la Repubblica, 12 agosto 2024
La faida dei pesciolini che infiamma Brooklyn
La guerra dei pesci rossi che divide Brooklyn, complice l’estate torrida e un idrante rotto: come in un film di Spike Lee. Per giorni una perdita ha allagato il marciapiede all’angolo fra Hancock Street e Tompkins Avenue, a Bedford–Stuyvesant (dove “Fá la cosa giusta” era ambientato) dove le brownstone vittoriane sono abitate per un tratto da afroamericani, per l’altro da ebrei ortodossi che per lo più si ignorano.
Un quartiere popolare che la gentrificazione sta già cambiando.
Proprio lo sgocciolamento incessante ha dato un’idea a Je-Quan Irving: «Perché non fare una cosa per la comunità e trasformare la pozza accidentale in una vasca urbana, con pesci rossi al suo interno?», ci dice. Agli amici del Bad Luck Bar l’idea è piaciuta. Hanno fatto una colletta e acquistato al vicino negozio di animali di Fulton Street 50 pesci rossi a 8 dollari l’uno. Mettendoli poi a nuotare nella buca di cemento per la gioia dell’intero vicinato. Una festa di quartiere, i cui scatti, pubblicati via social, hanno fatto il giro della città. Ma non tutti hanno considerato allegra la scena. L’animalista Emily Campbell, 29 anni, che vive nella più hipster Williamsburg, è rimasta pietrificata. Di acquari se ne intende: lavora in una fattoria acquaponica – dove, cioè, si usa acqua depurata – e sta sperimentando un metodo per pulire le vasche con gamberetti vivi. «L’inquinamento della strada e acqua non filtrata ucciderà le bestioline in poco tempo» ha arguito via social. «La vasca urbana è crudeltà sugli animali, sia pure involontaria». Ha voluto dunque “fare la cosa giusta”, almeno dal suo punto di vista. Prima provando a trattare: è andata a Hancock Street posto e ha discusso con gli amici di Irving presenti. «Ho spiegato che per conservare i pesci servono filtri e taniche più grandi. Ma nessuno è stato ricettivo» ha raccontato su Reddit. Spiegando pure il disagio di sembrare «la bianca arrogante arrivata da fuori a spiegare a un afroamericano come occuparsi del suo quartiere». Apriti cielo: quel post ha immediatamente diviso in fazioni e altri potenziali salvatori si sono fatti avanti. Con Max David, uno di questi, Campbell è entrata in azione. Piano semplice: armati di piccolereti da pesca, nella notte hanno fatto un rapido blitz. «Ne abbiamo salvati 25». Peccato che a “Bed-Stuy” non l’abbiano presa bene. Parole grosse sono volate soprattutto via social: si è parlato di razzismo, gentrificazione indecenza umana. La “liberazione” dei pesci, considerata furto: «Li abbiamo comprati usando i nostri soldi, guadagnati duramente. Li stavamo curando, gli davamo da mangiare eravamo siamo pronti ad aggiungere alghe e luci» si danna Irving. Anche perché i tentativi di salvataggio sono proseguiti tanto più che la legge sulla crudeltà verso gli animali a New York protegge pure i pesci rossi, dopo che nel 2006 Michael Garcia fu dichiarato colpevole di crudeltà aggravata, un reato grave, per aver schiacciato il pesce rosso del suo compagno sotto il piede. Ma nel quartiere, tanto rumore ha solo fatto ottenere più sostegno alla vasca, e si sono organizzate rond e in sua protezione. Fino a sabato. Proprio mentre Repubblica era lì, ci ha provato il comune a sedare la rissa mediatica: aggiustando l’idrante. Niente, si litiga ancora: gli animalisti vogliono i restanti pesci in adozione. Ma Irving e i suoi non mollano: «Faremo un acquario di quartiere», dicono. Spike Lee può battere il ciak.