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 2024  agosto 14 Mercoledì calendario

L’omicidio di Sharon, il compagno sentito come teste per 5 ore

BERGAMO Uno dopo l’altro, gli abitanti di via Castegnate a Terno d’Isola, nella Bergamasca, sono stati convocati dai carabinieri. Qualunque dettaglio sulla notte tra il 29 e il 30 luglio potrebbe rivelarsi prezioso per risolvere il giallo sull’omicidio di Sharon Verzeni, barista 33enne uccisa a coltellate in strada senza alcun apparente motivo. Mentre gli investigatori proseguono con la visione delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, i cittadini sono stati chiamati a ricostruire tutto ciò che ricordano di quella maledetta sera, quando la donna era uscita per una passeggiata prima di dormire come ultimamente faceva spesso su consiglio della dietologa. Ascoltato di nuovo, sempre nelle vesti di persona informata sui fatti, anche il compagno Sergio Ruocco che, a quanto accertato dalle indagini, al momento del delitto si trovava in casa, già a letto in attesa che la fidanzata rientrasse. La versione dell’uomo, acquisita una prima volta dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio subito dopo l’omicidio, era stata immediatamente confermata anche dagli impianti di videosorveglianza: dopo Sharon, nessuno era più uscito dalla loro abitazione in via Merelli. Ieri pomeriggio Sergio si è presentato in caserma accompagnato dal padre, il quale peraltro nei giorni scorsi aveva già ipotizzato che il figlio sarebbe stato sentito nuovamente. È stato sentito per 5 ore. Ogni ricordo, dettaglio o racconto potrebbe essere decisivo per dare una svolta alle indagini.I TESTIMONI A più di due settimane dall’omicidio, la speranza degli investigatori è che qualcuno possa aver visto o sentito qualcosa che consenta di risalire al misterioso killer. È ancora senza volto, infatti, la persona che poco prima dell’una di notte ha aggredito Sharon alle spalle, colpendola con tre coltellate. L’ultima, tra quelle fatali, è stata sferrata al torace, dopo che la 33enne è riuscita a voltarsi e a guardare in faccia il suo aggressore. Quando questo si è dato alla fuga, lei era ancora cosciente e ha fatto appena in tempo a chiamare il 112 per lanciare l’allarme: «Aiuto, sono stata accoltellata». Ma prima di poter dire qualsiasi altra cosa, si è accasciata a terra e ha perso i sensi. Tra le nuove testimonianze acquisite in questi giorni da investigatori e inquirenti, c’è anche quella della ragazza che per prima ha avvistato la vittima, forse proprio negli istanti in cui stava tentando di chiedere aiuto: subito dopo le coltellate, Sharon si reggeva ancora in piedi. Dell’aggressore, però, nemmeno l’ombra. Una versione che trova riscontro anche nel racconto della seconda persona che ha visto la 33enne quella notte prima dell’arrivo dei soccorsi: chiunque abbia colpito la donna con una tale violenza sembra essere sparito nel nulla subito dopo. Nel punto di via Castegnate in cui è stata assalita non ci sono telecamere e non si esclude che il killer lo sapesse e che abbia scelto di agire proprio in quel momento, sfruttando questo aspetto a suo favore. I carabinieri del Ros proseguono con l’analisi dei filmati della zona, ampliando il raggio temporale anche ai giorni precedenti, per verificare se siano stati immortalati movimenti sospetti o altri elementi che possano fornire maggiori risposte. TRACCE DI DNAI colleghi del Ris di Parma, intanto, sono al lavoro per individuare eventuali tracce di Dna lasciate dall’aggressore sul corpo e sugli indumenti della vittima. Il sequestro di un garage nella via del delitto, disposto dalla Procura bergamasca la settimana scorsa, si è rivelato completamente scollegato dall’indagine sull’omicidio di Sharon. All’interno del box era stata trovata una sorta di accampamento improvvisato con tanto di branda e inizialmente si era pensato che potesse trattarsi del rifugio dell’assassino. Nulla di tutto questo: all’interno ci dormiva un marocchino di 33 anni che è stato successivamente arrestato per possesso di cocaina e il coltello sporco di sangue rinvenuto nel garage è risultato essere stato utilizzato per tagliare del cibo. L’arma del delitto, infatti, pare scomparsa insieme alla persona che quella notte la impugnava. Tutti i cestini della spazzatura presenti nella zona erano stati esaminati accuratamente nei giorni successivi tanto che il sindaco aveva sospeso la raccolta differenziata, ma non era stato trovato nulla. Il compagno della vittima, idraulico di 38 anni, aveva raccontato alla stampa di aver saputo della morte di lei soltanto al pomeriggio del giorno seguente, dopo che nella notte i militari si erano presentati a casa sua. L’uomo era stato fatto spogliare per valutare la presenza di eventuali escoriazioni compatibili con un tentativo di difesa da parte della vittima, ma non era emerso nulla. Immediatamente era stato sentito e aveva raccontato di essere sempre rimasto a casa.