Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  agosto 15 Giovedì calendario

Filma orsa e bebè: denuncia per stalking «bestiale»

Prima sorpresa mista a incredulità: rientri a casa di notte con la compagna e il figlio in auto e i fari illuminano qualcosa sulla strada. È una mamma orso coi suoi due cuccioli. «Guarda, guarda... Belliii...». Nell’era delle immagini e dei social la prima cosa che fai è mettere mano all’Iphone per registrare tutto. Gli anabbaglianti illuminano le bestiole che trottano e l’uomo dietro, sempre con lo smartphone acceso a riprendere l’insolita sgambettata della famiglia pelosa. Poi, chiaro, tutto viene messo sui social, per godersi i commenti, gli wow e i like dei followers.
Seconda sorpresa mista a incredulità: qualche giorno dopo nel piccolo paese di Introdacqua, a ridosso del parco nazionale della Maiella, Abruzzo, bussa alla porta la polizia giudiziaria. Tribunale di Sulmona: «Lei è indagato, ci può seguire in Procura? Dobbiamo interrogarla...».
Terza sorpresa mista a incredulità: occorre subito un avvocato perché sul groppone hai una bella denuncia per aver stalkerizzato mamma orsa e i suoi pargoli. Il Procuratore capo di Sulmona ha aperto un fascicolo e incastrato il criminale che ha ripreso le bestiole. «Eccolo, lo abbiamo incastrato: è lui!». Chissà se hanno usato pure le sirene per andarlo a prenderlo e metterlo sotto torchio: «Parli!». E lui: «Mi sono trovato gli orsi sotto casa e li ho filmati... Erano così dolci...». Ah ah.. Reo confesso...
Poi l’appuntato, la macchina per scrivere, il faldone, le fotocopie, il fascicolo, la trafila della giustizia tra timbri, pm, buste verdi, notifiche, toghe e avvocati. Chi ha denunciato? L’Orsa Maggiore? L’Orso Yoghi? Bubu? No, nessuno. Si procede d’ufficio. Maltrattamento di animali è l’orribile e infamante accusa cui l’uomo deve rispondere in un’Aula di giustizia.
Gravissimo aver immortalato, per di più seguendola, l’Orsa Barbara e i suoi bebè, nati nell’area della Riserva Genzana di Pettorano sul Gizio (L’Aquila) e già strettamente monitorati dalla Riserva. «Ma io...» avrà balbettato l’uomo in Procura, con la luce della lampada sparata in faccia. Ignorantia legis non excusat: l’ignoranza della legge non discolpa. Perché non si può non sapere che se qualche bestiola, specie se insolita e protetta, attraversa la strada, occorre fermarsi, spegnere i fari, attendere il passaggio dell’animale, e poi riprendere la marcia ma solo dopo aver assicurato che le luci della vettura non incrocino gli occhi dell’animale che rischia un bello spavento e quindi è vittima del maltrattamento umano.
Un putiferio è scoppiato. Ci mancava il sindaco che lesto come una lepre ha emesso un ordinanza: «D’ora in poi sono vietate riprese, foto, inseguimenti e abbandono di cibo in strada». Bestiale.