il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2024
Vauro in volo. Viaggio surreale con Ita… e tutti i bagagli d tutti i passeggeri smarriti a Fiumicino
Cari colleghi, vi racconto questa mia esperienza surreale – ma persino drammatica per alcuni dei miei compagni di disavventura – accadutami domenica al rientro dalle vacanze. Che già rientrare dalle vacanze non è piacevole, figuriamoci con un ritardo del volo di quaranta minuti: era il volo Az1830 – da Lampedusa a Roma Fiumicino – di Ita Airways, la nostra gloriosa compagnia di bandiera, non una delle tanto vituperate low cost. Quaranta minuti di ritardo, ma pazienza: quello era stato messo, quasi, nel conto. La beffa è arrivata a Fiumicino, davanti al nastro, in attesa dei bagagli imbarcati: sul display è apparso il claim “volo atterrato” e dopo mezz’ora circa la scritta “consegna bagagli ultimata”. Peccato che non fosse comparso alcun bagaglio: capisco perdere una valigia o due, ma le valigie dell’intero aereo non mi era mai capitato. Sono riusciti a smarrire i bagagli di tutti i passeggeri. Incredibile, soprattutto, è che non ci sia stata alcuna comunicazione, se non quelle scritte errate sul monitor: nessun avviso tramite altoparlante né tanto meno spiegazioni da parte del personale della compagnia aerea, dell’aeroporto o del caposcalo, che avrebbe potuto – anzi, dovuto – incontrare i passeggeri per spiegare, almeno, i motivi del pasticcio. Molti, nel frattempo, perdevano le coincidenze: altri aerei o treni già prenotati e pagati… Passata un’altra ora e mezza, è sparita anche la scritta sul monitor: il volo è diventato fantasma. Con bagagli ovviamente fantasma.
Una passeggera, funzionaria di polizia, ha provato a chiedere spiegazioni, mettendosi personalmente in contatto con il caposcalo. Ma nulla, non c’è stato modo di carpire informazioni: ci ho provato anche io, dichiarandomi espressamente come giornalista, ma niente… Dopo due ore di attesa e silenzi, è riapparsa sul monitor la famigerata sigla “consegna ultimata” e dopo altri venti minuti sono arrivati finalmente i bagagli: più di due ore di ritardo in tutto. Peccato però che nel frattempo molti se ne fossero già andati, ormai certi di non rivedere più le valigie se non il giorno successivo.
Insomma, questa esperienza mi ha insegnato che è più facile raggiungere il papa che il caposcalo dell’aeroporto di Fiumicino.