso e una class action negli Stati Uniti, avviata da un investitore che accusa la società di non aver dato informazioni corrette sulle reali condizioni di bilancio e di aver minimizzato i rischi.
Se escludiamo il podio che, come ricorda Milano Finanza, è occupato da tre famiglie che devono la maggior parte del loro patrimonio azionario a società quotate all’estero (Essilorluxottica a Parigi, Prada a Hong Kong ed Exor ad Amsterdam), la ricchezza aggregata dei paperoni italiani è scesa del 6% in un anno, malgrado il Ftse Mib sia cresciuto del 9%. A pesare sul dato sono stati anche alcuni delisting importanti, come quello di Tod’s, che non sono stati compensati da quotazioni altrettanto significative.
In ogni caso, la più grande ricchezza azionaria non fa capo a nessuna famiglia o fondo estero, ma allo Stato italiano, che è passato da 63,3 a 64,4 miliardi. Un aumento (+1,5%) inferiore alla performance fatta segnare dal Ftse Mib, ma che deve tenere presente anche le cessioni (alleggerite le quote di possesso in Mps ed Eni) fatte dal ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti. Fra gli investitori esteri al primo posto si conferma BlackRock, la società di gestione più grande al mondo, che è arrivata a superare i 17 miliardi dopo aver sorpassato lo scorso anno il fondo sovrano norvegese Norges Bank, guadagnando lo scettro di regina di Piazza Affari nella classifica degli istituzionali esteri.