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 2024  agosto 15 Giovedì calendario

Le baby influencer dei cosmetici

Hanno nove, dieci o undici anni e conoscono tutti i segreti della beauty routine. Sanno come applicare il siero e quando fare lo scrub, conoscono i nomi di tutte le principali marche, ma spesso usano prodotti non adatti alla loro pelle, ancora giovane. Le hanno chiamate le “Sephora kids” e, con centinaia di migliaia di visualizzazioni, sono ormai un trend stabile su TikTok. Negli ultimi anni è aumentato il numero di bambine che si avvicina al mondo delle creme e dei cosmetici. Secondo Statista il mercato della cura della pelle dei più piccoli è in crescita e, se l’andamento procederà a questo ritmo, nel 2028 raggiungerà i 380 milioni di dollari. A una crescente domanda hanno risposto le industrie della bellezza, che hanno colto gli interessi delle nuove generazioni creando confezioni dai colori pastello e linee su misura per le pelli più giovani. Ma questa moda ha ripercussioni sia a livello dermatologico che psicologico nelle giovani beauty influencer. Molte delle bambine che compaiono nei video, infatti, non utilizzano creme adatte alla loro pelle, andando incontro ad alcuni rischi. «L’uso quotidiano di prodotti comunemente definiti “anti-age” su bambine o adolescenti può comportare lo sviluppo di irritazioni e reazioni allergiche», spiega la medica dermatologa Marta Fusano. «Quei prodotti contengono diversi principi attivi, tra cui retinolo e acidi che possono essere troppo aggressivi. Il loro uso può portare a irritazioni, arrossamenti, secchezza e desquamazione, bruciore o reazioni allergiche». Inoltre, essendo i prodotti formulati per pelli più mature e resistenti potrebbero indebolire la barriera cutanea, rendendola più vulnerabile a fattori esterni come inquinamento e raggi ultravioletti. Questo non significa che si possa fare la beauty routine solo dall’adolescenza in poi. Al contrario, secondo la dottoressa Fusano, ci si dovrebbe prendere cura della pelle già dalla nascita e dalla prima infanzia, «scegliendo prodotti che vadano a supportare le caratteristiche di una pelle giovane. Un esempio di passaggi adatti potrebbe comprendere la detersione con un prodotto delicato, l’utilizzo di una crema idratante e l’applicazione della protezione solare durante il giorno». Fondamentale è quindi il ruolo dei genitori. «È importante capire e chiedere perché la bambina o il bambino voglia iniziare a usare creme viso e quali risultati si aspetta. Ricordiamoci che è prima di tutto un modo per mantenersi in salute, non per cercare di aderire a standard di bellezza irrealistici». E sono proprio quei modelli a cui spesso si aspira a diventare un possibile rischio. «Renee Engeln, nella sua tesi di dottorato pubblicata in Italia col titolo “Beauty mania” racconta, citando i dati Usa, che le bambine iniziano a imporsi regole alimentari già a partire dai cinque anni. Gli ideali estetici – che siano rispetto alla taglia o alla luminosità della pelle – sono sempre pericolosi perché costruiti artificialmente», spiega la pedagogista Alessia Dulbecco. Al contrario di come si potrebbe pensare, però, gli standard di bellezza non riguardano solo le bambine. «La pressione estetica sta colpendo in questi ultimi anni anche i bambini e i ragazzi. Tuttavia, lo fa in modo diverso, con esiti differenti. Per esempio, a causa di standard estetici impossibili, le bambine sono ancora più a rischio di imbattersi in disturbi quali anoressia e bulimia, mentre i ragazzini sono più a rischio di vigoressia». Come sottolinea la pedagogista, sono numerosi i rischi causati dai modelli estetici veicolati dai social: «Reiterano un atteggiamento stereotipato nei confronti del femminile, insegnano alle donne a controllare il proprio corpo e quanto spazio – fisico o simbolico – occupa nel mondo, ricordando loro che se non sono belle “non esistono"». Ed è per questo che, anche in questo caso, chi si occupa dell’educazione dei bambini e delle bambine riveste un ruolo di primo piano. «Possono davvero aiutare le persone giovani ad avvicinarsi a tutto, anche alle mode, in un modo critico e riflessivo. Prima, però, è necessario che qualcuno si occupi di loro. Non ci devono essere “patenti del buon genitore”, ma spazi in cui a tutte le persone coinvolte nella crescita di altre sia dato modo di riflettere e crescere a loro volta».