Corriere della Sera, 15 agosto 2024
Registra i figli all’anagrafe. Raid israeliano uccide entrambi
Uno dei giorni più belli per Mohammed Abou al-Quomasan si è trasformato in un incubo. Ieri si trovava all’anagrafe di Deir al-Balah – città collocata al centro della Striscia di Gaza – tra le mani i certificati di nascita freschi di stampa dei suoi gemelli nati il 10 agosto, quando ha ricevuto una telefonata che ha mandato la sua esistenza in frantumi. Dall’altro capo del cellulare un amico lo ha avvertito del bombardamento della sua casa. La moglie, i loro due figli nati da appena quattro giorni e la suocera sono morti sotto le macerie dell’edificio in cui vivevano. Il video girato dall’Associated Press restituisce l’immagine di un padre straziato dal dolore che, tra lacrime e svenimenti, parla con i giornalisti continuando a reggere i certificati di nascita di Aysal e Aser come a voler provare a se stesso e a chi lo ascolta che siano davvero esistiti. «All’inizio non ho nemmeno potuto vedere i loro corpi», racconta dal campo profughi di al-Mawasi, vicino a Khan Yunis, più volte colpito dai bombardamenti israeliani. Ora i corpi sono in grossi sacchi bianchi, il carro funebre è una Fiat Panda che per contenerli deve restare con il cofano posteriore aperto. Al-Quomasan e Joumana Arafa, farmacista, si erano sposati il 20 luglio 2023, poco più di due mesi prima del massacro del 7 ottobre. Nonostante la guerra e i continui raid sulla Striscia avevano deciso di non rinunciare ad avere figli. Tutto ciò che resta di quella vita familiare tanto sognata sono due body, uno giallo e uno rosa con le asole dei bottoni decorate da margherite bianche, e un pacchetto di pannolini mezzo pieno. «Abbiamo avuto molte difficoltà a trovarli, erano mesi che cercavamo di comprarne».