Corriere della Sera, 15 agosto 2024
I falò. Da Savonarola a quelli televisivi e digitali
Il falò è diventato uno dei momenti più significativi della nostra tv, da quando attorno alla sua luce si discute di corna. Come un tempo succedeva in molte spiagge italiane, a fine estate, per accendere i primi amori. Il falò non è un fuoco disciplinato, si esprime attraverso una certa forza selvaggia.
Ci sono stati falò moralizzatori come i «falò delle vanità» della Firenze di Savonarola, in cui venivano bruciati migliaia di oggetti considerati peccaminosi: specchi, cosmetici, vestiti di lusso, arpe, cetre, chitarre, liuti, ciaramelle, cornamuse, flauti, ghironde, vielle, e ancora dadi, profumi, carte da gioco, libri immorali, dipinti. Per non parlare degli autodafé (atto di fede), i roghi in cui venivano bruciati i libri, una delle tante bestialità esaltate del nazismo.
I falò televisivi bruciano solo promesse, lacrime e parole. Leggo ora che sono in grande ascesa i falò digitali (digital campfire): «luoghi intimi dov’è possibile incontrarsi in piccoli gruppi caratterizzati da amicizie profonde, interessi comuni o esperienze condivise». Ne scrive Andrea Daniele Signorelli su «Link – Idee per la tv», spiegando che la rete si sta polarizzando: da un lato il ritorno del broadcast (i social network stanno diventando dei social media), dall’altra comunità piccole e private.
Dove vengono accesi questi falò? Nelle classiche piattaforme di messaggistica come WhatsApp e dai gruppi creati al loro interno, nelle micro comunità di Facebook e (trascrivo sempre da Signorelli) nelle piattaforme che permettono agli utenti di vivere online delle esperienze condivise, come Fortnite o Roblox: mondi digitali che più di ogni altro si avvicinano al concetto di «metaverso».
Quello che in realtà ci stanno segnalando questi falò digitali è che non sono alimentati da intenti punitivi, catartici (magari parlano anche di corna). Piuttosto anche qui è in atto una forte polarizzazione: i giovani stanno cercando nuovi modi e mondi di comunicazione in opposizione a quelli più tradizionali.
Ora ci prendiamo un po’ di tempo e di riposo (qualche settimana) per tentare di capire come evolverà il consumo della tv generalista, se sarà o no ustionata da questi falò.