La Stampa, 12 agosto 2024
Perché il caffè è così caro
Caffè salato, anzi salatissimo. E no, non è una nuova “ricetta” estiva, bensì una tendenza ormai consolidata nei mercati internazionali. Il costo della materia prima ha raggiunto picchi da record in questi mesi. Solo negli ultimi sei mesi, secondo Bloomberg Intelligence, il prezzo del caffè alla fonte è salito del 50%, e non solo nei Paesi sudamericani, bensì anche in quelli asiatici, come il Vietnam. I costi sul consumatore non sono immediati, ma si sentono a mano a mano che la filiera si muove. L’aumento medio degli ultimi tre anni è stato del 15% per la tazzina di caffè al bar, con nuovi aumenti previsti per la seconda parte dell’anno. Se oggi la media nazionale è di poco sotto quota 1,50, ben presto potrebbe toccare i 2 euro.
E insieme al caffè possiamo mettere anche il cacao e la vaniglia e diversi altri prodotti coltivati nel mondo che raggiungono le aziende europee e così contribuiscono all’inflazione. C’è un minimo comun denominatore nella crisi dei prezzi di queste materie prime, anzi almeno tre: la logistica e i trasporti oggi congestionati o fragili, l’incertezza geopolitica globale e infine il decisivo ruolo del cambiamento climatico. Un mercato che, solo per quanto riguarda l’Italia abituata al caffè al bar, vale circa 7 miliardi di euro l’anno, secondo le stime di Assoutenti.
I numeri
Partiamo dai numeri. Prendiamo il caffè e la qualità Robusta, tra le più usate: nella prima settimana di luglio ha toccato il picco di 4.597 dollari per tonnellata. Lo stesso periodo dell’anno scorso era a 2.600 dollari a tonnellata, a inizio 2020 appena 1.300. La curva dei prezzi del cacao ha raggiunto vette senza precedenti a marzo: per una tonnellata bisognava versare 9.900 dollari; quasi cinque volte di più rispetto a inizio 2020. Le quotazioni sono oggi scese a 7.700, ma sono comunque alte tre volte la media.
Il clima
Il cambiamento climatico influisce direttamente sulla coltivazione di questi prodotti. Il 2023 è stato l’anno più caldo da quando misuriamo con precisione le temperature e il 2024 è iniziato ancora più bollente. Caffè e cacao hanno bisogno di temperature precise per crescere, tassi di umidità stabili, piogge regolari. L’emergenza climatica invece porta eventi meteo estremi e imprevedibili. Nel 2021 le coltivazioni di caffè brasiliane, produttore numero uno al mondo, sono state colpite da improvvise gelate: non si verificavano dal 1944. In Messico, Colombia e Honduras l’umidità ha fatto tornare la “ruggine del caffè”, un fungo che devasta le coltivazioni. In Costa d’Avorio le ondate di calore di inizio anno oltre i 40 gradi hanno massacrato le piante di cacao: il caldo aumenta l’evaporazione e lascia le foglie secche, riducendo il tasso di produzione.
Le “strettoie” sulle rotte
Il clima è un moltiplicatore di crisi in un contesto già piuttosto instabile, soprattutto negli snodi logistici del trasporto marittimo internazionale. Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici stima che entro il 2030 gli incrementi di prezzi del commercio internazionale saranno di 34 miliardi di dollari in conseguenza degli impatti dei cambiamenti climatici in tre punti chiave del trasporto marittimo mondiale: il canale di Panama, quello di Suez e gli Stretti turchi. Sono veri e propri “chokepoints”, strettoie globali: Panama è congestionato a causa della siccità che ha ridotto gli spazi; Suez è bloccato ormai da mesi e costringe le grandi navi merci a ritardi e alla circumnavigazione dell’Africa. I costi delle rotte possono aumentare fino al 400% e i ritardi attestarsi tra i 10 e i 20 giorni.
I produttori
Una società che non nasconde il problema è Lavazza. Giuseppe Lavazza, presidente del gruppo made in Torino spiega che «la crescita dei prezzi del caffè come materia prima è prolungata, è una tendenza che sembra destinata a proseguire ancora a lungo».
Lavazza pone l’accento su un’altra criticità, la regolamentazione anti-deforestazione imposta dal Green Deal Ue: «Concordiamo tutti sulla bontà del principio. Nessuno che produce caffè vuole deforestare, ma in alcuni Paesi, come per esempio gli Stati fragili dell’Est Africa, è davvero impossibile raggiungere i requisiti burocratici imposti dalla legge».
Anche Daniele Ferrero, ad di Venchi, sottolinea le difficoltà burocratiche della legge europea anti-deforestazione. E specifica: «Il prezzo del cacao sale, ma ricompensa ancora poco il coltivatore. Le aziende del cioccolato hanno due modi per rispondere ai rincari: mantenere la qualità e la quantità di cacao e quindi aumentare i prezzi finali; oppure usarne meno e diluire la qualità del prodotto».
Il “Caso Italia"
Andrea Illy, numero uno dell’omonima società, vede fenomeni diversi in corso. «È in atto una speculazione, innescata da fattori climatici, che riguarda in generale le soft commodities. I mercati hanno preso coscienza dell’impatto del cambiamento climatico sulla produttività e del rischio di possibile scarsità di molti beni», dice. E non ritiene che si debba guardare con negatività ai prezzi del caffè al bancone. «Il prezzo della tazzina è assolutamente troppo basso». Illy sostiene che «in realtà, la cosa di cui ha veramente bisogno il caffè per rendersi più sostenibile sono prezzi più alti», afferma. «Facendo dei paralleli, un soft drink costa più del doppio di una tazzina di caffè senza un vero motivo, essendo un prodotto confezionato».
Gli effetti sul consumatore
I picchi registrati da inizio anno a oggi avranno effetti diretti sul consumatore finale. «Temiamo che i rialzi delle quotazioni del caffè possano portare nelle prossime settimane a incrementi dei prezzi sia per le consumazioni al bar sia per il caffè venduto nei supermercati – spiega il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso –. Anche pochi centesimi di aumento determinerebbero una stangata sulle tasche dei consumatori, considerato che in Italia vengono serviti nei locali pubblici circa 6 miliardi di caffè all’anno».
Se negli scorsi mesi il costo delle materie prime era stato in gran parte assorbito dalle aziende, ora potremmo attraversare un periodo di rincari sempre più visibili. A partire da questa estate, come ha verificato l’Unione nazionale consumatori (Unc). Sia per il caffè che i prodotti con cioccolato: «Nell’ultimo mese hanno toccato il loro picco con un incremento mensile notevole, che per il caffè è addirittura dell’1,7%», dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unc. Entro fine anno gli incrementi potrebbero salire ancora. Un ulteriore indizio? I giganti della finanza Morgan Stanley e Wells Fargo hanno rivisto al rialzo le stime dei prezzi delle materie prime per il 2025. —