il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2024
A Milano va di moda sedare i cani
A Milano va di moda possedere un Kangal, grande molossoide di origine turca selezionato per aiutare i pastori nomadi a proteggere le greggi da lupi e orsi: non proprio adatto a vivere in appartamento come un barboncino. Provate a chiuderlo in 50 metri quadrati e come minimo svilupperà ansia e aggressività. “Molti si limitano a valutarne la bellezza, ma la scelta di un cane dovrebbe essere consapevole”, dice Alberto Perini, veterinario comportamentalista di Saronno (Varese). L’alternativa – se l’animale morde, si ribella al padrone o azzanna il portalettere – è la somministrazione di psicofarmaci. Benzodiazepine, antidepressivi. Per rasserenarlo e renderlo più mansueto. Per poi intervenire con una terapia comportamentale. Possibile? Sì, la pratica è sempre più diffusa. “Anche perché in Italia manca una cultura canina e non è previsto l’obbligo del patentino, rilasciato dopo un apposito corso, come avviene per esempio in Germania o in Svizzera”, spiega Perini. Cosa che contribuisce a spiegare anche l’escalation di aggressioni degli ultimi anni, soprattutto ai danni dei bambini.
Si prende un cane perché è in auge e poi magari si pretende di tenerlo sedato. “Il trattamento con gli psicofarmaci deve essere temporaneo – dice Carla Bernasconi, veterinaria di Milano –. E un bambino non dovrebbe mai essere lasciato solo con l’animale, anche se è il più buono del mondo e non ha mai dato segni di aggressività”. Pretendere che un Alaskan Malamute, selezionato per vivere in ambienti molto freddi e trainare carichi sulla neve si adatti a luoghi caldi equivale ad aspettarsi che gli uomini si muovano al trotto come i cavalli. E bisogna sapere che un border collie è un cane da lavoro (molto intelligente) che può sviluppare in contesti non adatti comportamenti ossessivo-compulsivi.
In Italia ci sono oltre 7 milioni di cani. E le preferenze si stanno orientando verso i molossi (pitbull a parte che non riscuotono più grande successo). “Esistono 400 razze ma la gente continua a scegliere senza sapere per quali scopi sono state selezionate”, avverte Rita Cerevico, addestratrice piemontese. “Poi ci sono tanti privati che procedono agli accoppiamenti senza valutare la selezione del carattere e magari abbandonano gli esemplari se non sono gestibili – dice Bernasconi –. Invece va sempre ricordato che il cane è un animale sociale, ha bisogno di riferimenti e continuità”.