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 2024  agosto 14 Mercoledì calendario

Vandali sbiancano il colore della pelle sul murale per Egonu


ROMA – Non potevano che scegliere il buio della notte per nascondere il proprio volto e la mano “armata” di una bomboletta spray. Il murale della street artist Laika, dedicato alla pallavolista italiana Paola Egonu, è stato imbrattato di rosa per coprire il colore della pelle dell’atleta medaglia d’oro alle Olimpiadi, ritratta mentre schiaccia un pallone con le scritte “Stop razzismo, odio, xenofobia, ignoranza”.
Anche queste sono state cancellate, insieme alla parola “italianità” che compariva sotto l’opera. Non solo un omaggio a Egonu e alla straordinaria impresa parigina, ma anche «uno schiaffo a tutti i cosiddetti “patrioti” che non accettano un’Italia multietnica, fatta di seconde generazioni, che non vuole lo Ius Soli», aveva detto Laika quando, solo due giorni fa, aveva realizzato il murale. Il messaggio era diretto anche all’europarlamentare della Lega, il generale Vannacci, che nei giorni scorsi ha di nuovo attaccato la pallavolista italiana per i suoi tratti somatici. Razzismo che alimenta razzismo.
È invece alla luce del sole, e con il sorriso stampato sul viso, che una donna si è messa a colorare con un pennarello nero il murale che si trova di fronte alla sede del Coni a Roma, cercando di ripristinarlo. Un modo per non arrendersi di fronte all’ignoranza che quell’opera, fosse rimasta colorata di rosa, avrebbe continuato a esprimere nel cuore della Capitale.
L’odio che ha mosso la mano del odei bombolettari, ha scosso il mondo della politica in maniera bipartisan. Ma si è sentito anche il silenzio, come quello della premier Giorgia Meloni e del ministro leghista Matteo Salvini.
A marcare la distanza dai leader alleati è stato il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani che oltre alla «solidarietà» nei confronti di Egonu, definita «il nostro orgoglio» ha espresso «il più totale sdegno per questo grave gesto di becero razzismo». Il ministro dello Sport Andrea Abodi si è rivolto direttamente alla pallavolista: «Cara Paola, il mio abbraccio vale ancor di più oggi». Anche diversi parlamentari di centrodestra si sono mobilitati per denunciare lo sfregio: rigorosamente forzisti e di Fratelli d’Italia, non della Lega. Con l’eccezione del governatore del Veneto Luca Zaia, intervenuto per chiedere che «si indaghi con celerità su questo episodio affinché i colpevoli, che si fanno forti dietro l’anonimato, siano individuati».
Egonu e il presidente condividono la residenza nella stessa regione e per questo Zaia ha definito la pallavolista «un’icona dello sport nazionale e motivo di grande orgoglio per tutto il Veneto». Guai a chi si permette di offenderla, il messaggio indiretto che è arrivato anche ai colleghi del Carroccio.
Di certo la vista del poster deturpato non ha demoralizzato Laika che con la sua arte sui muri fa politica a tutti gli effetti: tutti i suoi murales sono nel segno della lotta al razzismo e all’intolleranza che adesso «diventerà una guerra», ha detto mentre c’è chi la invita a rappresentare Egonu in ogni città. Si alza la voce della segretaria del Pd Elly Schlein: «Il razzismo fa schifo e va contrastato. Per noi chi nasce o cresce in Italia è italiana o italiano e continueremo a batterci per cambiare la legge sulla cittadinanza». Con lei si sono espressi anche parlamentari Pd e del M5s (ma non il presidente Giuseppe Conte), mentre il portavoce di Europa Verdi, Angelo Bonelli, ha voluto anche ringraziare «la mano fatata che ha ripristinato l’opera». Il tema del razzismo al centro del dibattito: il prefetto di Roma Lamberto Giannini ha annunciato che le partite del prossimo campionato di calcio potranno essere interrotte «per scongiurare l’esposizione di striscioni che incitino alla violenza ovvero riportino espressioni a sfondo discriminatorio nonché tutte le manifestazioni di razzismo e antisemitismo». Nel murale Egonu sta per schiacciare il pallone, buttandolo nell’altra metà del campo: allo stesso modo la parola orgoglio per rappresentare la pallavolista è rimbalzata da una parte all’altra degli schieramenti politici. A parte le già citate eccezioni nella destra. Chi ha imbrattato il poster, alla fine, è rimasto schiacciato anche lui. Dal suo stesso gesto.