la Repubblica, 12 agosto 2024
Azzurre nell’Olimpo del volley. Battuti gli Usa 3-0, la Nazionale è campione ai Giochi per la prima volta
PARIGI – Sergio Mattarella è un presidente che di volley ne capisce, agli Europei di Roma aveva voluto salutare tutti gli azzurri uno per uno: da giorni aveva intuito che nel gruppo di Julio Velasco scorreva una linfa speciale. «Non ho perso una gara del loro torneo, ero certo che avrebbero vinto». Quando tutto è compiuto, la soddisfazione del presidente non ha niente a che vedere con la sorpresa, solo con la gratitudine: «Le ragazze sono state strepitose. Non ci sono parole per dire quanto siano state brave» dice al presidente del Coni Giovanni Malagò. Aggiungendoun invitoal Quirinale mentre lacrime, inno, feste, abbracci tra giocatrici, familiari, fidanzati seguono un volley sontuoso che non ha lasciato uno spiraglio in finale agli Stati Uniti, le campionesse in carica. Dopo aver perso un solo set in tutto il torneo, roba che nemmeno il Dream Team di Curry e James. In un attimo prende forma il miracolo di una squadra dotata di enorme talento, ma incapace di sfruttarlo pienamente fino a disgregarsi la scorsa estate, al punto che molte non si parlavano più. Poi è arrivato un 72enne nato in Argentina, italiano per meriti sportivi guadagnati quando molte di loro non erano nemmeno nate. «Ha aperto il vaso e fatto sprigionare tutto quel che noi avevamo dentro» scandisce Myriam Sylla, che canta “Olè Olè Olè” e fuori dal campo è esattamente com’è in campo: un ciclone.
È l’Olimpiade del Qui e ora,il mantra assorbito dalle giocatrici, che l’hanno fatto loro togliendolo a Velasco che l’aveva coniato. C’era tanta ruggine alle spalle: bastava rimuoverla. C’era rivalità tra Egonu e Antropova, imposta titolare la scorsa estate, appena completate le pratiche per la cittadinanza. Velasco ha deciso che Paola è titolare e la 21enne Kate riserva con ampio spazio nei cambi: le due ne sono uscite con un braccio assassino che non cala di intensità dalla zona dell’opposto. Poi c’erano le reiette, tagliate dalla Nazionale per ridurre al minimo le possibilità di fronda: è bastato richiamarle e dar loro compiti precisi. «Tante di noi che non c’erano l’anno scorso, come s’è visto qui, hanno meritato di giocare queste partite» concede Caterina Bosetti. «Eravamo una squadra fortissima da anni, purtroppo ci è sfuggito qualcosa. Questa Olimpiade ci ha mangiato a livello nervoso». Era fuori anche il miglior libero dei Giochi di Parigi, Monica “Moki” De Gennaro, ormai 37enne ma soprattutto “sorella maggiore” di Egonu nella visione del precedente ct Mazzanti:«Sono la più vecchia di tutte le altre» dice con un velo di timidezza, «non sapevo cosa aspettarmi, l’Italia era molto forte ma non ha mai superato i quarti. Stavolta ce la siamo goduta, senza pensare troppo a quel che verrà».
Dopo la vittoria hanno formato un cerchio, stringendosi in un abbraccio sul campo. Sylla e Danesi si sono scambiate la medaglia, «siamo amiche sin da piccole, ci vogliamobene» spiega Myriam, a cui Velasco ha tolto la fascia per darla proprio ad Anna. La centrale nata a Roncadelle, il paese dei campioni, e la schiacciatrice nata a Palermo da genitori ivoriani che l’hanno raggiunta appena papà Abdoulaye ha finito di lavorare. «Mia concittadina» la chiamò Mattarella che si prepara a ricevere Sylla insieme ad Alessia Orro, che girava a Parigi con la bandiera sarda, e Sarah Fahr, cresciuta all’Elba quando il padre tedesco, velista, ha deciso che l’Italia è il paese in cui vivere. Una squadra simbolo, mille colori e mille culture, ma soprattutto un gruppo di donne a cui Velasco ha parlato come un uomo che si lascia alle spalle la società in cui è nato: «Non cercavo una rivincita con voi, vi voglio autonome e autorevoli. Stiamo vivendo la rivoluzione silenziosa delle donne, se penso che Rita Levi Montalcini era l’unica studentessa all’Università di Torino, e oggi la maggioranza sono donne: questa è rivoluzione». Come quella che ha aiutato a realizzare lui, con un oro che ridefinisce un’epoca, e forse una società.