La Stampa, 15 agosto 2024
Censura nel film Le ore dell’amore
(...) La storia di Le ore dell’amore è molto semplice. Due borghesi che convivono da anni decidono di sposarsi e appena lo fanno sono insidiati dalla noia. La trama (scritta da Castellano e Pipolo), sembra quella di un film coevo di Antonioni: e l’incomunicabilità infatti è alla base delle relazioni tra loro e con i loro amici. L’abilità di Salce consiste nel tenere sospeso il film tra la commedia e il dramma esistenziale. Ma Salce è stato abilissimo anche a evitare gli strali della censura, che all’epoca era attivissima e che comunque un po’ ha colpito: Giovanni Grasso, che da anni cura la mostra virtuale Cinecensura, ha scoperto che fu tolta qualche battuta e fu accorciata una scena in cui Mara Berni si piega in avanti facendo troppo vedere la scollatura. L’intervento più significativo riguarda il commento della voce fuori campo finale: doveva dire «da quel giorno Gianni e Maretta tornarono a essere amanti», è stato modificato in «da quel giorno Gianni e Maretta tornarono a incontrarsi la sera». Insomma: nell’Italia dei primi Anni 60 non si poteva parlare di amanti. La guerra era lontana, c’era il boom economico, le prime tracce di consumismo. E c’era il vuoto esistenziale. Luciano Salce lo racconta con ironia, ma anche con grande forza, in un film fortemente voluto da Emanuelle Riva che il 23 novembre 1962 alla Stampa dichiarava: «Finalmente una commedia, sono sempre stata attratta ma non ne avevo avuto l’occasione».