La Stampa, 15 agosto 2024
Intervista a Cristina Mittermeier, fotografa
«Ho capito che avrei voluto vivere una vita piena di avventure da bambina leggendo Emilio Salgari. Sono nata in Messico dove i suoi libri erano molto famosi. Il mio legame con Torino parte da lontano: immersa fra Sandokan, tigri e pirati, sognavo di imbarcarmi».
Cristina Mittermeier ha viaggiato in ogni angolo del mondo come fotografa, biologa marina e attivista. Oggi sarà possibile visitare gratis alle Gallerie d’Italia la mostra “Cristina Mittermeier. La grande saggezza” a cura di Lauren Johnston in collaborazione con National Geographic. La fotografa messicana ha documentato la bellezza e la fragilità del pianeta e le culture dei suoi abitanti: paesaggi, fauna e comunità che vivono un legame profondo con la natura. La mostra sarà aperta fino al 1° settembre.
Mittermeier, come si è avvicinata alla fotografia?
«Per caso. Ho sentito l’urgenza di iniziare un dialogo con le persone che leggono sempre meno per comunicare che siamo vicino alla catastrofe».
Ci racconta di SeaLegacy di cui è co-fondatrice e presidente?
«Un’associazione di fotografi, registi, scrittori impegnati nella sensibilizzazione per la difesa degli oceani, dalla cui salvaguardia dipende la vita sulla Terra. Cerchiamo di rendere visibile l’invisibile».
Qual è stato l’incontro marino più emozionante?
«La balena franca del Sud che si trova in Australia e Nuova Zelanda. È stato un incontro selvaggio, anche un po’ pauroso con un animale enorme e meraviglioso che non ha mani ma usa tutto il corpo per esplorare» .
Può spiegare il concetto di “enoughness” della prima sezione della mostra?
«Avere ed essere abbastanza. Il nostro modo di vivere occidentale ci rende sempre infelici: più lavoro, più soldi, più case ma niente basta mai. Nei saperi ancestrali delle antiche tradizioni invece si sta bene con quello che c’è, con quello che si ha. “Enoughness” è rispettare i cicli naturali e vivere in armonia con l’ambiente. Tutto è collegato».
Qual è la sua idea di interconnessione?
«Il pianeta è come una navicella e siamo in viaggio nello spazio. Non sappiamo nulla, neanche dove è il motore. Ma se lo distruggiamo non abbiamo altri luoghi dove andare. Siamo arroganti» .
Cosa possiamo fare per proteggere la vita marina?
«Votare con attenzione per candidati sensibili, evitare il più possibile la plastica, non supportare le industrie della pesca e ridurre il consumo di salmone, tonno, polpo. Se no fra 10 anni il pianeta sarà morto».
È vegetariana?
«Sto cercando. È difficile quando viaggio però a casa sono vegana e sono una buona cuoca».
Qual è la foto che vorrebbe scattare?
«Ho imparato a immergermi senza bombole e la foto migliore è quella che farò più vicina possibile agli animali, per capire quanto siamo fragili».
Che consiglio darebbe a un’aspirante fotografa?
«Non sarai mai infelice se farai questa scelta, sapendo che è difficile e richiede tempo: è più simile a una maratona che a un salto».
Cosa le piace di Torino?
«L’architettura, le piazze, il bicerin, il gelato. C’ero già stata prima delle Olimpiadi del 2006 ed è cambiata in meglio».