La Stampa, 14 agosto 2024
La versione di Taylor
I 284 milioni di seguaci di Taylor Swift su Instagram non rappresentano solo tifo artistico, offrendo agli studiosi del fenomeno un bel po’ di riflessioni e novità. Sono anche un segno di identificazione, di affetti e sentimenti. E un’arma, visto che il documentario Taylor Swift versus Scooter Braun: Bad Blood sta diventando contagioso quanto un virus. Distribuito ovunque in streaming da quei furbacchioni di Discovery+, da pochi giorni è disponibile anche in versione italiana, per dire quant’è capillare la faccenda.C’è una giovane donna bella, solare, non volgare (una rarità fra le artiste yankee) che canta in chiave pop la propria vita e i fidanzati che colleziona. Interi Paesi si immedesimano, considerandosi suoi amici, visto che ogni tanto Taylor va alle nozze e alle feste di laurea di qualcuno che le scrive per invitarla. Si allarga così un potere mediatico che fa paura all’ambiente guardingo e sempre riservato dei mogul discografici. Quella che però sta dilagando in streaming è una storiaccia vera di qualche anno fa. Evoca un mondo tradizionalmente maschile (e maschilista) e il cocciuto rifiuto a piegarsi di una cantautrice tosta, figlia di un banchiere ma che pure ragiona e agisce d’istinto, senza consigliori.Il docu è diviso in due parti, una pro Taylor e una a favore de lpotentissimo discografico Scooter Braun, che l’ha umiliata rifiutando di venderle i master dei suoi primi sei album, scavandosi da solo una fossa in cui seppellire la propria reputazione. Nel filmato loro due non ci sono, ma alla fine di quella che è stata una vera guerra fra miliardari ciascuno si terrà il proprio sangue amaro come recita il titolo (Bad Blood è anche una canzone di successo della sullodata). Intanto, la rete sa tutto e molte colleghe come Adele, Lana Del Rey, Miley Cyrus (e non solo) smettono di seguire lui sui social – atto altamente politico e simbolico. E tutti quei milioni di fan, informati da Swift dinnanzi al caminetto catodico, non esitano a scrivere a Braun ciò che pensano di lui, costringendolo agli angoli dei muri del web.Cos’era successo, prima? A 15 anni, nel novembre del 2005, la ragazza diventa reginetta di Nashville e firma come cantautrice pop un contratto con l’etichetta Big Machine di Scott Borchetta. Il successo in crescendo la spinge a cimentarsi in vari generi, arrivando in cima alle classifiche nel 2017. Il suo contratto discografico scade nel 2018 e lei se ne va, firmando con Republic Records. L’anno dopo Borchetta vende la Big Machine al non simpaticissimo Braun per 330 milioni di dollari, compresi i primi sei album di Swift. Lei ci resta molto male quando Braun non accetta di venderle i suoi 6 master visto che è tutta roba che ha scritto, suonato e cantato lei.Pare che lui offra condizioni non favorevoli, Swift su Tumblr lo definisce «un bullo manipolatore» e tutti leggono. Lui si arrabbia a morte perché le condizioni di riservatezza che hanno sempre governato questo mondo diventano carta straccia. Grazie ai social, intorno a vicende d’affari generalmente noiose si accende un’attenzione mai vista. Nascono dibattiti su quanto le donne siano particolarmente sfruttate nell’ambiente dell’intrattenimento. Ciò che colpisce di più è come, nell’accanirsi della contesa, Swift decida di reincidere 4 dei 6 famosi album in possesso di Braun, e lo farà aggiungendo ai titoli originali la dicitura Taylor’s Version. Nessuno aveva mai osato, o forse avuto i soldi. Tutto finisce sulle pagine dei giornali, persino il Wall Street Journal esamina il topos da un punto di vista economico, verificando come i titoli di lei ormai vendano più dei titoli di lui. Nel 2020 Braun vende i vecchi master a una società di investimenti della Disney, per 405 milioni di dollari e con la clausola di poterci ancora guadagnare su. È qui che lei, furiosa, mette sul mercato le nuove versioni ed è un botto pazzesco. Intanto continua la scalata a livelli di successo fino ad oggi incredibili.Non che Taylor piaccia a tutti, anzi. Ma grazie alla sua testardaggine e alle vicende commentate nel doc da testimoni diretti, è lei la vincitrice morale di una storia esemplare, che fa scuola di femminismo e di etica discografica, materia sempre un po’ traballante ma oggi non più segreta. Intanto Scooter Braun, il grande antagonista, viene lasciato dalla moglie Yael Cohen, attivista della salute, che non regge il cattivismo del marito. Scopritore di Justin Bieber, agente di Kayne West, Ariana Grande e Demi Lovato, nel corso del 2023 viene abbandonato in massa dai clienti, proprio per l’eco del trattamento riservato a Swift. Certo, è seduto su una montagna di quattrini ma alla fine della violenta saga esce del tutto dalla scena discografica, vendendo per un miliardo di dollari la sua holding Ithaca. Spiega che deve badare ai suoi tre figli piccoli, dicendosi persino dispiaciuto per tutto ciò che è successo.La morale è che nel pop sono saltati i ruoli prefissati, dove la donna è sempre stata «the nigger of the world», come cantavano John Lennon e Yoko Ono. Nell’immaginario generale il salto è simbolico e piuttosto pesante. Non si parla e scrive che dell’ispirazione che Swift ha dato agli artisti, con la sua mossa della reincisione, che incoraggerà tanti a vigilare sulla proprietà delle opere.Dai difensori della controparte, si fa notare che l’artista ha chiesto aiuto ai fan nel fervore della battaglia, i social si sono scatenati e i numeri sono cresciuti. Braun e non solo hanno intanto continuato a ricevere messaggi non propriamente amichevoli, e hanno capito che i fan possono essere un patrimonio, tanto quanto il denaro.