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 2024  agosto 13 Martedì calendario

La fabbrica dei tormentoni


Proviamo a fare un ponte ardito di una sessantina d’anni. Tutto questo inferno dell’ossessione dei pezzi pensati e realizzati per deliziarci le orecchie mentre siamo in vacanza, comincia con dei versi tutto sommato pieni di grazia e poesia. Nico Fidenco era un signore educato, elegante, un’aria distinta e per bene. Se ne uscì nel 1961 e inventò senza volerlo, in giacca e cravatta, l’idea stessa della canzone “estiva” che, ricordiamolo, è una specialità esclusivamente italiana. Accadde per caso perché Fidenco il pezzo lo aveva presentato a Sanremo e non fu accettato, quindi non ci fu dolo, solo casualità per cui quel magnifico brano, una volta scartato, uscì in primavera e si trovò pronto per l’estate. Ma a conferma dell’innocenza del protagonista, c’è da notare che ha ben 30 secondi di introduzione prima di arrivare al fatidico e irresistibileti voglio cullare cullare... legandoti a un granello di sabbia.Oggi in quei trenta inaccettabili secondi si sarebbero consumati già numerosi crimini artistici. Insomma all’inizio l’estate non era ancora sinonimo canoro di abbronzature e balli di gruppo. Anzi, si poteva pensare alla stagione balneare perfino con un velo di malinconia. L’anno prima dell’impresa storica firmata da Fidenco, Bruno Martino aveva scritto e inciso una canzone di grande bellezza, intitolata semplicemente Estate, ma allora non c’era il timore dell’affollamento, anzi, è un pezzo delicato, discreto, ci dice che nel 1960 uno era libero di pensare all’estate con un filo di tristezza, altro che pinne e cavalloni, odio l’estate... cantava quasi presagendo disastri successivi. Lo stesso potremmo dire diAzzurro, massimo capolavoro della fabbrica italiana di canzoni, che non è propriamente un brano estiva, ma in fondo lo è perché in piena esplosione di conflitti sessantottini, raccontava la sponda cittadina, la confessione del marito rimasto in città sognando avventure esotiche e si ritrova a cercare leoni e baobab nel giardino di casa.Se proprio volessimo cercare un colpevole, reo confesso e reiterato, l’assassino perfetto, il killer seriale, potrebbe essere senza alcun dubbio Edoardo Vianello, il suo elenco di singoli estivi è impressionante, ha costruito un intero immaginario di assonanze, a abbronzatissima, pinne fucili e occhiali, peperoni, e poi balliamo l’hully gully, senza dimenticare che siamo i Watussi. Si sentiva talmente sicuro di sé che a un certo punto cercò di inventare anche il tormentone da vacanza invernale, Sul cucuzzolo, ma questa almeno non gli riuscì. In quegli anni incidere un 45 giri da spiaggia era diventato talmente usuale da spingere in quella direzione anche i più raffinati cantautori. Non dimentichiamo che una delle hit estive piùcelebrate di sempre èSapore di sale, pezzo impreziosito dall’arrangiamento di Ennio Morricone e dal solo di sax di Gato Barbieri, con Gino Paoli ispirato da una semplice uscita dall’acqua salata. I cantautori intorno al tema ci hanno girato spesso, con ironia, divertimento, ma anche con una certa responsabilità. Quando, passati gli anni Sessanta, passata la sbornia da jukebox e balli di gruppo, anche la canzone estiva andò a decadere, uno dei pochi a rinverdire l’idea, anche se con indiscussa nobiltà, va detto, fu Franco Battiato con la sua Summer on a solitary beach, che incantava facendo cantare nel ritornello:mare mare mare voglio annegare, portami lontano a naufragare.Altri hanno aggirato il problema proprio cantando di “mare”, più che di estate, qualche volta perfino d’inverno come nel gioiello Mare d’inverno di Enrico Ruggeri, o nel rimpianto di Luca Carboni che sì, al mare ci va, con una moto usata, ma buona, ma poi lei non la trova e conclude amaro: Mare mare mare cosa son venuto a fare se non ci sei tu.Ci son voluti gli anni Ottanta, anni di puro edonismo, per ripristinare più o meno stabilmente l’idea di una canzone costruita per il divertimento estivo. L’estate rimaneva il tempo e il luogo del piacere e quindi meritava un suo proprio mondo musicale. I colpi ben riusciti furono tanti ma sovrastati dall’invenzione dei Righeira, Vamos a la playa, “il” pezzo dell’estate per eccellenza. Se facessimo una classifica da votare, è probabile che ancora oggi arriverebbe in cima, o comunque tra i primi cinque. Poi arrivò il tempo dei balli, quasi tutti d’importazione, in alcuni casi con risultati esorbitanti, vedi laMacarena, e molti anni dopoDespacito, ma negli ultimi tempi come mai in passato, l’estate è diventata territorio di caccia, con alcuni specialisti imbattibili del genere tipo Boomdabash.Ma a dire il vero ormai al richiamo estivo non sfugge quasi più nessuno, visto che il mercato, appena chiusa la pagina di Sanremo, si concentra tutto sull’estate.La lingua di questi nuovi tormentoni è piuttosto cruda, va dritta allo scopo: summer season, prendo il sole a Naples, tu non devi mai paragonarmi a queste bitch, canta Anna e tenta addirittura un pezzo-nel-pezzo quando dice puta madre sono chiusa a fare questa hit, fuori fanno 30 gradi.In uno dei pezzi dominanti del periodo Tony Effe e Gaia si corteggiano a modo loro: Principessa della strada, mostrami la via della favela brasiliana, seh, metti tutto nella Prada, ti porto via con me in una villa a Copacabana. Di sicuro a nessuno oggi verrebbe in mente un’immagine assurda come quella di legare la propria amata a un granello di sabbia. Sciocchezze d’altri tempi, quando il mare era ancora salato e nel giardino di casa era possibile trovare un baobab.©RIPRODUZIONERISERVATAjAl topTony Effe e Gaia (nella foto) con la loro canzone Sesso e samba sono i protagonisti di questa estate musicale