Corriere della Sera, 15 agosto 2024
Mpox (vaiolo delle scimmie): emergenza sanitaria mondiale
Mpox, il cosiddetto vaiolo delle scimmie, è un’emergenza sanitaria mondiale. Focolai dell’infezione, che flagella da mesi la Repubblica Democratica del Congo, si sono diffusi anche ai Paesi limitrofi e c’è il rischio che la malattia possa raggiungere altri Continenti. Lo stato di «Pheic» («Public health emergency of international concern») dell’Organizzazione mondiale della sanità, il massimo livello di allerta, ha conseguenze immediate: accelerazione della ricerca, finanziamenti, misure di salute pubblica.
Nuovo ceppoLa preoccupazione è legata a due fattori, ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. In primo luogo le dimensioni dell’epidemia, con oltre 14 mila casi e 524 decessi nella prima metà dell’anno nella sola Repubblica Democratica del Congo. Numeri che hanno superato il bilancio globale dell’intero 2023. A ciò si aggiunge la rapida diffusione di un nuovo clade (ceppo) di Mpox, anche in Paesi che non avevano la malattia: nell’ultimo mese sono state segnalate circa novanta infezioni in Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda. Il nuovo clade, chiamato Ib, si trasmette in modo estremamente facile da uomo a uomo, attraverso i rapporti sessuali.
L’esperto«Quello del clade I è un virus più aggressivo rispetto all’altro (clade II, responsabile dell’epidemia globale del 2022-2023) e ha una letalità stimata tra il 3 e il 5% (rispetto allo 0,2% del clade II) – spiega Andrea Antinori, direttore del Dipartimento clinico all’Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma —; inoltre l’attuale focolaio nella Repubblica Democratica del Congo è esteso, non circoscritto come i precedenti. Il nuovo clade Ib ha poi una delezione (cioè un tratto del Dna virale viene a mancare rispetto alla sequenza originaria, ndr) che rende la trasmissione interumana molto più frequente rispetto a quella del vecchio clade I. Il contagio riguarda in gran parte giovani adulti, dato che il virus si diffonde soprattutto con i rapporti sessuali, il contatto stretto con cute e mucose infette. Finora il clade I centroafricano di Mpox si caratterizzava per il passaggio dall’animale all’uomo e piccoli focolai di trasmissione interumana. Il nuovo virus, clade Ib, si trasferisce in modo più efficiente da uomo a uomo». Ma, rassicura Antinori, «nessun allarme: sia il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sia i Cdc americani, quindi agenzie internazionali di salute pubblica, ritengono che al momento il rischio di propagazione dell’infezione in Europa e negli Stati Uniti sia molto basso».
I vacciniPer Mpox non esiste un vaccino specifico, ma si utilizzano quelli già esistenti contro il vaiolo umano (malattia scomparsa in tutto il mondo proprio grazie alle vaccinazioni), basati su un virus non replicante. Circa 500 mila dosi di vaccino MVA-BN, prodotto da Bavarian Nordic, sono nella disponibilità dei produttori, 2,4 milioni di dosi potrebbero arrivare entro la fine dell’anno e altri 10 milioni nel 2025. Questi i numeri forniti da Tim Nguyen, a capo della Unit High Impact Events Preparedness dell’Oms. Esiste anche il vaccino LC-16, prodotto per conto del governo del Giappone ma non ancora in commercio. «Siamo al lavoro per facilitare la donazione delle riserve di LC-16» ha concluso Nguyen. Il piano di risposta all’epidemia dell’Oms prevede un investimento iniziale di 15 milioni di dollari. Si muove anche l’Europa: l’autorità per le emergenze sanitarie Hera (Health Emergency Preparedness and Response Authority) ha acquistato 175 mila dosi di vaccino da donare ai Paesi africani.