la Repubblica, 12 agosto 2024
In spiaggia col Partito. Nella capitale estiva dove Xi ridisegna la società comunista. A Beidaihe, 300 km a est di Pechino, ogni anno in agosto la leadership si riunisce per elaborare le nuove linee politiche
BEIDAIHE – «No, lì no. Niente foto». Il ragazzino addetto alla sicurezza si piazza davanti alla fotocamera del telefonino per non farci scattare nulla. Lontano dalle orde di turisti cinesi e russi che ogni estate prendono d’assalto le spiagge di questa tranquilla cittadina che affaccia sul Golfo di Bohai, si scorgono su quel pezzo di costa in lontananza che è vietato fotografare un paio di grandi ville: ilbuen retiroestivo della nomenklatura comunista.
I sovietici se ne andavano a Yalta, i cinesi vengono a Beidaihe. Agosto, tempo di vacanze. Anche per il Partito. Vacanze di lavoro, però. L’evento non è ufficiale, ma è un segreto di Pulcinella ormai da settant’anni che la leadership sceglie di scappare dalla calura asfissiante di Pechino per rifugiarsi qui, a 300 chilometri dalla capitale, per almeno due settimane fino alla metà del mese: un conclave estivo, occasione per i funzionari di discutere, tramare, tessere strategie per poi decidere la linea da adottare e da far prendere alla Cina al rientro dalle spiagge.
Conversazioni tanto più difficili quest’anno, tra problemi economici e sociali che il Paese sta affrontando sotto la guida di Xi Jinping. Ogni estate vengono invitati esperti su un tema che il Partito considera cruciale: quello di questo 2024è “patriottismo e impegno per il futuro”. Ne servirà molto.
Hai voglia a far finta che qui non succeda nulla in questi giorni: già all’uscita dell’autostrada, semplici agenti e ufficiali della Pap, la polizia dell’esercito, sono schierati per controllare documenti e ispezionare i bagagliai di ogni macchina. Stessa scena che si ripete prima di avvicinarsi al centro città. Se poi sul passaporto c’è scritto che lavoro fai, le antenne si drizzano ancor di più. L’assenza dei leader da notiziari dei tg e la sicurezza massiccia sono un chiaro segno che il Partito ha dato il via qui alla sua annuale pausa estiva.
I massimi leader se ne stanno in complessi recintati e iperprotetti dove leggenda vuole che l’acqua del mare sia molto più pulita diquella color fanghiglia delle spiagge pubbliche. Poi ci sono ville, sanatori, hotel per i quadri del Partito e i dirigenti delle grandi industrie statali al livello un po’ più basso. Infine i semplici villeggianti non proprio la folla più alla moda per quanto riguarda l’ outfit da mare – alloggiati in pensioni più alla buona e che lottano per qualche centimetro di sabbia in più in queste spiagge dove per entrare bisogna passare i metal detector nemmeno fossimo in un aeroporto. La divisione degli spazi e le architetture qui ti fanno capire bene la piramide gerarchica.
Agenti pattugliano strade e bagnasciuga. Dopo esser stati fermati per una foto che era meglio non fare, la seconda volta l’interrogatorio dura 35 minuti, per aver osato chiedere a un ragazzo se sapesse che qui ci vengono in vacanza pure i leader della Cina. «Quella domanda lo ha messo a disagio», dice il poliziotto. «Per fare interviste dovete avere il permesso del ministero. E basta foto per piacere». Risultato: per il resto della giornata agenti in borghese ci seguono apiedi un po’ impacciati facendo finta di guardare il cielo. Nel vialone che porta al parco dalla cui sommità si vedono le ville che ospitano i leader si viene fermati ancora: «Non si può continuare».
Beidaihe, dove l’ultima dinastia dei Qing costruì il primo resort estivo per diplomatici, uomini d’affari e famiglie benestanti, è dal 1954 il ritrovo agostano del Pcc. La spiaggia preferita da Mao Zedong: sopra una delle colline che sovrasta la baia l’iscrizione rossa su una pietra ricorda che era da qui che “Mao amava guardare l’alba”. Un luogo di importanti decisioni e di misteri. Da qui il Grande Timoniere ordinò, nel ’58, di sparare 40mila colpi di artiglieria contro l’isola di Kinmen – avamposto dei nazionalisti rifugiatisi a Taiwan – che darà il via alla seconda crisi sullo Stretto. Qui venne ideato il Grande Balzo in avanti, che serviva a industrializzare la Cina e che provocò invece una terribile carestia. Nel ’71 Lin Biao – il designato successore di Mao – partì da qui con l’aereo che poi si schiantò nel deserto del Gobi in circostanze ancora misteriose.
Alcuni pechinologi affermano che le conversazioni in questa capitale estiva sono note per essere piuttosto franche, a volte conflittuali, per evitare poi disaccordi pubblici che potrebbero danneggiare la facciata di unità. Cosa riserveranno Xi e compagni ora? Tempo per rilassarsi in spiaggia di certo non ne hanno: sfide demografiche, un’economia da rilanciare stimolando i consumi, dispute commerciali, e non solo, con Usa e alleati.
Beidaihe è un mix di architetture, edifici con cupole simil-Cremlino per attirare turisti, soprattutto russi, viali alberati molto curati, tutto ordinato. «Vengo da Khabarovsk», ci dice un ragazzo mentrepasseggia sul lungomare. «Noi da Chita. Siamo venuti in treno, è comodo, qui ci vengono un sacco di russi da moltissimi anni», esclama in un inglese un po’ stentato un allegro cinquantenne con moglie e figlio al seguito davanti al palazzone tinta pastello che ospita un Kfc. «È bello, è il mare più vicino per noi». Alcune strade del centro non hanno nemmeno un’insegna in cinese, tutto in cirillico: ristoranti, hotel, negozietti di souvenir. Pure nei locali dove si mangia pesce locale si avventurano parecchi russi, paonazzi ed esausti dalla giornata di sole. Dentro, un arredo mistosovietico-cinese di un kitschparecchio spinto.
A fine giornata lo stesso poliziotto che ci ha fermato al mattino ci incrocia di nuovo e sorridendo chiede se abbiamo pranzato. Sempre col sorriso ci avverte di stare attenti, sta arrivando un temporale. Un modo gentile per dirci che è meglio se ce ne andiamo. Tre macchine ci seguono fino all’imbocco dell’autostrada. «Ci avete dato un bel da fare oggi». Togliamo il disturbo, mentre sulla spiaggia del Partito cala il sole. Una signora intona in riva al mare qualche nota di “Tempo nomade”, una canzone popolare: “Questa notte, con la luna e il vino, il desiderio va alla deriva come il vento tra le onde dell’erba. Con te al mio fianco che importa se mi ubriaco?”.