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 2024  agosto 14 Mercoledì calendario

La crisi riaccende il fronte di Suez Prezzi record per il trasporto delle merci

Un conflitto diventato ormai cronico, quello dello Yemen, alimentato dalla continua attività terroristica dei cosiddetti “ribelli” Houthi filoiraniani che governano parte del Paese e la capitale Sanaa e dallo scorso novembre hanno cominciato a bersagliare con droni e dare l’assalto coi barchini ai mercantili nel Mar Rosso all’altezza dello Stretto di Bab al Mandab, e a lanciare missili su Israele. Con conseguenze devastanti per l’economia della navigazione e il commercio marittimo mondiale, che per valore delle merci tocca nell’area il trilione (mille miliardi) di dollari l’anno. Ieri, la petroliera battente bandiera liberiana Delta Atlantica, gestita dalla Grecia, è stata attaccata tre volte in un solo giorno, l’ultima con un drone marino che all’urto è rimasto inesploso ed è stato poi neutralizzato da colpi d’arma della sicurezza a bordo. Il tutto a 180 chilometri dal porto Houthi di Hodeida, lo stesso colpito dai raid israeliani dopo che un missile dallo Yemen aveva raggiunto Tel Aviv, uccidendo una persona. Sempre ieri, l’Alto Commissario per i diritti umani Onu, Volker Türk, ha denunciato una irruzione negli uffici dell’organizzazione a Sanaa di miliziani Houthi che si sono appropriati di beni e documenti. Già lo scorso giugno quelle che l’Onu definisce “autorità di fatto” avevano arrestato 13 persone che lavoravano nella sede yemenita. I CONTRACCOLPIUn’analisi di Allianz Trade della scorsa primavera stima che il traffico di navi nella zona sia diminuito addirittura del 76 per cento, e in parallelo il volume delle spedizioni attorno al Capo di Buona Speranza, ovvero sulla ben più lunga rotta alternativa al Canale di Suez che richiede la circumnavigazione dell’Africa, si sia incrementato del 193 per cento. Il problema è che sono vertiginosamente saliti i costi delle spedizioni che passano attraverso Suez, le tariffe dei container sono aumentate del 177 per cento rispetto allo scorso novembre ed è diminuito del 14.2 per cento il fatturato delle imprese colpite dalla crisi del Mar Rosso negli ultimi 6 mesi rispetto allo stesso periodo del 2023. Penalizzato l’export Italia-Cina-Italia, che vale 154 miliardi di euro di scambi vitali per il nostro Paese. Ogni giorno da novembre, cioè a seguito del 7 ottobre, c’è stata un’azione di guerra. Lunedì per un drone della coalizione anti-Houthi anglo-americana che secondo al-Masirah, la Tv dei ribelli, ha raggiunto l’Isola di Kamaran. A dispetto di numerosi raid occidentali, e anche israeliani in risposta ai missili che sistematicamente gli Houthi lanciano a sostegno dei palestinesi di Hamas, la guerra continua e provoca, accanto a quella economica, una pesante crisi umanitaria denunciata proprio dalle Nazioni Unite. A esser colpito è pure il settore dei super-yacht. Bob Giles, imprenditore americano dell’automotive, ha appena dovuto rinunciare alla traversata del Norhavn explorer VivieRae II per un aggravio di 450mila euro dovuto perlopiù alle polizze assicurative. Il vice-ammiraglio George Wikoff, comandante della 5a Flotta Usa, ha sollevato in questi giorni l’allarme sulle catene di approvvigionamento degli Houthi in aggiunta a quelle garantite dal loro grande protettore, l’Iran di Khamenei. «C’è una forte attenzione in questo momento alle forniture che arrivano agli Houthi, e crediamo dice Wikoff in un’intervista a CSIS che non siano soltanto iraniane. Gli Houthi stanno diversificando. Si discute se possano diventare esportatori di tecnologia militare». Intanto, due terzi della popolazione dello Yemen, a causa della guerra, versa in condizioni precarie e ben 30 milioni di persone nella regione “sono alla fame”. Un altro monito lancia il Congresso americano nel suo ultimo rapporto, del 5 agosto, sullo Yemen. «Il vuoto di potere rafforza i gruppi terroristici basati nel Paese, dalle forze Qods iraniane agli Hezbollah libanesi».