il Giornale, 13 agosto 2024
Morire è brutto. Ad Agosto ancora di più
Agosto è il mese più dolce e più crudele dell’anno. Più dolce perché ad agosto le routine si spezzano, le regole non valgono più, chi ha un lavoro lo interrompe per almeno due settimane, i bambini giocano scalzi e liberi dagli impegni scolastici e sportivi, e sotto le stelle delle sue notti incantate tra gli adolescenti e gli adulti abbondano le cotte, le avventure estive e i nuovi amori. Più crudele perché sotto la calura di agosto nelle città restano solo i cani, i vecchi e i malati, due categorie quest’ultime alle quali sovente capita di morire, quando cadono una dopo l’altra come pere mature dall’albero della vita, fiaccate dal clima torrido, dalle patologie avanzate, e dall’abbandono di figli e nipoti partiti per i lidi di vacanza.
E morire in queste settimane è una vera iattura per chi decide di lasciare la vita terrena senza le coefore di famiglia che piangono e gemono attorno al letto pensando all’eredità, oppure una autentica fortuna, dipende dai punti di vista.
Essendo questo infatti il mese delle meritate ferie, dei viaggi, delle felicità effimere, delle tavolate serali all’aperto, delle stelle cadenti e dello splendore della luna, la maggioranza dei vacanzieri ha voglia di vivere appieno la vita senza sprecare un minuto, non vuole assolutamente sentir parlare di morte, di decessi o di tragiche dipartite, avvinti come sono nel divertimento forzato, tra il bisogno fisico e spirituale di benessere, con la perduta voluttà di annientarsi e confondersi nella sovrana armonia di madre natura, tra il respiro delle montagne o nella spuma rigenerante delle onde del mare. Per cui l’evento tragico di un decesso agostano di un familiare o di un amico, viene spesso vissuto come un fastidioso imprevisto, inopportuno e deprimente, che spezza la gaiezza delle giornate, quasi un insopportabile sinistro piombato a ciel sereno nel bel mezzo di un viaggio in barca programmato da mesi. Molte persone infatti non hanno nessuna intenzione di interrompere le vacanze per rimettersi giacca e cravatta, vestirsi di nero e partecipare ai funerali di una persona cara o di un conoscente, esequie spesso quasi sempre deserte durante le messe funerarie, cavandosela con un meme o un post sui social nel ricordo dell’adorato defunto, senza nemmeno le condoglianze di un necrologio sul Corriere, la cui pagina in queste settimane appare scarna e ristretta, in evidente contrasto rispetto al numero dei deceduti anche illustri passati a miglior vita, degni di almeno un saluto e un riconoscimento sul glorioso quotidiano.
Il fatto è che le morti di agosto non suscitano la stessa impressione, lo stesso sgomento, cordoglio o partecipazione di quelle che avvengono negli altri mesi più operativi, è come se il dolore di una perdita venisse diluito nella calura estiva, lo stupore della notizia della scomparsa viene presto evaporato e rapidamente dimenticato, senza sensi di colpa o coinvolgimenti emotivi, se non per pochi minuti, commentando il fatto mentre si è impegnati a spalmarsi di crema, arrostirsi al sole o attovagliarsi in allegra compagnia. In agosto inoltre, non sarebbe mai stato possibile celebrare un funerale solenne, partecipato e commovente, come quello che ha riempito all’inverosimile il Duomo e l’intera piazza di Milano del Presidente Silvio Berlusconi, perché per gli italiani le ferie sono sacre, sono agognati periodi di spensieratezza e di leggerezza che non possono essere disturbati od interrotti da cambi crudeli di prospettiva non programmati.
In questi giorni mi è capitato di frequentare un reparto di terapia intensiva di un grande ospedale romano, e sono rimasta sbigottita, durante l’unica ora permessa di visita ai parenti in coma nei letti, sedati e intubati, attaccati ai monitor e ai respiratori, e quasi tutti considerati pazienti terminali, dall’arrivo affannato dei familiari sudati e spettinati, acconciati in pantaloni corti, ciabatte e vestiti da spiaggia, irritati dalla tempistica inaspettata e precipitosa dell’evento patologico del proprio caro, o dalla crisi agonica sopraggiunta per complicanze incurabili, ma soprattutto erano accompagnati da un senso di fastidio per aver dovuto interrompere le vacanze, intraprendere un viaggio di rientro forzato per l’ultimo saluto prima che l’abbronzatura non fosse ancora consolidata al color beta carotene sulla loro pelle, lamentandosi, con gli occhi asciutti e il volto imperlato da gocce di sudore, del disagio personale causato dalla malattia del congiunto, il quale, e che diamine, avrebbe potuto scegliere un altro periodo per tirare le cuoia.
Eppure agosto viene celebrato in tutto il mondo come il mese della morte, perché nel giorno di Ferragosto la Chiesa cattolica ricorda e festeggia una trapasso eccellente, l’assunzione in cielo di Maria Vergine, anche se in realtà non si è mai saputo se la Madonna sia stata assunta da viva o da morta, da sana o da malata, visto che è stata portata in Paradiso sia con l’anima che con il corpo, e per lei è stata usata la formula acrobatica «finito il corso della sua vita terrena» continuando però a farla vivere miracolosamente ad occhi aperti, mani giunte e in preghiera, nella gloria celeste e nelle pienezza eterna della sua dimensione fisica e divina.
Ma siccome i comuni mortali non sono beati e nemmeno santi, chi muore nel mese di agosto non avrà mai la celebrazione della sua assunzione in cielo come forse avrebbe sperato, e anche le morti violente che accadono in questo mese, dagli schianti sulle strade, agli annegamenti, accoltellamenti, le cadute nei dirupi, i decessi sul lavoro, o i suicidi dentro e fuori dalle carceri, di ogni età e religione, racimolano un funerale scarno e frettoloso, senza lacrime, con i fiori appassiti dalle temperature roventi, e una breve notizia in cronaca sui quotidiani nazionali e locali, mentre negli altri mesi quegli stessi fogli avrebbero pubblicato pagine intere sull’accaduto, per far seguire ognuno dei casi ai propri lettori, per intere settimane, affascinandoli e avvicinandoli, con dovizie di particolari e commenti, al mistero ancora irrisolto della morte.
Quella stessa morte che nel mese di agosto invece, tra un piatto di spaghetti alle vongole, una fetta di anguria e un tuffo in mare, non ha la dignità, la solennità e soprattutto il rispetto ed il cordoglio che meriterebbe una vita che si spegne per sempre.