Corriere della Sera, 15 agosto 2024
Il Ferragosto di Andrea Vitali: «Fusi il motore della mia Uno. La gita mi costò 900 mila lire»
Novecentomila lire tonde tonde tonde, tanto mi costò quel Ferragosto. È troppo, fu un esborso esagerato ? Forse. Però, ue’ !, in certe occasioni non si deve badare alla spesa, la vita è una sola, la taccagneria è bandita, per comportarsi al pari delle formichine ci sono tutti gli altri giorni dell’anno. Era Ferragosto o no? E poi era la prima volta che mi capitava di essere attore della tradizionale gita fuori porta non avendo fatto altro, negli anni precedenti, che passare quel giorno annoiandomi, sonnecchiando e fingendo con me stesso che di certe occasioni festive nulla mi importava. Superiore a certe banalità, insomma. Però, rinnegando al volo le mie convinzioni, quando, un paio di giorni prima, certi miei conoscenti mi invitarono a passare con loro la giornata, in una baitella di montagna con l’indiscusso conforto di costine di maiale cotte sulla brace, polenta, verdure dell’orto, grigliate, risposi immediatamente sì, chiedendo per che ora avrei dovuto presentarmi e se si potesse raggiungere il luogo in macchina. La macchina, proprio lei. La seconda di proprietà. Una Fiat Uno diesel, nera, modello base, essenziale. Spartana. Austera. Bisognosa di poco per compiere il suo dovere, giusto quel po’ di carburante per andare avanti e di niente altro per essere in simbiosi con il suo proprietario. Non potevo immaginare alla partenza che stavo andando incontro a un pranzo di Ferragosto che più spartano di così non si poteva. Segnali incompresi mi giunsero dopo i primi tornanti. Metallurgici lamenti che smorivano come per riprendere fiato e poi tornare ad avvisarmi che qualcosa non andava. Preludio all’agonia. Che principiò poco prima dell’ennesimo tornante e si concluse con rapidità con un arresto e l’ultimo respiro del motore in forma di un denso fumo, nero e puzzolente. L’amico meccanico che mi soccorse un paio d’ore più tardi, raccolta una breve anamnesi, mi chiese infine quando avevo cambiato l’olio del motore l’ultima volta. Bella domanda! Compris, fece lui compassionevole. Seguì poi il mesto funerale verso l’officina e un ancor più triste toast a orario di merenda. Il resto è come ho detto, novecentomila lire, secche secche, sull’unghia, contanti. Tanto mi costò quel Ferragosto poiché, come si diceva, la vita è una, ma anche la macchina.